Secondo quanto confermato nella giornata odierna dal China Film Administration il colosso asiatico andrà gradualmente a ridurre l’importazione dei film prodotti negli Stati Uniti, in risposta alla recente introduzione di importanti dazi doganali
I segni della guerra commerciale avviata ormai da tempo dal nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump cominciano a fare vedere non solo a livello politico, ma anche in numerosi altri settori, compreso quello dell’intrattenimento.
Senza addentrarci troppo oltre in un argomento che non risulta essere troppo vicino al mondo nerd, e che merita di essere approfondito accuratamente dagli esperti in materia, basti sapere che il governo USA ha di fatto imposto dei dazi doganali sulle importazioni relative ai propri prodotti da parte dei paesi stranieri, con un’impennata considerevole dei costi degli stessi. Queste scelte hanno portato ad uno scossone della geopolitica mondiale, che si sta modificando giorno dopo giorno a seguito di quanto disposto dal presidente a stelle e strisce.
A farne le spese è stata soprattutto la Cina, notoriamente “nemesi” (per usare un termine fumettistico) degli States, a cui verranno imposte dei dazi doganali con tariffe elevatissime, che arrivano addirittura a maggiorazioni del 125 %.
La risposta di Pechino, tuttavia, non si è fatta attendere. Già da ieri sono circolate delle voci circa il piano d’azione con cui il colosso asiatico si prepara a controbattere all’offensiva commerciale degli Stati Uniti. Tra le varie indiscrezioni era stato paventata la possibilità, abbastanza concreta, che la Cina avrebbe sensibilmente ridotto anche l’importazione di film statunitensi.
Tali rumors sono stati confermati nella giornata di oggi dalla China Film Administration, ossia l’ente che si occupa delle politiche cinematografiche nel paese asiatico, comunicando ufficialmente la decisione di ridurre l’importazione delle pellicola prodotte negli States:
“L’azione scorretta del governo statunitense, che ha abusato dei dazi sulla Cina, ridurrà inevitabilmente e ulteriormente la preferenza del pubblico nazionale per i film americani. Rispetteremo le regole del mercato, rispetteremo la scelta del pubblico e ridurremo moderatamente il numero di film americani importati”.
Sembra quindi inequivocabile la volontà dell’autorità cinese di concentrarsi maggiormente sul mercato interno e di rinunciare all’importazione dei film a stelle e stelle strisce, motivandola come una scelta del proprio pubblico.
Naturalmente i dubbi dietro motivazione risultano leciti, tuttavia possiamo permetterci di fare delle brevi considerazioni dopo quanto avvenuto nella giornata di oggi: analizziamo insieme l’attuale situazione.
Dazi Usa: i produttori statunitensi perdono un mercato rilevante
Non bisogna certo essere degli economisti per sapere che una buona fetta degli introiti dei blockbuster statunitensi derivi proprio dal pubblico cinese, soprattutto affezionato ai cinecomics, come dimostrato in passato dall’enorme successo al botteghino riscontrato dalle produzioni del Marvel Cinematic Universe.
I dati più recenti circa l’importanza del mercato cinese per le case di produzioni a stelle e strisce sono quelli relativi a Un film Minecraft: la pellicola, nel primo weekend di distribuzione nello stato asiatico, ha incassato la bellezza di 14 milioni e mezzo di dollari, per la felicità dei produttori della Warner Bros.
Tutto questo si andrà a riflettere sicuramente sulle prossime uscite dei più importanti blockbuster statunitensi, con film come Superman che teneva particolarmente conto degli introiti cinesi.
Tuttavia, nonostante il maggiore apprezzamento degli asiatici verso le proprie produzioni interne, fonti interne suggeriscono che la minaccia potrebbe essere più un abbaio che un morso. Variety ha appreso ad esempio che proprio ieri “Thunderbolts*” della Marvel si è assicurato una data di uscita in Cina, il 30 aprile.
Considerati gli stretti legami del governo cinese sia con gli esercenti che con gli sviluppatori immobiliari, l’attuazione di politiche che potrebbero danneggiare il pubblico nelle sale cinematografiche sembra controproducente per gli interessi economici di Pechino.
L’industria dell’intrattenimento continua a monitorare attentamente gli sviluppi, mentre le tensioni tra Washington e Pechino si fanno sempre più forti: ai posteri l’ardua sentenza!
Fonte: Variety