Chernobyl – Perché la nuova serie HBO/Sky è un capolavoro

Abbiamo visto l’angosciante miniserie da poco arrivata su Sky Atlantic. Non ci sono davvero altre parole da usare, Chernobyl è un capolavoro di stile, sostanza e riproduzione degli eventi. Attenzione: la seguente recensione può contenere spoiler sulla trama

recensione chernobyl

Chernobyl è la miniserie che ha recentemente debuttato su HBO – stesso canale di Game of Thrones – e su Sky Atlantic, con tanto di record europeo di ascolti per una serie televisiva.

Osannata dalla critica e dal pubblico, si prepara ad essere la serie evento degli ultimi anni a livello globale.

Ma cosa rende Chernobyl così speciale? Perché se ne parla così tanto?

Perché è tutto magistralmente eseguito.

Le convincenti interpretazioni degli attori, la cupa e immersiva fotografia, la disturbante e angosciante colonna sonora, ricca di effetti sonori puntuali, la sceneggiatura introspettiva, emotiva ed empatica, il magnetismo della regia.

Chernobyl ti tiene attaccato allo schermo, con un perenne senso di ansia e angoscia, ti fa entrare in un mondo dove ti senti impotente di fronte alla inevitabile e incontenibile catastrofe, dove il protagonista è l’insulso interesse personale, causante l’inevitabile errore umano.

Si comincia con un interrogativo : “qual è il prezzo delle bugie?”

Una domanda che troverà una risposta lunga 5 episodi, a cominciare dalla brutale esplosione del reattore, vissuta con noncuranza dai cittadini di Pripyat e in particolare da una delle protagoniste, Lyudmilla, la moglie del pompiere Vasily Ignatenko che perderà la vita a causa della massiccia esposizione alle radiazioni nell’intervento per spegnere l’incendio generato dall’esplosione.

La loro storia rappresenta l’aspetto emotivo ed umano dei fatti: l’inconsapevolezza, seguita dalla speranza, amore, sofferenza, accettazione, morte, perdita e dolore.

Il tutto esposto senza filtri ma non per suscitare scalpore, semplicemente per narrare al pubblico l’orrenda e cruda verità, ne è un esempio il corpo totalmente sfigurato dell’ormai morente pompiere.

Ritroviamo lo stesso concetto di base nella storia del giovane appena reclutato per sopprimere gli animali rimasti nelle città evacuate: anche qui è l’accettazione della realtà dei fatti che si impone sull’occhio del pubblico, centinaia di animali abbattuti e seppelliti sotto una colata di cemento perché è ciò che è necessario fare, la pietà non è ammessa.

Chernobyl

Il tema dominante resta però la ricerca della verità, ciò che terrà impegnati Boris Shcherbina (Stellan Skarsgård), il Professor Valerij Legasov (Jared Harris) e Ulana Khomuyk (Emily Watson), interpretante un personaggio fittizio e rappresentante la comunità scientifica.

Le loro performances sono di primissimo livello, così come quella del capo ingegnere Anatoly Dyatlov (Paul Ritter) abilissimo nel risultare detestabile e prepotente.

Ricerca faticosa perché ostacolata dagli interessi della Nazione, impegnata ad insabbiare sia l’accaduto che il nocciolo esposto del reattore.

La verità verrà poi a galla, grazie al coraggio, la testardaggine e la minuziosità con cui i protagonisti accompagnano la ricostruzione dei fatti, in un primo momento incomprensibili ed impossibili senza alcune doverose premesse.

Il tutto viene esposto nel realismo più totale senza mai cadere nello sgradevole sentimentalismo o nelle forzate spettacolarizzazioni.
La colonna sonora è penetrante e rafforza il senso di angoscia.

La fotografia spesso lugubre rappresenta perfettamente il disastro ma al tempo stesso evidenzia l’eroismo degli uomini coinvolti.

La sceneggiatura è scritta in modo che anche un argomento complesso come la fissione nucleare ed il funzionamento di un reattore possano essere compresi da chiunque.

Le immagini proposte sono incredibilmente fedeli alle riprese originali e sapientemente adattate.

In parole povere, un capolavoro. Sicuramente una delle migliori serie TV degli ultimi anni, assolutamente consigliata.

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