Tra tutte le biondine nella storia dei cartoni, indubbiamente Candy Candy (Candice White) è la più nota. La “signorina tutte-lentiggini” potrebbe essere la più sfortunata tra tra i vari orfani che imperversavano nei cartoon degli anni ‘80 e a noi femminucce ha fatto sentire il cuore in gola non poche volte.
Il messaggio di non abbandonare la speranza viene trasmesso forte e chiaro, eppure penso che dietro quel sorriso e quel volto ingenuo, se avessimo donato a Candy un lanciafiamme, avrebbe fatto una strage alla casa di Pony, in Scozia, a Londra e pure a Chicago! Vittima dei più spietati piani sovversivi che avrebbero messo al tappeto qualsiasi essere umano, riesce a soddisfare la sua sindrome da crocerossina e incontrare il suo benefattore. Ma voi siete sicuri che la storia di tutte quelle lentiggini finisca così? Ho voluto personalmente fare delle ricerche per dare un po’ di luce sulla sua storia. C’è un po’ di confusione sul suo manga, sui romanzi, sulle parti inedite e altre inventate solo qui in Italia, sull’anime e sul tribunale che divide ancora le sue autrici!
Il manga di Candy Candy è nato dalla cooperazione tra Yumiko Igarashi – nota per altre opere tra cui la famosa Georgie – che si è occupata dei disegni e Kyoko Mizuki, ideatrice di tutta la storia.
La sua prima edizione risale al 1975 (mia madre aveva appena 13 anni!), edito sulla rivista Nakayoshi e poi in maniera indipendente, raccolto in 9 volumi.
Ebbene… chi di voi lo possiede? Non ci pensate troppo su, purtroppo in Italia è inedito! Potete trovarlo su vari siti di compravendita online, in lingua originale o in thailandese alla bellezza di 300 euro, ma della versione italiana nemmeno l’ombra!
La casa editrice Fabbri, ne Il Giornalino di Candy, negli anni ’80 ne ha pubblicata una versione censurata e ricolorata, con dialoghi non sempre tradotti in modo fedele. Non è tutto: l’opera subì numerosi adattamenti e seguiti, con storie create ed edite solo qui in Italia.
A quanto pare è stata proprio Yumiko Igarashi a bloccare i diritti per ulteriori pubblicazioni del manga. Il motivo risiede in un litigio con Mizuki che ha portato le due creatrici più volte in tribunale. Questa loro aspra diatriba ha avuto ripercussioni anche sulla serie animata, realizzata dalla Toei Animation e composta da 115 episodi, che venne trasmessa in Italia a partire dal 1980, ma dal ‘97 in poi non ce n’è più nemmeno l’ombra!
L’unica cosa che potreste recuperare (ma trovarli non sarà affatto semplice) sono due film, creati con un montaggio di spezzoni dell’anime, distribuiti dalla Stormovie: Candy – Il film e Candy e Terence.
Per creare ancora più confusione, sempre la Fabbri Editori, pubblicò 5 romanzi sulla bionda infermierina col titolo Il romanzo di Candy Candy: i primi due, “Il mistero del principe” e “Arrivederci Terence”, riprendono la storia della serie televisiva; mentre gli ultimi tre – “Gli anni di Parigi”, “Bentornata a Chicago” e “Un’avventura ad Hollywood”- narrano avventure inedite scritte da autori italiani.
Viene da sé la confusione sulla vera storia della ragazza: con i diritti del manga bloccati ormai da anni, addirittura sono stati fatti adattamenti diversi a seconda dei Paesi in cui è stata trasmessa la serie. Pensate che a volte, per accontentare i fan, sono stati fatti morire dei personaggi che probabilmente per le autrici godrebbero di ottima salute!
Ecco a voi bagliori di luce su alcune differenze che sono state apportate:
Ve lo ricordate Klin? Il procione amico inseparabile di Candy, nel manga non c’era, è stato una creazione della Toei perché la ragazza non apparisse troppo solitaria (ricordiamo che divenne un gatto nella sigla del 1980 dei Rocking Horse: cit. “Candy che a spasso col suo gatto se ne va!” Poveri noi!)
Nel manga Annie aveva i capelli biondi, per la sua animazione si è scelto di farla mora per differenziarla dai riccioli biondi della protagonista (tornerà bionda negli Oav prodotti nel 1992).
Dopo la morte di Stear, Patty nel manga tenta il suicidio ma viene trattenuta da Candy,dettaglio edulcorato nel cartone.
In Francia la morte di Anthony è stata considerata troppo dura e traumatica, quindi nella messa in onda è stato deciso di farlo sparire per una grave malattia invalidante.
Nel manga vi è una scena in cui Candy incontra l’amato Terence completamente ubriaco, dopo averlo lasciato.
Nei romanzi della Fabbri, per accontentare i fan italiani del franchise, Susanna Marlowe viene fatta morire.
Il finale dell’anime è piuttosto aperto, in modo da poter scegliere ognuno il suo happy end preferito, mentre quello del manga è del tutto ispirato alla commedia americana “Papà Gambalunga”, infatti Candy sposa (reggetevi forte…) proprio il suo benefattore, Albert.
Nella serie, ambientata nei primi anni del ‘900, si possono trovare dei grossi problemi di anacronismo: le auto guidate da Stear sono decisamente anni ’20, Albert è vestito come una perfetta icona on the road anni ‘60 (occhiali a goccia, pantaloni a zampa di elefante e sacco in spalla, un Hippie!) e Candy indossa spesso un completo jeans in pieni stile anni ‘50. Per completare, Terence incarna gli abiti dell’eroe neoromantico anni ’70, con capelli lunghi e tratti femminei.
Come vedete non è facile fare pulizia sulla storia di questo personaggio davvero iconico! Per i fan della biondina però ci sono ottime notizie, la Kappalab ha finalmente realizzato un piccolo sogno, a partire dal 2014 ha pubblicato il romanzo originale di Candy Candy della sua autrice Keiko Nagita, alias Kyoko Miizuki. Questo davvero copre un arco narrativo maggiore e più completo rispetto alla serie animata e al manga, è ricco di materiale inedito -tra cui il finale- e approfondimenti psicologici su vari personaggi. Lo troverete diviso in due volumi : Candy Candy, il primo e Candy Candy – Lettere, il secondo.
Vi attende una grande storia!