No Surrender è una saga epica, a tratti persino grandiosa: l’obiettivo era riconquistare i lettori con storie dal sapore classico ma proiettate nel futuro: con Senza Tregua l’obiettivo è stato raggiunto
Il breve periodo ‘Legacy’, che ha coinvolto quasi tutte le testate Marvel, ha offerto saghe e run più o meno interessanti, talvolta necessarie per chiudere il cerchio intorno ad un personaggio, talvolta utili per anticipare quello che sarebbe stato -ed è- il nuovo rilancio della Casa delle Idee: il “Fresh Start”.
‘Legacy’, il cui significato può essere ricondotto a ‘eredità’, ‘retaggio’, ci ha proposto, su tutte, un’intensissima saga che ha coinvolto tutti -ma proprio tutti- gli Avengers.
Di Waid, Ewing e Zub, Avengers: No Surrender è di fatto l’ultima grande battaglia dei Vendicatori prima di passare sotto la gestione Aaron-McGuinness e, per questo motivo, vede riunirsi tutte le formazioni esistenti (forse anche troppe, ammettiamolo) per affrontare l’ultima minaccia che incombe sulla Terra.
Attraverso i pensieri didascalici dei vari personaggi coinvolti – espediente narrativo che ho trovato molto interessante e coinvolgente – apprendiamo che una serie di catastrofi naturali e un’atmosfera apocalittica fanno da incipit necessario per la chiamata alle armi degli Avengers (Falcon, la potente Thor, Ercole, Visione, Wasp, Spider-Man), della Squadra Unione (Rogue, Janet van Dyne, Dr. Voodoo, la Torcia, Bestia, Wonder Man, Sinapsi, Scarlet, Quicksilver), degli U.S. Avengers (Citizen V, Cannonball, l’Hulk Rosso, Enigma, Iron Patriot, Squirrel Girl), degli Occupy Avengers (Hawkeye e Red Wolf) e tutti gli altri non affiliati come Capitan Marvel, Black Panther, Fulmine, il sempre presente maggiordomo tuttofare Edwin Jarvis e la vecchia-nuova conoscenza Valerie Vector alias Voyager.
Durante i primi interventi, alcuni degli Avengers rimangono inspiegabilmente congelati mentre la Terra, davanti agli occhi di Cpt Marvel e della stazione Alpha Flight, scompare improvvisamente. Come se non bastasse, due squadre di combattenti alieni, l’Ordine Nero e la Legione Letale, si materializzano sul pianeta per darsele di santa ragione.
Con Jarvis ridotto in stato comatoso dopo un intervento, gli Avengers si riuniscono nel loro QG per studiare una strategia e coordinare tutti i gruppi, ma subiscono un attacco da parte di Proxima Media Nox e Gamma Corvi da cui si salvano solo grazie all’intervento di Voyager.
La donna, ricordata e celebrata da tutti come fondatrice e membro fondamentale degli Avengers (ma davvero? Ne siamo proprio sicuri? Qui gatta ci cova…) ha il potere di teletrasportare le persone e, per questo, sarà determinante nell’aiutare i vari gruppi a spostarsi da un luogo ad un altro.
In varie città della Terra, la battaglia tra l’Ordine Nero e la Legione Letale infuria e, intanto, cominciano a svelarsi i primi segreti dietro questa catastrofica situazione: la Terra è il campo di gioco di una partita tra il Gran Maestro En Dwi Gast e lo Sfidante, Antico con la stessa passione per la competizione del suo avversario, dimenticato ed esiliato dopo aver perso una partita e tornato ora per la rivincita. Le squadre in gioco sono appunto l’Ordine Nero, reclutato dallo Sfidante, e la Legione Letale assemblata da En Dwi Gast; i punti da conquistare sono i piramoidi elementali che fanno scomparire il giocatore che se ne impossessa mentre gli Avengers sono gli ostacoli del terreno, utilizzati per rendere più avvincente la partita.
(Attenzione: seguono spoiler)
Partita che s’inasprisce ancora di più quando i due giocatori calano i propri assi nella manica: lo Sfidante getta sul terreno di gioco un redivivo Hulk mentre il Gran Maestro rivela che Voyager non solo si è infiltrata tra le fila dei Vendicatori, alterandone i ricordi affinché si fidassero di lei (quindi tranqulli: non avevamo avuto un buco di memoria collettivo!), ma è anche sua figlia, Va Nee Gast.
Per gli altri particolari vi consiglio vivamente la lettura della saga, su Avengers #100-#104 (Panini Comics)
Lo Sfidante, sentendosi tradito, scenderà in prima persona sulla Terra per affrontare gli Avengers.
Ed è a questo punto che leggeremo concretamente qual era lo scopo di Legacy: Voyager, profondamente pentita e ferita dal padre, decide di schierarsi con gli Avengers perché ispirata dalla loro forza di volontà, tenacia, spirito di sacrificio; qualità che li hanno sempre contraddistinti dai cattivi, spingendoli ad affrontare esseri dal potere superiore, sproporzionato, uscendone molto spesso da vincitori.
È ciò che spinge anche noi lettori a seguire le avventure dei nostri eroi preferiti, attraverso i vari anni, attraverso le varie gestioni (che forse, soprattutto negli ultimi tempi, non ci sono piaciute), attraverso i cambiamenti di ogni eroe ma sempre fermamente convinti che, nonostante conclusioni e nuovi inizi continui e repentini, «gli Avengers non sono solo eroi. Sono un’idea. La promessa che gli abitanti della Terra saranno sempre protetti da chi ha un cuore forte e saldo» (citazione finale di Jarvis, che intanto si è ripreso).
Perché ciò che facciamo, ciò che lasciamo fa di noi quello che siamo.