Il grande Claudio Castellini sta per tornare nelle librerie di tutto il mondo con una storia inedita di Superman sceneggiata dal leggendario Marv Wolfman. In questa intervista ci parlerà di questo progetto e della sua incredibile carriera
Dopo aver esordito sulle pagine di Dylan Dog, Claudio Castellini ha contribuito alla creazione di un personaggio ormai storico del fumetto italiano: Nathan Never, di cui ha curato le copertine per ben 59 numeri.
Poi il grande salto nel mondo dei supereroi: nei primi anni 90 Claudio sbarca negli Stati Uniti, dover realizza tantissimi fumetti sia DC che Marvel. Proprio per la Casa delle Idee realizza quella che a detta di molti è la sua prova migliore, Silver Surfer: Il buio oltre le stelle, una graphic novel bellissima, che ai testi vedeva Ron Marz.
Oggi Claudio si è ritirato dai ritmi frenetici del fumetto seriale e questo rende l’uscita di “Man and Superman”, una storia inedita dell’Uomo d’Acciaio realizzata insieme al leggendario Marv Wolfman, un evento ancor più speciale.
Il grande disegnatore italiano è oggi ospite sulle nostre pagine.
Partiamo proprio da questa storia speciale di Superman, Claudio. Com’è nata questa collaborazione con Marv Wolfman?
Originariamente concepita come una saga in 4 parti, questa storia fu scritta da Wolfman nel 2006, terminata da me intorno al 2008, e sarebbe dovuta apparire sulla testata Superman Confidential. La collana chiuse però i battenti nel 2008, dopo soli 14 numeri, e prima che la nostra storia potesse vedere la luce.
Venendo a mancare il contenitore per il quale era stata progettata cadde nel limbo delle storie sospese, in attesa di pubblicazione, finchè non se ne perse quasi la memoria.
Sembrava impossibile ripensando a come la DC in principio avesse riposto grandi aspettative in questo progetto, coinvolgendo uno scrittore storico di Superman del calibro di Marv Wolfman e dirottando me da un altro lavoro che era già in corso… forse non tutti sanno questo quindi vi racconterò…
Quando mi fecero la proposta io ero al lavoro su una storia interna di Superman/Batman, che sarebbe dovuta apparire nel numero 37, avevo già steso tutti i layouts dell’intera storia e portato in bella copia due pagine a matita.
Ma nonostante questo gli editor DC mi vollero con assoluta priorità su questo progetto per la serie Superman Confidential, testata che erano intenzionati a promuovere utilizzando i migliori talenti, non importava che io lasciassi incompiuto il numero di S/B su cui stavo lavorando.
Di quella storia rimangono solo le due copertine, pubblicate del numero 37 e 38 .
Fui chiaramente onorato della proposta di “prestigio” e di fiducia che mi fecero, e ancora più sapendo di illustrare una storia di Marv.
Adesso sarà finalmente possibile vederla pubblicata: Superman 100-page Super-Spectacular conterrà infatti, in un’unica edizione, le quattro parti dell’intera saga.
“Questa storia – spiega Wolfman nel suo post su Facebook – si svolge nelle settimane successive alla partenza di Clark da Smallville e al suo arrivo a Metropolis per la prima volta. Clark non è solo alla ricerca di un lavoro, ma sta cercando di capire se vuole diventare Superman. Si rende conto che dal momento in cui indosserà la sua uniforme, tutta la sua vita e tutto ciò che ha conosciuto prima cambierà improvvisamente. Per sempre.”
Marv inoltre ha dichiarato di considerare questa una delle sue mgliori storie di Superman, se non la migliore in assoluto, quindi a maggior ragione sono felice di aver avuto il piacere di interpretarla con la mia arte.
Che effetto ti ha fatto sapere che la DC avrebbe pubblicato (dopo oltre un decennio dalla sua realizzazione) “Man and Superman”? Sappiamo che hai dovuto rimettere un po’ le mani sulle tavole originali
Fu difficile accettare che una storia di 4 numeri che mi aveva impegnato per lungo tempo non dovesse essere vista da nessuno, ma se devo essere sincero non ho mai perso la speranza, ero certo che prima o poi sarebbe stata pubblicata, anche se non potevo prevedere quanto tempo sarebbe passato… Quando l’attuale Superman Group Editor Brian Cunningham mi contattò mesi fa con la precisa volontà di pubblicare quella storia inedita, naturalmente l’effetto fu di grande felicità e soddisfazione: era finalmente arrivato quel momento che aspettavo da tempo. Ci tenevo che questa storia fosse letta da tutti perchè credo davvero che sia speciale, una storia inusuale per il mercato americano, un momento della vita di Clark mai raccontato prima.
