In questo nuovo appuntamento con Passione Arcade saltiamo sulla nostra macchina del tempo e torniamo al 1983, anno in cui è uscito un gioco che ha fatto la storia: Dragon’s Lair!
Negli ultimi anni si è sentito sempre di più il termine arcade, questo grazie anche a produzioni televisive che raccontano storie attingendo a piene mani dalla cultura pop anni 80.
Poi, parliamoci chiaro, in quegli anni le sala giochi erano il fulcro di molte dinamiche sociali tra i giovani no?
Dai, sala giochi, serie televisive, vi viene in mente niente?… Netflix?
Esatto, STRANGER THINGS.
Da appassionato vi lascio immaginare il mio stupore nel vedere, durante il primo episodio della seconda stagione, i quattro protagonisti accalcarsi su di un cabinato in particolare… Dragon’s Lair!
Incredibile, una serie televisiva, ambientata negli anni 80, che utilizza i videogiochi arcade come strumento narrativo per introdurre quella che si scoprirà essere la futura co-protagonista, ovvero Max.
Ma cos’hanno di speciale le avventure del cavaliere Dirk the Daring? E perché ho deciso di parlarvene in questo decimo articolo?
Fermi tutti, DECIMO?!?!
Ma sono passate già dieci settimane dal mio primo pezzo?
Direttore Kent, qui tocca festeggiare, del buon sidro potrebbe fare al caso nostro per rimanere in tema, che ne dice?
Ok, meglio prevenire tirate d’orecchie e ritornare al gioco di oggi…
DRAGON’S LAIR, il videogioco che spesso viene identificato come “il videogioco che sembrava un cartone animato”, quello che ha catalizzato l’attenzione di molti frequentatori di sale giochi ma ancor di più di NON frequentatori. Già perché, a dirla tutta, uno dei fattori determinanti il successo nei primi anni 80 di questo titolo è stato il fatto che avendo un aspetto legato alla animazione Disney, quindi rivolto ad un diverso tipo di pubblico, attirava anche molte persone che non avevano mai messo piede in sala giochi, ma che vedendo qualcosa a loro più familiare, si avvicinavano incuriositi per provarlo.
Insomma nel giugno del 1983 esce questo titolo prodotto dalla Cinematronics, in collaborazione con la Don Bluth Animation. Un progetto pionieristico che sfrutta una tecnologia già presente da qualche tempo sul mercato, per creare qualcosa di mai visto prima.
Già perché contrariamente a quanto alcuni possano pensare, Dragon’s Lair non è stato il primo videogioco su laser disc, diciamo che è più corretto definirlo quello che ha attirato maggiormente l’attenzione del grande pubblico. Il concetto di base di questo gioco era quello di raccontare la storia di un cavaliere un po’ maldestro di nome Dirk che doveva salvare la sua bellissima principessa Dafne, rapita dal malvagio drago Singe.
Se in quegli anni i videogiocatori erano abituati a giocare a titoli che avevano come punto di forza la giocabilità (pensate a Pac-Man, Donkey Kong, Frogger), con Dragon’s Lair il focus venne posto di più sull’aspetto visivo.
Infatti se è vero che il gioco era veramente uno spettacolo per gli occhi, stessa cosa non si può certo dire per la giocabilità: di fatto ci troviamo di fronte ad un antenato dei Quick time event, ovvero quei giochi dove per procedere con la storia, bisogna eseguire una determinata sequenza di comandi in una finestra temporale definita. Il ritardo o l’errato inserimento dei comandi, provocava la perdita di una vita e, nel caso di questo titolo, anche un cambio di scenario.
A rendere il tutto più complicato, per lo meno inizialmente, quest’ultima scelta, il cambio di scenario, perché richiede ai giocatori uno sforzo in più, ovvero l’inserimento di più gettoni per poter ripetere la partita e memorizzare le mosse corrette per procedere nella storia. Già i gettoni! ragazzi non dimentichiamoci che per giocare a Dragon’s Lair bisognava inserirne ben 2 e non uno come solitamente accadeva per gli altri arcade.
Insomma un gioco che catturò velocemente l’attenzione delle masse ma che altrettanto velocemente cadde nel dimenticatoio o quasi.
La sua poca rigiocabilità incise pesantemente su quest’ultimo aspetto, perché nel momento in cui il giocatore imparava le sequenze, il livello di sfida calava in maniera verticale e finirlo diventava un gioco da ragazzi (pensate che c’era e c’è gente che lo finisce anche senza guardare lo schermo).
Ma ora torniamo ai fattori “meraviglia” di questo titolo, le animazioni e il processo che ha portato alla loro realizzazione.
Come ho detto, lo stile disneyano è la caratteristica principe dell’animazione del gioco e il motivo di questa somiglianza è dovuto al fatto che lo studio che se ne è occupato venne fondato proprio da un ex disegnatore della casa di Topolino, Don Bluth (Alla ricerca della Valle Incantata, Il segreto di NIMH, Titan A.E.).
Immaginate che per realizzare i 22 minuti di filmati presenti del videogioco con una frequenza di 24 frame al secondo, sono stati impiegati ben 13 disegnatori per un costo di circa 500.000 dollari (un sacco di soldi nel 1983). La tecnica per la loro realizzazione fu la stessa usata per le pellicole di animazione dell’epoca, ovvero l’utilizzo di rodovetro (fogli di acetato di cellulosa) sui cui gli artisti realizzavano ogni frame per poi collocarlo su fondali statici in modo da realizzare l’effetto visivo finale, un lavorone insomma!
Pensate che visti i costi elevati per la realizzazione delle animazioni, la produzione ha dovuto risparmiare su altri aspetti, come ad esempio il doppiaggio di alcuni personaggi che è stato realizzato dagli stessi animatori.
Ma voi riuscite anche solo a immaginare, se siete nati dopo la metà degli anni ottanta, cosa potesse significare entrare in sala giochi e vedere un titolo come Dragon’s Lair quando a casa in quegli anni circolavano giochi come ET o Space invaders?
Praticamente come vedere solo film in bianco e nero a casa e poi andare al cinema e vedere Avatar!
Tuttavia, nonostante la fantastica grafica e il gameplay diverso dal solito, Dragon’s Lair smise presto di brillare nel firmamento arcade.
Oltre alla eccessiva delicatezza dei cabinati, a causa della tecnologia su laser disc, non dimentichiamoci l’anno in cui uscì, ovvero il 1983, periodo in cui il mercato americano dei videogiochi mostrò il fianco.
Ora, non fraintendetemi, diverse furono le aziende produttrici di videogiochi che investirono nella tecnologia su laser disc (Sega, Konami, Stern) e diversi furono i bei giochi realizzati, ma chi prima e chi dopo tutti tornarono a concentrarsi sullo sviluppo di videogiochi su supporto PCB tradizionale.
In ogni caso, è innegabile il fatto che Dragon’s Lair abbia lasciato un segno molto profondo nella storia degli arcade ed è per questo motivo che ve ne ho voluto parlare in questo ultimo articolo del 2023.
E voi che ricordi avete di questo videogioco? L’avete provato in sala giochi oppure in una delle tantissime conversioni domestiche?
Ditemi la vostra nei commenti e ricordatevi che potete mettervi in contatto con me anche per proporre argomenti da trattare nei prossimi articoli.
Io sono Mike, e augurandovi di passare delle serene festività, vi do appuntamento a gennaio con un nuovo articolo di Passione Arcade.
1 Comment
Omone
(22 Dicembre 2023 - 15:43)Bravo Mike! Tieni fresca la memoria delle sale giochi! Auguri anche a te