La scorsa generazione di console, la settima, ha offerto, checché se ne dica, molta varietà, ma come spesso accade, i titoli sulla bocca di tutti sono sempre meno di quelli che effettivamente meriterebbero un’attenta analisi. Player. It e MegaNerd.it non vogliono che certi titoli vengano lasciati a marcire nel dimenticatoio, nasce così questo articolo di dieci videogiochi sottovalutati che andrebbero recuperati senza indugio
Grazie alle console della settima generazione (PS3-Xbox 360) abbiamo potuto giocare a titoli come Bioshock, The Last of Us, Dark Souls, Heavy Rain, Metal Gear Solid IV, Gears of War, Red Dead Redemption, Fallout 3… ma non solo. Moltissimi altri giochi, meno pubblicizzati e che non sono mai stati sotto la luce dei riflettori, avrebbero meritato maggior ribalta, ma per un motivo o per un altro, sono rimasti in disparte. Vediamone almeno dieci.
Asura’s Wrath
Il concetto di film interattivo è legato ai videogiochi sviluppati da Quantic Dream. Con Asura’s Wrath, di CyberConnect2, è stata coniata una nuova definizione: anime interattivo. Asura’s Wrath è proprio questo: un anime tutto da gustare in cui, però, siamo noi a decidere le sorti dei combattimenti contro nemici ferocissimi e boss mastodontici. Noi siamo Asura, uno degli Otto Generali Celesti, che dovrà salvare il pianeta Gaea dai Gohma, esseri mostruosi asserviti a Vlitra, l’incarnazione della rabbia. Combattimenti frenetici all’insegna di QTE e dei tipici poteri che siamo abituati a vedere padroneggiare dai personaggi degli shonen. Lo stile grafico ricorda proprio gli anime giapponesi. Una piccola perla dimenticata.
The Darkness
Ispirato all’omonimo fumetto, The Darkness è un gioco oscuro che ci porta tra famiglie mafiose, killer di professione e scagnozzi armati fino ai denti… ma c’è molto altro. Potrebbe sembrare un semplice e già visto gangster game, in realtà The Darkness è un noir dalle tinte horror di pregevole fattura. Il protagonista, Jackie Estacado, scopre, in seguito a un grave incidente, di essere in possesso della Tenebra… o è la Tenebra che possiede lui? Questo potere infernale trasforma Jackie in una macchina della morte, in un boia implacabile. Le realistiche ambientazioni urbane, in cui daremo sfoggio del nostro potere (metropolitane, vicoli bui, luridi pub, cimiteri), sottolineano la sospensione tra regno dei vivi e regno dei morti.
Kingdoms of Amalur
Quando si parla di action rpg, i titoli che vengono menzionati sono più o meno gli stessi per tutti. Poche volte abbiamo sentito parlare di Kingdoms of Amalur, eppure si tratta di uno dei titoli di maggior rilievo del genere. La settima generazione è stata impreziosita da questa splendida avventura fantasy di stampo norreno. Sentire nominare i luoghi in cui si snodano le vicende di Kingdoms of Amalur ci darà l’impressione di essere i protagonisti di una saga letteraria fantasy. Un vasto mondo da esplorare, un bestiario ricco di creature uniche e affascinanti, la possibilità di finire i nemici utilizzando la coreografica “modalità giudizio”, tantissime abilità sbloccabili dallo skill tree che consentono di scegliere lo stile di combattimento più adatto alle nostre necessità. Uno dei migliori videogiochi della settima generazione.
Binary Domain
Videogioco giapponese, sviluppato dalla software house di Yakuza e pubblicato da Sega, ma dall’animo occidentale. Un classico sparatutto in terza persona ambientato a Tokyo nel 2080. Argomento a sfondo fantascientifico, l’invasione delle macchine, che si mescola a temi ambientali, il riscaldamento globale. Immaginate un Gears of War infarcito delle tipiche esagerazioni in stile Japan, le cosiddette “giapponesate”. Siamo chiamati a guidare un intero team a cui possiamo dare ordini interagendo con il joypad. La particolarità di Binary Domain sta nel fatto che il nostro comportamento nei confronti degli altri membri del team, cambia il loro apporto in battaglia. Intelligenza artificiale dei nemici di buonissimo livello che costringe a provare vari tipi di approccio.
Spec Ops: The Line
Gli orrori della guerra descritti con crudezza e senza falsi moralismi. Spec Ops: The Line è uno dei titoli di punta usciti nella settima generazione di console, ma di questo capolavoro “alternativo” si parla troppo poco. Alternativo perché non è semplice trovare titoli di questa pregevole fattura quando si cerca tra gli sparatutto. È sul piano narrativo che ci rendiamo conto di quanto immenso sia Spec Ops: The Line: una bellissima, ma terribile, monografia che parla della guerra, tra i lussuosi grattacieli di Dubai sepolti inesorabilmente sotto metri di sabbia. L’opulenza e l’ostentazione rimangono solo un ricordo e vengono sommerse da granelli insanguinati. Noi siamo soldati, viaggiamo con le armi in spalla e la schiena dritta, mentre intorno la disperazione si infrange sulle dune in compagnia del vento.