La sceneggiatura è veramente importante qui, quindi in questo caso mi sono messo totalmente al suo servizio per raccontarla visivamente nel modo più funzionale. Trattandosi di una storia di uomini più che superuomini, come suggerisce il titolo, ho cercato di sviluppare maggiormente l’aspetto recitativo dei personaggi più che puntare sulla pura spettacolarità come ho fatto in altri casi. Potrei dire che in questo mio ultimo lavoro, a livello di storytelling, ho riunito tutto ciò che ho appreso dalle due separate esperienze bonelliana e americana.
Riguardo al rimettere le mani sulle tavole originali, è vero quello che dici, ma non ho dovuto in quanto richiesto da DC, ho voluto. Quando riesaminai i files decisi di “rimasterizzare” l’opera, è stata una mia precisa scelta che ha incontrato tutto il supporto possibile da parte dell’editor Brian Cunningham. Per prima cosa, dal punto di vista tecnico le vecchie scansioni non mi soddisfacevano più, quindi ho sostitutito tutti i vecchi files con nuove e migliori scansioni. Poi capirete che, se si notano errori e correzioni da fare in un disegno fatto ieri, tanto più su pagine realizzate 10 anni fa! Molti dettagli mi sembravano migliorabili, altri da aggiungere, e così ho fatto per l’intera storia. È stato un lavoro lungo vista la quantità di pagine, ma piacevole; ora posso dire che l’opera esce alla pubblicazione come io avrei voluto da tempo. Questo non significa che non ci siano più imperfezioni, questo è impossibile da raggiungere, ma sicuramente più curata di quanto non lo fosse anni fa. Da parte mia ce l’ho messa tutta nel tempo possibile prima di andare in stampa.
Qui di seguito vi mostro un paio di esempi di scene ritoccate,”prima e dopo il trattamento”.
Come potete vedere gli sfondi sono più dettagliati con l’aggiunta di pubblico sugli spalti dello stadio, sono stati corretti alcuni errori nei volti, aggiunti tratteggi e ombre qua e là per arricchire le immagini, e la nuova scansione è già di per sè di altra qualità.
File originale del 2008:
File definitivo del 2018:
Sappiamo che Superman è uno dei tuoi personaggi preferiti. Si sente un po’ di responsabilità a lavorare su un personaggio così iconico?
Si, lo è, per le stesse ragioni per le quali lo è Silver Surfer. È uno dei pochi eroi che ancora conserva quella purezza di spirito, quel codice di giustizia ed etico che ancora definisce la differenza tra “buoni e cattivi” in senso fumettistico. Sicuramente un personaggio fuori dalle mode dei tempi, che vedono la maggior parte dei cosiddetti eroi “sporcarsi le mani”ed agire, in definitiva, con gli stessi metodi delle nemesi contro cui combattono. Una delle frasi più significative e rappresentative del simbolo che Superman rappresenta ho avuto il piacere di leggerla proprio nella breve storia da me illustrata anni fa intitolata “The Call“. In breve, Superman riprende Batman per i metodi un pò estremi e da vigilante che usa per combattere il crimine, metodi che in quella storia hanno portato ad una vittima accidentale. Lo scrittore Mark Schultz fa pronunciare a Superman mentre si congeda una frase molto significativa, una riflessione tanto breve quanto profonda: “Noi dovremmo essere migliori di così…“come dire, non dovremmo operare in modo da mettere a rischio la vita delle persone che pretendiamo di proteggere..notare che dice noi, non tu ( riferendosi a Batman), quasi ad includere tutta la categoria degli “eroi” e perfino se stesso. Batman prima recrimina e difende il suo punto di vista, ma la storia si conclude con i suoi pensieri più intimi, sa nel suo profondo che Superman ha ragione. Questa breve parentesi per farvi capire qual è la mia concezione di “eroe” dei fumetti.
