Per festeggiare i sessant’anni degli Avengers e degli X-Men, Lucca Comics & Games 2023 ha ospitato un interessante panel che celebra i due fantastici supergruppi Marvel. Noi eravamo lì e ora vi raccontiamo tutto
Doppio compleanno in casa Marvel: sessant’anni fa, infatti, gli Avengers e gli X-Men facevano la loro comparsa sugli scaffali americani. Da allora, le loro storie hanno regalato emozioni, ospitato incredibili avventure, trasmesso importanti messaggi e presentato ai lettori di tutto il mondo personaggi indimenticabili.
Per celebrare i supereroi che ci hanno accompagnato – e continuano a farlo – Lucca Comics & Games 2023 ha organizzato un evento speciale al Teatro del Giglio in cui non sono mancate la musica dal vivo, i cosplay e il trailer di The Marvels, 33esimo film del Marvel Cinematic Universe.
Sapientemente coordinati da Marco Rizzo, gli esperti Douglas Wolk (autore diEroi, mutanti, mostri e meraviglie, Utet) e Mara Famularo (firma di Fumettologica.it), le super star della matita Stefano Caselli (che ha disegnato importanti cicli sia di Avengers che di X-Men), Elena Casagrande (premio Eisner con Black Widow) e Simone Bianchi (illustratore di fantastiche storie e copertine Marvel), insieme all’Editor in Chief C.B. Cebulski hanno raccontato dei propri trascorsi con i supereroi di casa Marvel, e non sono di certo mancate le sorprese.
I primi a salire sul palco sono stati Douglas Wolk e Mara Famularo, con cui la conversazione si è concentrata sui mutanti X-Men. Wolk, in particolare, ha letto tutto quanto prodotto dagli inizi ad oggi e, interrogato sulla crescita esponenziale delle vendite tra il 1978 al 1987, ha commentato:
«Gli X-Men sono gli svantaggiati, i reietti, quelli che vengono discriminati; in quegli anni Chris Claremont e i suoi collaboratori li hanno portati alla vita in modo incredibile, e da lì la tradizione è semplicemente continuata.»
Famularo ha invece elaborato un interessante parallelismo tra la cultura giapponese e quella occidentale, utilizzando in particolare due personaggi: Wolverine e Tempesta. Il primo incarna perfettamente il ronin, il samurai senza padrone che non ha una sua collocazione definita, ma vive da outsider rispettando solo il proprio codice d’onore; Tempesta, invece, pur avendo origini keniote, fa pensare ai draghi della tradizione giapponese shintoista per il suo potere di controllare gli elementi.
Dopo un intermezzo musicale – la sigla degli Avengers, realizzata dalla piccola orchestra presente in teatro – e il trailer di The Marvels (potete trovare la nostra recensione qui) è stata la volta di Stefano Caselli ed Elena Casagrande. Caselli ha disegnato per Marvel varie storie degli Avengers e di Spider-Man, mentre Casagrande è reduce dal New York Comicon a cui ha partecipato con gli Stormbreakers, il gruppo di 8 disegnatori che Marvel seleziona tra i migliori del mondo per un progetto di due anni. I due hanno parlato delle difficoltà che comporta approcciarsi a personaggi del genere, mantenendo le tempistiche pressanti degli USA e senza tradirne l’anima, immaginando addirittura – come ha specificato Caselli – il modo in cui quel personaggio cammina, si muove, sta nel mondo.
Un altro intermezzo musicale – stavolta il tema è quello del cartoon X-Men degli anni ’90 – e finalmente il palco accoglie loro: Simone Bianchi, autore di copertine iconiche per Marvel, oltre che per gli Smashing Pumpkins, Bonelli, Caparezza e molti altri, e C.B. Cebulski, Editor in Chief di Marvel e simpaticissimo pazzo squinternato.
Vi basti pensare che il buon Cebulski, con indosso una meravigliosa camicia piena di cocco-Loki (la versione coccodrillo del dio, come visto nella serie su Disney+), ha salutato tutti salendo sul palco, dividendo il pubblico in due e chiedendo a ciascuna metà di ripetere una parte del motto “AVENGERS ASSEMBLE”. Quando il pubblico, dopo un paio di tentativi, ha finalmente raggiunto il volume desiderato, Cebulski si è strappato la camicia per rivelare al di sotto una maglietta con il logo degli Avengers. Se non è epico questo, non so cosa lo sia.