Bulletstorm
Un altro sparatutto in terza persona? Allora non sono tutti uguali! Eh no, a quanto pare si possono scovare dei veri gioiellini. Bulletstorm è tutto ciò che deve essere un videogioco: fluido, dinamico, divertente, con meccaniche diversificate ma intuitive, a tratti dissacrante. La particolarità di questo gioco sta nel fatto che difficilmente ci ritroveremo a fare sempre le stesse cose, a uccidere i nemici sempre negli stessi modi. In Bulletstorm, ci sono tantissimi modi per venir fuori da una brutta situazione, le ambientazioni sono ricche di spunti. Oltre a usare le nostre armi da fuoco, possiamo letteralmente prendere a calci i nemici per buttarli giù da dirupi e sporgenze, farli letteralmente volare per poi finirli a colpi di fucile, sbatterli contro pareti elettriche, fare delle combo letali utilizzando armi da mischia e danni ambientali. Bulletstorm è divertimento allo stato puro.
The Saboteur
Quanti appassionati di Assassin’s Creed vorrebbero un gioco ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale o in un universo parallelo in cui i nazisti hanno vinto la guerra? Ebbene, The Saboteur un po’ esaudisce questo desiderio. In una Francia occupata dai nazisti, si aggira il nostro eroe, l’irlandese Sean Devlin, che ha il compito di sabotare i piani degli invasori. Per farlo potremo attingere a doti acrobatiche da vero Assassino della Confraternita: arrampicarsi non sarà un problema e non farsi vedere mentre aggiriamo le linee nemiche sarà il metodo più adatto per porre fine al regime. The Saboteur non brilla per la trama e neanche grazie a un gameplay che, tutto sommato, risulta essere un déjà-vu, ma per il contesto e la resa generale di questo. Il gioco presenta una grafica in bianco e nero nelle zone occupate dai nazisti, mentre quelle liberate diventano a colori. Una chicca davvero niente male.
Dark Sector
Davvero un peccato che Dark Sector non abbiamo fatto parlare di sé e non abbia raccolto grandi consensi. Il titolo di Digital Extremes è stato investito da un numero esorbitante di action in terza persona che non gli hanno lasciato spazio, nonostante molti di questi non fossero neanche alla sua altezza. Il gameplay di Dark Sector si basa sull’uso del Glaive, un’arma da lancio simile a uno shuriken affilatissimo che torna indietro come un boomerang. Ci sono anche le armi da fuoco, ma è con il Glaive che giustizieremo nei modi più scenografici possibili i nemici, i quali sono in possesso di un IA tra le più avanzate della settima generazione.
Shadows of the Damned
I nomi dietro a questo titolo sono molto grossi: Shinji Mikami, Akira Yamaoka e Suda51. La storia narra la discesa negli Inferi di Garcia Hotspur, una rockstar dalla doppia vita: egli infatti è un cacciatore di demoni. Quando la sua amata Paula viene rapita da Fleming, il signore degli Inferi, si lancia a capofitto in questa folle e torbida avventura. Un gioco che definire eccezionale sarebbe troppo riduttivo. Come molto spesso accade con le produzioni di Goichi Suda, siamo di fronte a un’esperienza che mixa alla perfezione drama e comicità, scene forti e il trash più puro. Shadows of the Damned è fondamentalmente un action in terza persona dalle tinte dark ma dall’animo “fanciullesco”. Non si prende sul serio e non fa nulla per nasconderlo. Meravigliosi i siparietti tra Garcia e Johnson, un teschio parlante dal forte accento britannico che lo aiuta nella sua caccia ai demoni.
Remember Me
Videogioco sviluppato da Dontnod… sì, proprio quelli di Life is Strange. Il titolo in questione è ambientato a Neo Parigi, una versione futuristica della capitale francese del 2084. Qui la società Memorize ha inventato Sensen, una tecnologia che consente alle persone di condividere i propri ricordi, di immagazzinarli e anche di cancellare quelli non graditi. Con Sensen, però, la potente azienda è riuscita a creare una sorta di monopolio che che le permette di controllare la popolazione, manipolando i ricordi. Nascono così dei gruppi di ribelli, tra cui gli Erroristi, di cui fa parte la protagonista, Nilin. Il nostro scopo è distruggere Memorize. Cura dei dettagli di altissimo livello, aggirarsi per la Parigi del 2084 è un piacere per gli occhi e per la nostra immaginazione. I combattimenti presentano un sistema di combo dinamico e personalizzabile. I colpi andati a segno infatti possono infliggere danni, curare Nilin o aumentare una barra chiama S-Pressen che ci rende invulnerabili per un limitato periodo di tempo. Nel menu apposito è possibile combinare i vari tasti per eseguire combo uniche e personali. La caratteristica principale del gioco, però, risiede nella capacità di Nilin di rubare i ricordi e remixarli per crearne di nuovi.