Questa è anche l’essenza della storia di Superman scritta dal grande Marv Wolfman, una introspezione in quello che Superman rappresenta e del senso della giustizia che porta Clark ad indossarne i panni. Un esame della sua personalità più che dei suoi poteri, una personalità ancora in crescita, con tutti i dubbi e le insicurezze tipiche dell’età del giovane Clark. La sceneggiatura segue questo percorso con un tono a volte serio a volte divertente, non sono poche le “situation comedy”che strapperanno un sorriso ai lettori appassionati del personaggio. Tornando alla tua domanda, certo, si sente sempre una certa responsabilità quando si ha tra le mani una icona del fumetto mondiale come Superman, ma mi è stato di aiuto il feeling che ho sentito nel disegnare una storia come a me piace, non violenta, una storia che trasmette un messaggio positivo.
Facciamo ora un passo indietro: gli esordi in Bonelli. Un breve passaggio su Dylan Dog e poi Nathan Never, che hai contribuito a creare. Che ricordi hai di quel periodo?
Mi sembra davvero un altra vita ormai, ma sicuramente se mi volto indietro ho dei bei ricordi di quell’epoca. Anni passati con quell’entusiasmo giovanile che ti porta a vivere tutto con grande enfasi, gli sforzi ed i continui studi per migliorarsi nelle tecniche fumettistiche, la tenacia e perseveranza per poter esprimere ed imporre il proprio stile americano in un contesto editoriale poco incline ad accettarlo, l’emozione delle prime volte in edicola, l’approvazione e apprezzamento del pubblico dei lettori ed i primi contatti con i propri sostenitori nelle fiere.. tutti ricordi indelebili di quell’età. Ma non sono cambiato poi molto, ancora oggi ad ogni ritorno dalle fiere in cui sono ospite, porto con me un bagaglio pieno di bellissime sensazioni e ricordi fantastici, grazie alle manifestazioni di stima che mi regalano le persone che incontro in queste occasioni. Per quanto riguarda Nathan Never fu per me un privilegio essere incaricato dalla Sergio Bonelli della creazione grafica del nascente primo personaggio di fantascienza della casa editrice, e sapere che il mio lavoro ha lasciato un bel ricordo nei lettori mi da un grande senso di soddisfazione e gratitudine verso di loro.
Subito dopo c’è stato il grande salto negli USA: Marvel e DC si contendevano le tue matite. Com’è nata l’avventura nel mondo dei supereroi?
È nata dall’incontro con il grande John Buscema, il leggendario artista che avevo da sempre preso come modello di ispirazione. Quando lo conobbi fu lui, dopo aver visto il mio lavoro su Nathan Never, a consigliarmi di lavorare in America e ad indirizzarmi negli ambienti Marvel, esattamente quello che era il mio sogno.
L’editor in chief Tom De Falco mi domandò su quale personaggio volessi lavorare ed io, com’è noto, scelsi Silver Surfer. Fu senza dubbio la più grande soddisfazione della mia vita, anche perchè mi permise di aprire la strada verso il mercato americano alle successive generazioni di artisti italiani. Da lì si passò al progetto Marvel vs DC, che fu il blockbuster dell’anno e che mi aprì definitivamente le porte del mercato americano, l’anticamera a molteplici collaborazioni con la maggior parte delle case editrici statunitensi sui più svariati personaggi. Ancora oggi non c’è paese in cui vada dove i fans non mi presentino alla firma quel cross-over.
Hai disegnato davvero tantissimi albi nel tuo periodo americano, ma con “Il buio oltre le stelle” (sicuramente una delle più belle storie di Silver Surfer, scritta da Ron Marz) e Marvel vs DC sei entrato di fatto nella storia del fumetto a Stelle e Strisce. Mentre disegnavi queste tavole avevi la percezione che avrebbero avuto un impatto così forte sul pubblico?
Non si può prevedere quanto un lavoro possa piacere in termini di successo editoriale ma sicuramente si può essere abbastanza fiduciosi che non passi inosservato un lavoro fatto con la massima cura possibile nell’ambito delle proprie capacità. Quindi mentre la disegnavo avevo quella percezione, ci misi tutta la mia passione per fare in modo che fosse così. Quella graphic novel rimane la mia opera omnia, la feci con lo scopo di erigere un monumento grafico in celebrazione di quello che era stato il mio supereroe preferito, quello che mi aveva spinto ad intraprendere la carriera dell’autore di fumetti, e dedicarlo a John Buscema, colui che consideravo il massimo interprete del personaggio. Quando fu pubblicata ebbi la conferma da parte dei lettori che i miei sforzi non erano stati vani, anche se non fui mai pienamente soddisfatto della resa di stampa, soprattutto di quella americana a colori. Sarebbero dovuti passare ben 20 anni per vedere una versione che rendeva finalmente giustizia alla complessità grafica che raggiunsi in quelle pagine, ovvero l’artist edition spagnola in tiratura limitata del 2016.