I due, prima di svelare le meravigliose copertine di Simone Bianchi per il 60° compleanno dei due gruppi, hanno attraversato la storia dei fumetti Marvel, e con quella la storia di molte generazioni di appassionati.
Sulla formula per il successo, Cebulski risponde prontamente:
«Se conoscessimo la ricetta per il successo, saremmo tutti ricchissimi. Una cosa però è certa: capire i supereroi è fondamentalmente capire la natura umana; perché sì, possiamo parlare di Spider-Man, di Capitan America, di Iron Man, ma alla fine quello che ci interessa sono Peter Parker, Steve Rogers, Tony Stark, le persone dietro al costume. I personaggi non possono essere perfetti, tutti devono avere dei difetti perché nessuno è perfetto: per Tony Stark è il cuore, per Daredevil è la vista, e così via. La questione non è mai essere perfetti: è essere veri, essere qualcuno in cui ci si possa immedesimare.»
Sulle rappresentazioni dei personaggi e sulle diverse inquadrature (epica per gli Avengers e perturbante per gli X-Men), Bianchi ha commentato:
«Noi in realtà rappresentiamo una mitologia 3.0; da questo punto di vista, sicuramente gli Avengers hanno degli aspetti mitologici più evidenti. Non a caso, il genio che è stato Stan Lee ha trasportato la mitologia norrena, un mito religioso, all’interno dell’universo Marvel. Questo chiaramente si riflette sull’aspetto grafico: se per gli Avengers ha senso che ci sia una rappresentazione pittorico-rinascimentale o mitologica, gli X-Men, più simili ai figli dei fiori per il punto di rottura che rappresentano, per la rivoluzione razziale e per la lotta per l’integrazione, hanno meno bisogno di una rappresentazione di quel tipo.»
Il culmine di questa piacevole ora di conversazione (escludendo il momento spogliarello raccontato sopra) è stato senz’altro quando il discorso è finito sui fumetti da consigliare a un lettore novizio. In merito, Cebulski ha detto:
«Alla Marvel teniamo sempre in considerazione che qualunque fumetto potrebbe essere il primo, per qualcuno, quindi dev’essere facilmente accessibile, a prescindere dal punto della storia in cui ci troviamo. E ognuno può ritrovarsi in uno dei personaggi. Per molti, nei primi anni, è stato Peter Parker: era il classico ragazzo delle superiori che veniva preso in giro, ci si poteva facilmente immedesimare. Aveva i problemi che alle superiori hanno tutti. Ma per me, no: il personaggio che mi ha portato nel mondo Marvel, nello specifico degli X-Men, è stato Kitty Pride. Se dovessi consigliare a qualcuno da dove cominciare, direi di cercare tra le storie in cui si unisce agli X-Men e di lasciarsi guidare da lei. In particolare, la sua relazione con Wolverine riesce a spiegare sia l’odio che l’amore che i supereroi sono capaci di provare.
Per gli Avengers, invece, suggerisco qualunque cosa di George Perez (qui è partito un applauso scrosciante dal pubblico, ndr), che per me è stato l’artista che col suo tratto, umile e coi piedi per terra, riesce davvero a portare le persone “dentro” gli Avengers e le loro interazioni.»
Il panel ha ancora una volta ricordato come basti una “piccola” Kitty Pride ad aprire una porta che non sapevamo esistesse. In fondo, i fumetti, tutti i fumetti, sono una finestra verso altri mondi; un superpotere che, come quello di Kitty, permette di attraversare la materia e fuggire da realtà spiacevoli; un modo per affrontare i propri demoni e i propri difetti, sapendo che non siamo soli, e che là fuori ci sono altri come noi. A Lucca, per un’ora, ci siamo riuniti tutti per spegnere 120 candeline virtuali – sia mai si mischino le torte! – , e onorare quei personaggi che, a modo loro, ci hanno insegnato a vivere e a crescere, ricordandoci che, oltre le nostre mutazioni e debolezze, siamo fatti tutti della stessa materia.