Alice Berti ha scritto una graphic novel intensa, appassionante: parla di violenze, abusi, ma sopratutto giustizia: si chiama Calipso, ed è pubblicata da Bao Publishing. Noi abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’Autrice, che ci ha raccontato tutti i retroscena del suo ultimo (in ordine di tempo) lavoro
Calipso è l’ultimo fumetto di Alice Berti edito da Bao Publishing, che torna con una complessa spy-story, che vede come protagonista l’agente Calipso. Lei accetta malamente gli ordini dei suoi superiori, perché vorrebbe prendere in mano la situazione e salvare davvero le donne vittime di abusi e violenze, senza consegnarli più alla giustizia a cui ormai non crede più. Ne abbiamo parlato con l’autrice che ci ha raccontato tutti i retroscena sul suo ultimo lavoro.
Calipso è il tuo secondo fumetto, una narrazione più matura di amore, spionaggio, ma soprattutto di conoscenza e percezione di se stess*. Da dove nasce l’idea per questa storia?
Ogni volta che scrivo un libro, le idee vengono da tante ispirazioni diverse che messe assieme risultano in quella che è la storia finale. Per Calipso è partito tutto dal video di Love your body di Christina Aguilera che ho visto per caso su YouTube, in cui lei seduce uomini per ucciderli nelle maniere più disparate. Il video è visivamente molto bello e pensavo che mi sarebbe
piaciuto creare un personaggio come quello, così è nata Calipso. In seguito ho cercato di veicolare messaggi a me cari usando la storia e gli altri personaggi.
Come mai hai deciso di ambientare il fumetto a Roma?
Volevo degli sfondi maestosi, interessanti e poetici che mi divertissi a disegnare, ma anche perché è una città in cui ho passato molto tempo, mi piace raccontare posti in cui sono stata. Roma è anche una città complessa e piena di contraddizioni: bellissima ma difficile, un po’ come la mia protagonista. Sembravano in qualche modo legate!È molto interessante il tema che emerge in alcune riflessioni che fa Calipso sul dover etichettare e dare un nome sempre a tutte le cose, anche alle sensazioni e al nostro modo di percepire e vivere la sessualità. Calipso a un certo punto si scontra con l’asessualità. Come mai in un mondo del futuro che cerca in tutti i modi di livellare le differenze di genere che vede Calipso coinvolta in prima persona in questa lotta, lei non sa cosa sia l’asessualità? È sicuramente un orientamento sessuale che risulta, in molti casi difficile da comprendere e anche poco conosciuto oggi e che hai mostrato come possa essere anche causa di discriminazione, come mai hai deciso di parlarne?
Calipso in realtà non comprende subito l’asessualità di Alessandro sia perché non è abituata all’idea (dato anche il lavoro che fa), sia perché è sempre concentrata su se stessa e fa inizialmente un po’ fatica ad aprirsi agli altri. Alessandro, nonostante la loro incomunicabilità, la aiuterà molto a far chiarezza con se stessa e a capire che le persone possono essere diverse da lei. Semplicemente non si era mai posta il problema fino a quando non ci si è scontrata. Questo è anche uno dei motivi per cui ho deciso di inserirlo come tema nel libro: non solo aiuta a capire meglio il personaggio di Calipso e veicolare altri temi – come per esempio la mascolinità tossica, per antitesi con altri uomini della storia – ma volevo che anche il lettore potesse veder rappresentato qualcosa che magari non conosce, proprio come succede alla protagonista.
L’azienda per cui lavora Calipso è la WHH, una società segreta che si occupa di prendere provvedimenti contro le violenze di genere, nata a seguito di battaglie e lotte portate dalle donne in piazza. Questa organizzazione può esistere davvero in un futuro? Quali sono invece le lotte che auspichi possano accadere, per smuovere la collettività?
Quello che fa Calipso è moralmente sbagliato, e lo fa in conseguenza al funzionamento sbagliato della WHH, l’associazione segreta per cui lavora. Ma il mio obbiettivo era quello di portare il lettore a una riflessione: perché è costretta ad arrivare a tanto? E la risposta è che purtroppo i personaggi di questa storia arrivano a compiere determinate azioni perché
non hanno alternativa. Perché forse, se il sistema della WHH, dei servizi segreti o banalmente anche solo della polizia (nel mondo di Calipso, ma forse anche nella realtà?) aiutassero davvero e in maniera pratica le persone che sporgono denuncia per violenza, magari Calipso non avrebbe dovuto fare quello che ha fatto. Insomma, alla fine è un po’ uno specchio
di quella che è la nostra società, ovviamente in maniera più fantasiosa. Io mi auguro sempre che il sistema possa migliorare per dare più importanza a denunce di genere e che si smetta di incolpare le vittime e cominciare a constatare che forse la colpa è più di una visione del mondo sbagliata, per cui dobbiamo educare le persone al consenso e a demolire idee come
l’oggettificazione della donna. E la cultura pop, i film, i libri, i fumetti, questo potere lo hanno sicuramente. Calipso è nato dalla necessità di raccontare una realtà ancora troppo complessa e difficile che dobbiamo assolutamente cambiare tutti insieme, indipendentemente dal nostro genere od orientamento sessuale. Il potere della cultura è davvero enorme!