A un certo punto, però, hai detto basta con il fumetto seriale. Cos’è successo?
È vero, negli ultimi 10 anni c’è stata una svolta radicale nella mia vita lavorativa, mi sono ritirato dalla pubblicazione interrompendo le collaborazioni con le case editrici. Questa scelta è dovuta fondamentalmente a due ragioni. Da un lato i tempi di produzione delle majors americane si sono estremamente velocizzati e non potrei, né vorrei, tenere il passo con scadenze così serrate, anche perché non posso accettare compromessi con la qualità. Dall’altro per coerenza con la fede cristiana che ho acquisito in questi anni attraverso lo studio della Bibbia; credo che col passare degli anni (anche) nel fumetto supereroistico siano sempre più frequenti contenuti di violenza esplicita e gratuita che non sono più compatibili con quello in cui credo. Ho quindi rivolto sempre più la mia attenzione verso il mercato del collezionismo e mi sono reso conto che quel mondo era in continua crescita, aprendo quindi nuovi orizzonti lavorativi. E cominciò così, fino a diventare la mia principale attività e permettermi di continuare a lavorare senza stress da scadenza e con rinnovata passione.
Adesso lavori solo per il mercato del collezionismo, realizzando solo commissions, dunque. Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Ho raggiunto una nuova maturità e serenità ed ora ho il giusto discernimento riguardo alle cose alle quali dare la priorità. Continuo quindi ad amare il mio lavoro, ma con equilibrio, dandogli la giusta importanza, senza permettere che assorba tutto il mio tempo…lavorare per vivere e non vivere per lavorare. L’essermi rivolto al mercato del collezionismo mi dà la possibilità di avere dei ritmi più rilassati e di poter dedicare più tempo alla vita privata e ad altre cose importanti fuori dalla sfera professionale.
Inoltre questa nuova dimensione lavorativa è molto stimolante e divertente! Mi permette di disegnare temi e personaggi che non potrei fare diversamente (non c’è limite alla varietà delle richieste personalizzate dei collezionisti), sperimentare nuove tecniche, e infine di avere un contatto più frequente e ravvicinato, per non dire più umano, con le persone che apprezzano il mio lavoro, in qualsiasi angolo del mondo dove ci sia una convention e si legga un comic book.
Eppure in molti vorrebbero rivederti su una storia a fumetti…
Ricevo spesso l’esortazione da parte dei miei sostenitori a tornare attivamente all’editoria a fumetti, e apprezzo moltissimo il pensiero. Sono sinceramente grato a tutti quelli che mi vorrebbero indietro, è un segno di stima e apprezzamento che mi tocca nel profondo.
Quali sono state le tue fonti d’ispirazione? Hai avuto dei modelli a cui ispirarti per il tuo lavoro?
Il modello a cui mi sono ispirato all’inizio del mio percorso artistico, soprattutto per quanto riguarda l’anatomia, è l’opera del già citato John Buscema, il Michelangelo del fumetto, ma anche altri grandi del passato come Neal Adams e John Romita. Per quanto riguarda invece la tecnologia a forgiare il mio stile è stata la scuola giapponese manga e le influenze visive ricevute da opere cinematografiche come Star Wars.
I tre fumetti che porteresti con te su un’isola deserta.
Non è facile scegliere tra le molte opere fumettistiche di rilievo, ma riducendo al numero di tre mi faccio prendere dal sentimentalismo artistico/affettivo… più che singole opere porterei con me tutto il ciclo cronologico di Silver Surfer disegnato da John Buscema, quello di Spider-Man disegnato da John Romita Sr, ed infine il periodo d’oro dei Fantastici 4 di Stan Lee/Jack Kirby per quelle splendide epopee cosmiche dove ancora regnava il “sense of wonder”… i classici che mi hanno emozionato da ragazzo insomma.
Claudio, grazie davvero per il tempo che ci hai dedicato. Noi di MegaNerd continueremo a seguirti, sperando di ritrovarti, il prima possibile, su un’altra grande storia a fumetti.
Grazie a voi per l’attenzione e l’interessante intervista.