BoJack Horseman ci porta di nuovo in profondità con la quinta stagione della serie, tra apparenze e scontri con la realtà si riconferma uno dei migliori prodotti in streaming su Netflix
È dal 14 settembre che la quinta stagione di BoJack Horseman è disponibile su Netflix, e io l’ho vista subito, ma solo ora sono qui a scrivere qualcosa su questo nuovo capitolo della serie. Perché come sempre, o forse stavolta ancora di più, BoJack è riuscito a mostrarci qualcosa che va elaborato, che richiede il suo tempo per essere compreso appieno e metabolizzato.
La prima impressione, una volta superato quel brivido d’inquietudine che mi percorreva la schiena, è che questa sia stata una stagione che voleva fare il punto della situazione. Non per tutti i personaggi, ma sicuramente per il più incasinato di loro: proprio BoJack. Sono passati ormai cinque anni da quando ha cominciato a descriverci la vita come “un lunghissimo calcio tirato nell’uretra” e man mano abbiamo visto la costellazione di trappole mentali delle quali, consapevolmente o meno, lui stesso aveva cosparso la sua vita. Il punto della situazione ormai non serviva solo a BoJack come personaggio, ma probabilmente alla serie stessa, che poggiandosi ancora una volta sulle stesse tematiche riesce in questo modo a fare comunque un balzo avanti.
Lo spunto principale è la serie nella serie, Philbert, in cui BoJack veste i panni del protagonista, palesemente simile a lui sotto un’infinità di aspetti. Si viene man mano a creare un parallelo tra il set e la vita reale, che viene esasperato fino ad arrivare ad un vero e proprio miscuglio delle due, che raggiunge il suo apice nell’undicesimo episodio. Vediamo BoJack costretto a ripercorrere gli errori e i traumi passati, a fare i conti con i sensi di colpa e le verità che gli sbatteranno in faccia ciò che è stato, ciò che è e ciò che potrebbe diventare se continuerà a percorrere sempre la stessa strada.
Il confronto col passato occupa una grande fetta della stagione, come anche della serie fin dall’inizio, ma ora c’è una differenza. Per quanto anche in passato si potesse cogliere la consapevolezza di ciò che in lui c’è di sbagliato e il desiderio nascosto di essere migliore, stavolta l’annegamento nella classica amarezza alla BoJack lo porterà a scrollarsi di dosso tutta una serie di bugie e, probabilmente, di protezioni fabbricate da lui stesso. Una presa di posizione forse più credibile.
Il fulcro di questa evoluzione è senza dubbio “Free Churro”, il sesto episodio, già diventato il simbolo della stagione se non dell’intera serie. Subito acclamato da milioni di fan, l’episodio è interamente costituito da un monologo, meraviglioso e struggente, in cui BoJack passando attraverso aneddoti e ricordi, riesce a trasmetterci la sensazione di chiusura di una fase della propria vita. L’attaccamento ad una speranza, seppur nascosta, che ora viene a mancare, porta al crollo dei castelli di carta costruiti sostanzialmente per evitare il rischio del cambiamento.
Come dicevo prima, questa sensazione di venire a patti con la realtà caratterizza in generale tutta la stagione e con essa i personaggi principali. Tra loro è probabilmente Diane ad acquisire più spazio rispetto al passato, reduce dalla rottura con Mr. Peanutbutter che abbiamo visto nel finale della quarta stagione, subisce un percorso di conoscenza interiore e, tra viaggi e cambiamenti di look e stile di vita, assume un ruolo ancora più incisivo. Evidente sopra ogni cosa è la parte che gioca nella presa di coscienza di BoJack e nella gestione dei rapporti di Mr.Peanutbutter.
Un cambiamento di rotta lo vediamo anche in Princess Carolyn, instancabile donna in carriera che ora mette in dubbio le sue priorità e investe tutte le sue energie nel raggiungimento della maternità, della quale comprendiamo il desiderio attraverso flashback del suo passato; in Mr.Peanutbutter e nella consapevolezza di un qualche lato sbagliato della sua vita, di cui per la prima volta si rende capace; nonché in Todd e nel suo strano percorso di conoscenza della sua asessualità e del suo lato affettivo.
Non meno geniali rispetto al passato sono anche i richiami all’attualità. La satira nei confronti dello show business e della vita di plastica hollywoodiana continua ad essere dura ed esplicita, più o meno esasperata, andando da un robot sessuale palesemente inadatto alla scalata di potere, fino alla scelta di mascherare un abuso per il bene della carriera. In questo caso forte è il richiamo agli scandali sessuali che hanno travolto il mondo di Hollywood negli ultimi anni e alla facilità con la quale è possibile creare una realtà di facciata che sia prevedibile, rassicurante e funzionale.
Questa stagione di Bojack Horseman perciò, pur poggiando più o meno sulle stesse basi, è riuscita a creare ancora qualcosa di nuovo, di profondo e di brutalmente sincero. Ci dà la conferma che questa serie è senza dubbio una delle migliori novità degli ultimi anni e, grazie al finale, anche la curiosità di continuare a guardarla.
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