Con il numero di novembre dell’Indagatore dell’Incubo, inizia una saga lunga un anno che ci accompagnerà allo storico numero 400. La fine del mondo sta arrivando
Era il lontano 1986 quando Dylan Dog fece la sua prima comparsa nelle edicole nostrane. Il personaggio creato da Tiziano Sclavi seppe subito imporsi come un’icona pop grazie alla mescolanza di elementi splatter, al carattere dannato ed idealista del protagonista, alle storie che a volte rientravano nell’ottica di quel fumetto horror americano degli anni 50/60 che tanto fece discutere e dal periodo molto proficuo a livello cinematografico di film horror. Dopo 30 anni di pubblicazione tra alti e bassi, il personaggio si è evoluto e trasformato, ha conquistato una platea internazionale, ha visto una trasposizione cinematografica Hollywoodiana senza contare i numerosi fan film a lui dedicati ed ha cambiato numerose volte pelle con pubblicazioni che spaziavano da maxi volumi ad almanacchi e speciali. Nel solco del rinnovamento della sua casa editrice (la Sergio Bonelli editore) anche Dylan Dog si prepara ormai dal 2013 (con l’albo “Una nuova vita”) ad un cambiamento importante che in questi giorni è sancito dal cosiddetto inizio del ciclo della meteora, fortemente voluto da Roberto Recchioni, curatore della testata proprio dal 2013.
La necessità di un ringiovanimento del protagonista è stata dettata in parte dal fatto che le storie erano spesso ormai copie di copie, trattando gli stessi temi in maniera diversa, ma anche dal fatto che il personaggio ormai era troppo legato ad un momento storico passato e spesso risultava anacronistico, se non addirittura una macchietta di sé stesso, senza riuscire a cogliere le sfumature della realtà odierna. Ecco dunque che la testata procede in un lento e graduale rinnovamento del protagonista e del suo mondo, sia a livello di contenuti che a livello di grafica e volumi a cominciare dal cambio della copertina degli albi mensili, affidata a Cavenago.
Si chiede agli sceneggiatori storici, come pure ai nuovi, di osare per non ricadere nei soliti cliché (in questo senso l’albo “Spazio Profondo” è una sorta di manifesto del nuovo corso) e di traghettare il protagonista verso nuovi orizzonti, portando il buon commissario Bloch al tanto agognato pensionamento, introducendo un nuovo villain col nome di John Ghost, avvicinando Dylan alla tecnologia ed agli orrori più moderni di un mondo caotico e frenetico. Tutte queste novità sono seguite dalla ricerca di una continuity che con il numero 387 dà il via al cosiddetto ciclo della meteora: una serie di 13 albi collegati che dovrebbe trasformare la vita del personaggio e del mondo che lo circonda.
Interessante la scelta di allegare dei tarocchi con questi numeri, come se questi albi fossero una sorta di salto nel buio, una esoterica divinazione di ciò che forse ci aspetta. Il numero 387 “Che regni il caos” è un ottimo punto di partenza, anche se troppo infarcito di citazioni prese a caso qua e là per strizzare l’occhio a quanto più pubblico possibile (si va dai Guns N’Roses passando per i Pokémon, Ritorno al futuro, L’Armata delle tenebre, etc.) e con una soluzione che risulta quantomeno improbabile ad un certo punto dell’albo (non vi diciamo nulla per non fare spoiler, ma è fin troppo palese). Nonostante questi elementi che propendono un po’ alla banalità, il numero scorre piacevolmente e si respira la volontà di cambiamento da parte dello staff, in particolare nota di merito per l’ottima gestione del nuovo supercattivo John Ghost, che funge da motore della storia.
Tutto comincia con un improbabile e brutale serial killer che scatena la sua furia per le strade di Londra, in una serie di tavole decisamente splatter (ottimi i disegni del duo Leomacs-Nizzoli) e naturalmente spetterà al nostro Dylan fermarlo; al contrario di come ci hanno abituato sulle pagine del fumetto, la vicenda si risolve velocemente e si pone l’attenzione su un Indagatore dell’Incubo investito da una celebrità improvvisa e dalle conseguenze che ne derivano. Tra isterie di massa, selfie ed interventi ai talk show, vedremo il protagonista impegnato a gestire questa ondata di attenzioni sulla sua persona ed al suo rapporto con John Ghost, che muove i fili di tutto il numero, come un vero “agente del caos”. L’orrore sanguinolento delle prime pagine va a braccetto con un orrore totalmente diverso, ma altrettanto disumanizzante come quello della massa inerme di fronte al potere dei social e dei messaggi distorti ben veicolati in grado di creare isterie e reazioni violente.
Dylan, che da sempre viene rappresentato come un impostore ed approfittatore dalla stampa inglese, si ritrova a diventare un esempio positivo che però viene manipolato per diffondere qualcosa di molto pericoloso ed è proprio questo il vero incubo che il nostro protagonista affronta in questo albo.
Personalmente il numero mi è piaciuto, peccato per delle piccole sbavature, accelerazioni improvvise del ritmo narrativo ed eccessive citazioni e rimandi che a volte sembrano troppo forzati, ma in fin dei conti il messaggio arriva forte e chiaro e non ci si annoia nella lettura.
Filosofiocco
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