Il film di James Wan con Jason Momoa nei panni di Aquaman travolge lo spettatore come un’onda: la DC è pronta a ripartire con un nuovo entusiasmo
La DC suona la carica: dopo i risultati non brillanti di Justice League (che comunque a noi era piaciuto) decide di cambiare rotta e seguire una nuova via: simile a quella Marvel, ma non del tutto. Aquaman ha una sua forte identità e malgrado racchiuda tantissime influenze dal mondo fantasy più che da quello supereroistico, riesce a ritagliarsi uno spazio importante nel nuovo DC Universe che – probabilmente – ripartirà proprio da lui e Wonder Woman.
In questo film, che presenta una vera e propria origin story, assistiamo infatti al classico viaggio dell’eroe, che se in un primo momento rifugge dal ruolo che il destino sembra avergli affidato, alla fine sarà costretto ad accettarlo: per il bene di due popoli, certo. Ma soprattutto per le persone che ama.
C’erano molte perplessità intorno a questo film, è inutile negarlo: non solo Aquaman non ha il fascino di eroi come Superman, Batman e Wonder Woman, ma arrivava anche dopo una serie di film che avevano lasciato il pubblico dei cinecomics oltremodo perplesso. Eppure, grazie al talento di James Wan alla regia e al carisma di Jason Momoa, ci ritroviamo di fronte a una pellicola davvero sorprendente.
Il regista ha attinto a piene mani dall’immenso repertorio action/avventura degli anni 80 e 90, condensandolo in un film dal ritmo altissimo, che tiene incollato lo spettatore per oltre due ore, senza stancarlo mai. Inquadrature mozzafiato, inseguimenti gestiti su più livelli (incredibile la corsa sui tetti nella nostra Sicilia) e la voglia matta di stupire: Aquaman è una vera e propria festa, i cui elementi fantasy non fanno altro che esaltare un film di sano e puro intrattenimento.
Non credo di esagerare nel dire che forse in questo film vediamo alcune delle migliori scene di combattimento mai viste in un cinecomics: la gestione della scena è davvero ottima, per niente confusionaria e totalmente travolgente. Siamo lì, al centro della lotta anche noi.
Stiamo quindi parlando di un film perfetto, della pellicola che rivoluzionerà il genere supereroistico? Assolutamente no. La storia, per quanto ben gestita, è piuttosto prevedibile e in alcune scene forse si vede un po’ troppo l’uso del green screen. Non ci troviamo di fronte a un racconto chissà quanto profondo, ma a una storia lineare, che mette il senso dell’avventura al centro di tutto e punta a divertire proprio grazie a questo.
Gli autori hanno costruito intorno a Momoa un Aquaman moderno, forse più rozzo e meno cervellotico di quello dei fumetti (da sempre tormentato per non essere apprezzato pienamente né dalla superficie, né da Atlantide), ma che saprà conquistare tutti con i suoi modi di fare decisamente poco regali.
Veniamo ora a quello che solitamente è un tasto dolente nei cinecomics: il cattivo. In questo caso ce ne sono addirittura due: Re Orm, figlio naturale di Atlanna e fratello di Arthur, interpretato da Patrick Wilson e Black Manta, che ha il volto di Yahya Abdul-Mateen II: entrambi hanno motivazioni più che valide per odiare il nostro eroe. Gli autori del film hanno disegnato due buoni personaggi, molto diversi tra loro, seppur con la stessa complessità caratteriale di fondo. Verranno sicuramente esplorati meglio nel sequel, che – visto lo straordinario successo al botteghino – ci sentiamo di dare per scontato.
Splendida, sia come presenza che come interpretazione, la Mera di Amber Heard. Convincono anche i pezzi da 90: il premio Oscar Nicole Kidman nei panni di Atlanna, madre di Arthur, e Willem Dafoe in quelli di Vulko, Gran Visir di Atlantide. Forse quest’ultimo è stato troppo penalizzato dal minutaggio, avrebbe sicuramente meritato più spazio, ma capiamo bene l’esigenza narrativa. Una menzione speciale va anche alla colonna sonora, parte integrante delle scene più spettacolari e per nulla scontata.
La DC è ripartita dunque, e dopo alcuni passi falsi, forse ha trovato la sua via: divertimento dato dall’azione, più che dalle battutine fini a sé stesse. Si è avvicinata alla Marvel come atmosfere, ma mantiene una sua identità, meno oscura, più ricca di speranza.
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