Il secondo capitolo della saga cinematografica di Dune è al cinema in Italia da ormai un mese, e non mancano le prime critiche da parte del pubblico e degli esperti. L’accusa è quella di non aver saputo affrontare adeguatamente il tema dell’inclusione e delle influenze mediorientali e nordafricane.
“Il mio pianeta, Arrakis, è così bello quando il sole è basso. A volte sopra la sabbia si vede la spezia nell’aria”
Dune: Parte Due sta avendo un enorme successo, complici i molteplici talenti presenti nella saga cinematografica. Tuttavia, in queste ore, sono sorte anche le prime critiche da parte di esperti e non. L’accusa, se così vogliamo chiamarla, è quella di non aver saputo valorizzare adeguatamente le influenze mediorientali e nordafricane (MENA). Alcuni critici hanno parlato proprio di scarsa inclusione, poiché la produzione non ha scelto molti attori MENA per i ruoli parlanti, fatta eccezione per Souheila Yacoub nei panni della Fremen Shishakli. L’attrice svizzera, infatti, ha origini tunisine, ed interpreta una compagna di Chani (Zendaya).
Nei film sono presenti tantissimi elementi che richiamano elementi culturali MENA e islamici: i tatuaggi facciali, gli abiti che coprono quasi interamente i volti dei Fremen, persino termini arabi come “Mahdi” e “Lisan al Gaib” compaiono all’interno dell’intera sceneggiatura, così come molti sfondi desertici sono stati resi possibili dai paesaggi di Abu Dhabi e della Giordania. Nonostante ciò, la mancanza del cast adatto ha lasciato l’amaro in bocca a molti, prima fra tutti la giornalista Furvah Shah. In un articolo per il Cosmopolitan UK riporta di essersi sentita davvero frustrata durante la visione, a causa della mancanza di talenti MENA sul grande schermo:
Dall’uso dei rosari e della prostrazione nel momento della preghiera da parte dei Fremen, alla lingua molto simile all’arabo, alle frasi tratte da testi religiosi e all’uso dei veli, sembrava quasi che Dune traesse forte ispirazione dall’Islam, dal Medio Oriente e dalle culture nordafricane eppure, al tempo stesso, ci hanno cancellati dallo schermo.
Alle diverse accuse, il regista Denis Villeneuve ha risposto di aver agito in buona fede, col desiderio di rispettare il lavoro dell’opera originale scritta da Frank Herbert:
Ho cercato di rimanere il più fedele possibile alle immagini che avevo in mente quando ho letto il libro quando ero giovane. E questa idea che il mondo dei Fremen fosse in qualche modo ispirato alla cultura del Nord Africa e del Medio Oriente – cultura che amo profondamente, tra l’altro, perché è un mondo molto complesso – ecco, c’era questa idea che ci fosse qualcosa di potente proveniente dall’Africa nella mente di Frank Herbert. E ho cercato di rispettare le sue idee. Ecco perchè ho fatto questa tipologia di casting. E sento di averlo fatto in modo corretto. Sembra autentico, fedele e onesto rispetto al libro.
Ma, oltre a Furvah Shah, anche un’altra voce si è sollevata per parlare di questo argomento. Si tratta di Serena Rasoul, direttrice del casting e fondatrice di MA Casting, che afferma in un’intervista a Variety di essere rimasta molto delusa dalla non scelta di molti attori MENA. Per lei si è trattata di una vera occasione mancata per onorare una cultura così ricca. Anche la direttrice del MPAC Hollywood Bureau Sue Obeidi si trova d’accordo con le sue parole, definendo la scelta degli interpreti davvero sconcertante.
Oltre alla mancanza di attori MENA, Dune è stato criticato per aver apportato delle modifiche rispetto al materiale originale, che diminuiscono o erodono le influenze di queste culture. La conseguenza di alcune cancellazioni o modifiche, secondo lo scrittore Khaldoun Khelil, che si è occupato anche della scrittura di un gioco di ruolo basato sulla saga, è stata quella di aver appiattito la cultura Fremen e il messaggio anticoloniale di Herbert. Egli afferma:
Villeneuve capisce chiaramente che la fantascienza è uno specchio o un prisma meraviglioso per comprendere il nostro tempo […] Nel Caso di Dune, Villeneuve esprime il suo personale malcontento nei confronti del fanatismo e di coloro che lo sfruttano, e questo ha sostituito altri temi di Dune […] Se i Fremen sono ridotti a fanatici sfruttati, li spoglia non solo della loro essenza, ma ignora ciò per cui stanno combattendo. Combattono per la loro casa. Arrakis. Dune.
Fonte: Variety