Neon Brothers, il tuo primo fumetto, parlava di amicizia, di gruppo, del sentirsi coinvolt* in qualcosa, con tante mazzate (che ci sono anche in Calipso), ma con questo nuovo fumetto hai sicuramente fatto un salto, parlando di tematiche critiche che coinvolgono la nostra società. I tuoi fumetti mostrano una tua crescita, sia a livello narrativo che stilistico, una nuova consapevolezza e la volontà di voler dire le cose in modo meno filtrato. Quanto sei cambiata e cosa è cambiato di più dall’uscita del tuo primo fumetto a oggi?
Hai detto bene: ho sempre più voglia di raccontare le cose con meno filtri, perché sono stanca di fingere che vada tutto bene. Anche Neon Brothers in realtà aveva già questi elementi: i disegni e i colori sono un po’ rozzi apposta, perché anche la storia è un po’ “punk” e mostra la parte più difficile del mondo in cui è ambientato. Lo stesso vale per Calipso: è rifinito nel tratto e nel colore perché la storia lo richiedeva, ma desidero sempre che i miei disegni rimangano un po’ fastidiosi e “sporchi”, dai
tratti imprecisi, perché penso che faccia parte di ciò che voglio mostrare andando più in profondità nella storia: lo sporco che si insidia sotto le unghie tirate a lucido con uno smalto dai colori pastello.
Calipso in tante occasioni ascolta musica, qual è stata la colonna sonora che ti ha accompagnato durante la stesura del fumetto?
Di solito realizzo una playlist su spotify per ogni storia che scrivo: utilizzo canzoni che mi danno le “vibes” giuste per quello che sto raccontando: non importa che il testo della canzone non coincida con ciò che sto scrivendo, mi piace che la melodia abbia qualcosa che rimandi all’estetica con cui sto lavorando.
Una tua grande passione (che condividiamo) è la Corea, che appare anche in Calipso. Vedremo qualche tuo lavoro ambientato interamente in Corea prima o poi?
Ci sto già lavorando, in realtà! La Corea è un paese che mi affascina tantissimo, è pieno di contraddizioni, di storia, di arte… Vedo che c’è sempre una visione generale ancora troppo legata alla cultura pop, al kpop, ai kdrama, e non si parla mai tanto del resto. Io ho voglia di raccontare cose che vanno oltre questo, e far capire a chi legge perché provo un amore così forte per questo paese. Nel prossimo libro a cui sto lavorando non sarà uno dei luoghi principali in cui si svolgono le azioni, ma è un
paese che mi aiuterà a veicolare molto bene i temi di cui tratterò!
Su Instagram stai producendo moltissimo, lasciandoci intravedere qualche disegno sulla tua prossima storia: quali sono i tuoi progetti futuri?
Come dicevo, ora ho questo libro in cantiere, per il quale andrò fisicamente a Seoul a marzo 2023! Mi piacerebbe poter produrre anche un diario di viaggio per portare virtualmente i lettori insieme a me; ma penso che vedrò sul momento se ci riuscirò o meno. Ho un’agenda strettissima: un mese sembra tanto ma ho paura passerà velocissimo!
Ringrazio moltissimo Alice per il tempo che ci ha dedicato e per la chiacchierata, ricchissima di spunti e di riflessioni.
Alice Berti nasce nel 1996 a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza: dopo il diploma in grafica pubblicitaria nel 2015 si avvicina al fumetto e all’illustrazione grazie al magazine indipendente NuName di Nupress; nel 2017 pubblica il graphic novel Arabelle & Pica edito da Upper Comics, e lavora come storyboard artist per il film Finché c’è prosecco c’è speranza diretto da Antonio Padovan e con Giuseppe Battiston. Nel 2019 partecipa alla residenza artistica “Diciottocchi” di Lago Film Festival, illustrando una delle locandine del “Premio Sonego”. Nello stesso anno illustra il singolo “Bicicletta Intergalattica” dell’album “La super luna di Drone Kong”, progetto musicale di Fabrizio Nikki Lavoro di Radio Deejay.
Nel 2020 esce il suo primo graphic novel, Neon Brothers, edito da BAO Publishing.