Ogni volta che ci penso, ho i brividi. Come ghiaccio sulla schiena, scivolano le note di Get Wild. Le luci notturne di Shinjuku, Tokyo. In penombra una giacca alla Don Johnson e una 357 Magnum. Hunter!
Questa pietra miliare, ideata dal grande Tsukasa Hojo, è un mix esplosivo di tutti i simboli degli anni ‘80. E diciamo pure dei simboli che sono già di loro icone sacre.
Solo per fare un esempio, City Hunter a un certo punto cita/omaggia Hokuto no Ken. Che cosa desiderare di più?
City Hunter è bellissimo. Per me la storia può finire qui.
MegaNerd però ci tiene a dire la sua in maniera più approfondita di così, quindi vediamo di darci da fare.
Manga del 1985 del papà di Cat’s Eye, diventa un anime suddiviso in quattro stagioni, più altra roba che vedremo in seguito, trasmesso da noi per la prima volta nel 1997.
Partiamo dalla fine del periodo, perché due imperdonabili fattori hanno leso la sagomatura di una storia bella e ben costruita.
City Hunter è stato maltrattato in Italia da uno dei doppiaggi più pacchiani di cui ho memoria e, ovviamente, ripulito dalla buon costume che poi lo ha comunque scartato e rivenduto alle tv private. Esattamente: Fininvest acquistò l’anime di City Hunter, l’ha doppiato, adattato, poi giudicato comunque inopportuno per un pubblico troppo giovane. Scarto. Questo vale per le prime due serie. Terza e quarta sono notevolmente migliori perché acquistate da Dynamic che ha trattato questo gioiello come si merita.
City Hunter dicevamo (riecco i brividi). Orbene, credo di essere chiamata a una missione speciale sotto l’effige XYZ. Qui chi ha letto il manga, deve aver voglia di recuperare l’anime. Ugualmente, chi ha visto solo l’anime, deve desiderare di recuperare la lettura di City Hunter. Fidatevi non se ne può godere solo a metà. Bimbi, se invece brancolate totalmente nel buio, vediamo di recuperare, eh.
City Hunter è un titolo che riecheggia nella memoria di moltissimi. Probabilmente una delle ultime storie che giunte da noi sul finire degli anni novanta hanno conseguito grandissimo successo. Poliziesco che non si prende sul serio, riesce a miscelare perfettamente tutte le caratteristiche tipiche di Hojo senza mai sbagliare un colpo. Romanticismo, azione, comicità demenziale. Abbiamo un impianto semplice che funziona: episodi autoconclusivi che si susseguono, storie di donne in pericolo e l’intervento risolutore del nostro eroe, Ryo. Il flebile filo conduttore, (molto più incisivo su carta) è incentrato sulla scoperta del passato del protagonista, tutt’altro che comico.
Ryo Saeba (Hunter) è colui che si definisce uno sweeper, uno spazzino della malavita. Il nostro protagonista svolge (sotto lauta ricompensa) il ruolo di killer, di guardia del corpo, d’investigatore ripulendo le strade di Tokyo dai malviventi. Ryo è un vero professionista, infallibile nell’uso di qualsiasi arma e spietato nel corpo a corpo.
Senza troppi giri di parole, Hunter è un donnaiolo, depravato più di Happosai e Gigi Sullivan messi insieme. In continuo contatto con donne dalla bellezza mozzafiato, vive in uno stato perenne di eccitazione febbrile che non riesce a contenere. Ha una vera ossessione per le curve femminili, la loro biancheria e no, non sa tenere le mani a posto. È un adorabile fanatico di tette e culi, punto.
Questa sua passione non deve trarre in inganno: Ryo rispetta le donne, è un romantico di prim’ordine ed è proprio a loro che dedica la sua vita.
Il nostro sweeper porta a termine le sue missioni con l’aiuto dell’ex poliziotto Hideyuki Makimura. Purtroppo, Hideyuki verrà assassinato da una organizzazione di narcotrafficanti, la Union Teope, ma affiderà sul punto di morire alle cure di Ryo sua sorella Kaori che, dalla sua entrata in scena, saprà dimostrarsi la spalla perfetta in ogni situazione.
Tra i due vi è un rapporto perlopiù fraterno, anche se Kaori è chiaramente innamorata di Ryo ma preferisce non palesarlo, continuando a mostrare solo il lato mascolino e irascibile del suo carattere. Ragazzi, Kaori non smetterei mai di guardarla. È bellissima tanto quanto la sua “sorella astrale” Tati, la più piccola delle “gattine”
Ad arricchire la scena ci saranno anche Saeko, poliziotta mozzafiato che molto spesso chiede aiuto a Ryo per risolvere i casi, Reika (sorella di Saeko) fondatrice di un’agenzia investigativa privata e il mitico killer professionista Umibozu. Infine Miki, ragazza salvata dalla guerriglia da Umibozu e perdutamente innamorata proprio di lui. Trasferitasi a Tokyo, prenderà in gestione il Cat’s Eye (proprio così), il bar preferito da Ryo e Umibozu.
Nell’anime purtroppo manca il grande Mick Angel, ex collega di Ryo che aveva fondato con lo stesso l’agenzia City Hunter in America e che tenterà di ucciderlo per conto della Union Teope.
Questa non è l’unica differenza tra il manga e l’anime. Purtroppo, nella trasposizione animata si perdono diversi aspetti cruciali dell’opera. Da una parte, l’estrema comicità demenziale del fumetto, vale a dire l’incontrollabile voglia di sesso del protagonista.
