MegaNerd.it e Player.it collaborano per andare alla ricerca delle saghe perdute!
Che cosa convince uno studio di sviluppo a interrompere la serialità di alcuni titoli? Perché molte saghe videoludiche sono scomparse dai radar facendo passare notti insonni a milioni di fan? Le vendite ridotte? Sicuramente è un fattore, ma esistono casi di saghe sospese a dispetto di ottimi risultati sia di critica che di pubblico. Alcune di esse, infatti, sono tuttora ricordate come esponenti di spicco del genere d’appartenenza.
Il gusto dei giocatori nel tempo è mutato tanto da portare alla morte questi giochi? La risposta è “probabile”, ma in alcuni casi l’interruzione è stata talmente brusca da non averci dato il tempo per una controprova. Come si può, cioè, affermare con assoluta certezza che una saga non risponda più alle esigenze del pubblico, se non ci viene lasciato il tempo di far scemare l’interesse verso di essa? Una serie, che sia televisiva o videoludica, può finire, niente è eterno, ma certi repentini cambi di rotta lasciano perplessi.
Bando però alle ciance. Ecco cinque saghe videoludiche interrotte di cui vorremmo il ritorno.
Onimusha
Capcom, Capcom… perché lo hai fatto? Onimusha non meritava questa sorte. Quando, nel 2001, uscì su Playstation 2 il primo capitolo di Onimusha, molti capirono che stava per cominciare qualcosa di bello, meravigliosamente bello. Quel titolo, con i suoi difetti e le sue mancanze, sprigionava un’aura potentissima. In un Giappone medievale un po’ diverso da quello descritto nei libri di storia, si aggiravano demoni poco raccomandabili e samurai dai fluenti capelli neri, intenti a darle di santa ragione ai suddetti demoni grazie ai poteri elementali delle loro spade.
Onimusha 2 e Onimusha 3 (quello con Jean Reno!) sono stati i sequel perfetti di una serie che ha venduto quasi sette milioni di copie. Di titoli con un’ambientazione fantasy rivisitata in quello specifico modo e con quell’atmosfera se ne erano visti pochi fino ad allora. Personaggi del calibro di Samanosuke, Jubei Jagyu, Nobunaga Oda, Magoichi Saiga sono entrati profondamente nel nostro cuore e Capcom non riuscirà mai a cancellarli. Fatto sta però che la serie non esiste più.
L’ultimo capitolo è stato Dawn of Dreams, uscito nel 2006. Il quarto capitolo canonico della serie aveva anche inserito una fortissima componente ruolistica, aumentando la longevità e l’immersione nel mondo di gioco esponenzialmente. Cancellare Onimusha è stata una delle più grandi scorrettezze della storia dei videogiochi.
Dino Crisis
Capcom, Capcom… ci sei ricascata. Tanto straordinaria nel creare saghe di eterno e inestimabile valore, quanto crudele nel cancellarle dalla faccia della Terra. Che sadismo! Dino Crisis è uno dei survival horror più conosciuti dai videogiocatori, anche quelli meno scafati. Quando gli zombie stavano già diventando fin troppo mainstream, c’è stato bisogno di sparacchiare a qualcos’altro. Con Dino Crisis, Capcom trovò l’ennesima formula giusta. Un Resident Evil con i dinosauri e un pizzico d’azione in più, considerando che la velocità d’esecuzione degli attacchi di uno zombie e quella di un velociraptor sono un po’ diverse.
Un’isola misteriosa, strutture di ricerca e laboratori militari facevano da setting alle scorribande di Regina, agente speciale dai capelli rossi, turbamento di noi adolescenti dell’epoca. Un mostruoso nemico era sempre in agguato: il Tyrant? Ovviamente no. Il Nemesis? No! Non è Resident Evil. Il T-Rex, lui era il nemico numero uno di Dino Crisis.
Il primo capitolo uscì nel 1999, mentre Dino Crisis 2 fece la sua apparizione un anno dopo. A Capcom non bastò chiudere baracca e dinosauri, ma fu tanto cattiva da congedarsi con Dino Crisis 3, roba da mani nei capelli.
Parasite Eve
La saga della Squaresoft era considerata una sorta di rivale di Resident Evil. Parasite Eve aveva, però, un’anima da gioco di ruolo che rendeva i combattimenti e l’uso degli oggetti molto più profondi. Parasite Eve presentava una trama complessa curata nei minimi dettagli, un’atmosfera angosciante e dai toni molto cupi, mostri disturbanti ed estremamente cattivi. Il titolo era legato alla figura di Aya Brea, una rivale di tutto rispetto di Jill Valentine e Claire Redfield.
Il primo capitolo uscì nel 1998, ma non in Europa, mentre Parasite Eve 2 fece la sua compara nel 2000. Sono, dunque, ben diciotto anni che Parasite Eve è stato abbandonato… come? Nel 2010 è stato pubblicato, su PSP, The 3rd Birthday, il terzo capitolo della saga? Mmh, no, mi rifiuto di considerarlo parte della serie. Parasite Eve è finito diciotto anni fa.
Tombi
Un simpatico e arzillo ragazzino, che vive allo stato selvaggio, con i capelli da Super Sayan rosa, intento a rincorrere maiali antropomorfi saltandogli alle spalle, perché ghiotto di pancetta e affini. Capolavoro, punto e basta. Un platform che ha ridefinito i canoni del genere, rimanendo quasi un unicum. Tombi, infatti, aveva elementi da gioco di ruolo e non presentava una struttura a livelli, ma una mappa aperta liberamente esplorabile.
Un gioco meraviglioso che ancora oggi farebbe divertire intere generazioni. Eppure, il titolo con cui fu pubblicato in America, Tomba, fu cattivo presagio. Difatti, su di esso fu messa una pietra tombale. La sua stessa fine fu subita, comunque, da molti altri platform, genere che spopolava su Playstation, ma abbandonato nelle generazioni successive.
Silent Hill
Quando un amore finisce, può risultare difficile riprendere in mano la propria vita. Se le ferite sono ancora fresche, poi, è ancora più doloroso. Non si vuole essere melodrammatici, sono solo videogiochi… ma Silent Hill è qualcosa in più. Fino ad ora abbiamo parlato di serie abbandonate da un bel pezzo, la serie horror Konami invece ha detto addio quando nessuno davvero non se lo sarebbe mai aspettato. Il playable teaser, P.T., di Silent Hills, il capitolo diretto da Hideo Kojima con la collaborazione di Guillermo Del Toro, che avrebbe dovuto rifondare le basi della serie, era ancora lì, nelle nostre console. Milioni di giocatori se la stavano letteralmente facendo sotto, inoltrandosi in quel corridoio angusto, mentre la presenza maligna di Laura osservava tutto e tutti, pronta a far venire una sincope in qualsiasi momento.
Che dire poi dell’enigma della risata del bambino. Ancora oggi c’è chi non c’ha capito niente. Ed era solo una teaser giocabile… figuriamoci cosa sarebbe stato il Silent Hills completo. Non lo sapremo mai, perché Kojima e Konami si sono presi a male parole e il progetto è tramontato. Il guaio è che la serie in generale è andata a farsi friggere. Il progetto non fu affidato a nessun altro, decretando la sua fine ingloriosa.
Il mondo non sarà più lo stesso senza Silent Hill.
Michele Longobardi