L’amministratore delegato di The Walt Disney Company, Bob Iger, ha deciso di mettere in chiaro la sua posizione all’interno della compagnia e respingere le accuse sull’ideologia “woke”. Vediamo insieme tutti i dettagli.
Partiamo dall’ideologia “woke”. Che cos’è?
In Italia questo termine è poco utilizzato ma possiamo utilizzare dei sinonimi per rendere sin da subito chiaro di cosa si sta parlando: il famigerato politically correct. Il termine inglese sta ad indicare proprio lo stare svegli, l’essere sempre all’erta per potersi rendere conto delle ingiustizie sociali. Il termine nasce negli Stati Uniti negli anni Sessanta del secolo scorso ad indicare l’atteggiamento di chi è consapevole del razzismo e delle disuguaglianze sociali. Questa ideologia si può ben affiancare alla cancel culture, ovvero una forma di censura e di ostracismo nei confronti di qualcuno, che poi viene estromesso dal dibattito pubblico.
Ma cosa c’entra la Disney?
Da alcuni tempi la percezione generale è che la compagnia seguirebbe l’ideologia “woke“, un termine che dovrebbe portare idealmente all’inclusione ma che comincia ad essere utilizzato in maniera dispregiativa da parte della destra negli Stati Uniti. A rispondere a quella che è diventata un’accusa è stato Bob Iger, il CEO della Disney, che inizia il suo discorso dicendo che molti non sanno neanche perfettamente il significato di questa parola. Durante l’intervista con CNBC, ha ammesso che alcuni contenuti possa essere associati a questa ideologia, ma che l’obiettivo primario dell’azienda è intrattenere il suo pubblico, cercando di portare sul grande schermo anche messaggi positivi:
«[i film] Devono essere divertenti, e quando la Disney riesce ad avere un impatto positivo sul mondo, anche nel promuovere l’accettazione e la comprensione di tutti i tipi di persone esistenti, è fantastico […]. Stiamo cercando di raggiungere un pubblico molto, molto vario. E da una parte per fare questo, quello che fai, le storie che racconti, devono riflettere davvero il pubblico che stai cercando di raggiungere, ma quel pubblico così tanto diverso, prima di tutto vuole essere intrattenuto […]. Non è facile, sapete, così non possiamo accontentare tutti, giusto?»
Fonte: The Hollywood Reporter