Nell’anime viene decisamente edulcorata. In ogni caso, sia su carta che su video, ci pensa Kaori con le mitiche martellate da cento tonnellate a rimetterlo in riga.
Sapete cos’è il Mokkori? È un suono onomatopeico che accompagna le erezioni di Ryo. Tra i tanti significati che assume questa espressione, possiamo tradurlo con “Ti do una botta”.
Scoppio sempre a ridere quando ripenso alla prima pubblicazione italiana grazie a Star Comics (nella mitica collana Starlight). Quando Ryo aveva un’erezione, alla Star decisero di renderla con “driz”.
Funzionava eh, ve lo giuro. In secondo luogo, nell’adattamento animato, scompare praticamente la Union Teope, sostituita dalla Red Pegasus. Grande, grande peccato. I riferimenti alla Union Teope sono essenziali per capire la storia di Ryo, il suo tormentato passato in America Centrale, la sua partecipazione alla guerra civile, le sue origini. Per questo motivo dovete assolutamente recuperarne la lettura.
Perché ci piace da impazzire City Hunter? I motivi sono diversi. Partiamo dal suo autore: Tsukasa Hojo nel 1981 realizzò la sua prima grande opera: Cat’s Eye – Occhi di Gatto. Per chi magari ha più familiarità con questa storia, per ovvie ragioni di diffusione, non si sentirà disorientato se è la prima volta che si avvicina alle gesta di Ryo Saeba.
Il Maestro Hojo ha un tratto unico e inconfondibile. I suoi personaggi sembrano usciti da un cartellone pubblicitario degli anni 80. Donne bellissime e misure sempre perfette.
Uomini virili con taglio alla moda (e occhiali da sole in piena notte). Le ambientazioni sono poi il suo forte: in City Hunter raggiungono una bellezza senza pari, soprattutto quelle notturne. Tra i diversi lavori del Maestro Hojo, siamo (quasi) obbligati a citare Angel Heart perché è indissolubilmente collegato a City Hunter. In questa storia successiva, siamo trasportati in una sorta di universo alternativo in cui Kaori è morta e il suo cuore viene trapiantato nel petto di una spietata killer professionista. L’incontro tra Ryo e la killer, determinerà un cambio di rotta nelle rispettive esistenze che potrete recuperare anche in versione animata.
Vi garantisco che ne vale la pena.
Passiamo alla sua collocazione temporale. In City Hunter c’è il cinema, la televisione degli anni Ottanta, c’è un popolo che vuole copiare uno stile di vita. Hojo prima di tutto ci rimanda a un quartiere di Tokyo, Shinjuku, avvolto nelle luci della notte. Siamo tra i grattacieli, per la strada, nei locali alla moda, dove è tutto esageratamente occidentale. Uno dei veri punti di forza della storia, è proprio il luogo dove si svolge. Traspaiono con molta chiarezza la mitizzazione dell’America e il suo modo di vivere da rivista patinata.
Tutti vogliono assomigliare ai divi del cinema, guidare le loro macchine, mangiare cibo francese. Nella notte, Ryo si muove come Don Johnson di Miami Vice: Ray-ban sugli occhi come il mitico Cobra, e poi lei, la 357 magnum.
Altro punto di enorme forza della serie animata, è senza dubbio la colonna sonora. All’inizio abbiamo citato la mitica Get Wilde(la mia preferita in assoluto), ma ogni canzone, persino motivetto che accompagna le incursioni notturne di Ryo sono memorabili. Footsteps, YourSecrets, Angel Night e chi più ne ha, più ne metta. Se mai dovessimo stilare una classifica musicale in questo senso, l’anime di City Hunter meriterebbe un posto sul podio
[Nota per la Sig.ra Moroboshi: Ottima idea. La faremo, inizia a lavorarci – Mr. Kent]
Sarò ripetitiva ma chissene. City Hunter è un’opera meravigliosa. Tanto per darvi un altro spunto di riflessione, per comprendere l’importanza di questa pietra miliare giunta sino a noi, oltre ai 35 volumi del manga originale (da noi 39), e quattro serie animate, di City Hunter è stato prodotto un film d’animazione per il grande schermo, 2 OAV e 3 special televisivi. Nel 1993 ne fu tratta una prima versione dal vivo e nei panni di Ryo Saeba troveremo nientemenoche il mitico Jackie Chan.
E poi, ciliegina sulla torta. Nel pieno rispetto della tradizione coreana (ovvero, i coreani fanno sempre quello che gli pare), nel 2011 spunta fuori City Hunter ambientato a Seul. Ho provato a vederlo ma è piuttosto imbarazzante, c’entra poco (anzi nulla) con l’originale.
Nel 2015, per festeggiare i trent’anni dell’opera di Hojo, è stato prodotto in Giappone un motion comic in allegato alla ristampa deluxe del manga. In quest’episodio, Ryo finalmente fa la proposta di matrimonio a Kaori e chissà come va a finire.
Ryo è un eroe metropolitano. Si muove nella notte e combatte la malavita senza avere pietà. Non fa mistero delle sue debolezze e riesce a farne un punto di forza. Ryo Saeba è la luce notturna di una metropoli che non dorme mai e divora gli innocenti. È un puro di cuore, altrimenti Kaori non si sarebbe mai innamorata di lui. Tutto questo signori, è la follia meravigliosa, strabiliante, senza tempo di City Hunter.
Abbiamo parlato di:
CITY HUNTER