È morto Sidney Poitier, primo afroamericano a vincere un Oscar

Il celebre attore ci ha lasciati a 94 anni. Sidney Poitier, indimenticabile interprete di Indovina chi viene a cena e La calda notte dell’ispettore Tibbs

Sidney Poitier

 Sidney Poitier, il primo attore afroamericano a vincere l’Oscar come miglior attore protagonista, è morto il 7 gennaio 2022 all’età di 94 anni. Protagonista di film entrati nella storia del cinema come Indovina chi viene a cena?, dove si raccontava l’amore della figlia di una coppia progressista (Katherine Hepburn e Spencer Tracy) con un medico nero e di molti altri film che hanno spianato la strada del successo a Hollywood ad attori e attrici afroamericani. L’Academy Award arriva nel 1964 per l’interpretazione ne I gigli del campo, film che gli è valso anche un Golden Globe.
Poitier è rimasto l’unico attore a vincere l’ambita statuetta fino al 1983, anno in cui è stato premiato Louis Gossett Jr. per il film Ufficiale e gentiluomo come miglior attore non protagonista.
Oltre a questo, Sidney Poitier ha vinto anche un altro premio Oscar (stavolta alla sua quarantennale carriera) nel 2002, ben dieci Golden Globe e sei Bafta. Nel 1974 fu nominato Sir e nel 2009 Barack Obama lo ha insignito della medaglia presidenziale della Libertà.

Poitier Obama

Nato a Miami il 20 febbraio 1927 da modesti commercianti bahamiani, con la famiglia si spostò prima nelle natie Bahamas e poi di nuovo a Miami, fu però a New York che scoprì la passione per la recitazione dopo un’adolescenza ai margini della legalità e l’esperienza nell’esercito, lavorò come addetto alle pulizie all’American Negro Theater scambiando il compenso con le lezioni di recitazione. Il debutto fu attraverso il teatro e poi ottenne piccole parti in televisione, mentre il suo primo ruolo cinematografico fu quello di un liceale problematico nel film Il seme della violenza (1955). La prima nomination all’Oscar arrivò presto, nel 1959 con La parete di fango dove interpretava con Tony Curtis un detenuto in catene che fuggono dopo un incidente, un film che denunciava il razzismo ancora imperante negli Usa e conquistò nove nomination e due statuette. Nello stesso anno dimostrava poi di sapere cantare e ballare nel musical di Gershwin Porgy & Bess con Dorothy Dandridge.

Gli anni Sessanta sono stati il decennio che ha visto brillare l’attore con la statuetta per il film di Ralph Nelson che raccontava l’incontro tra un operaio viandante e un gruppo di suore tedesche che decidono sia stato mandato da Dio per costruire una chiesa. A contribuire alla performance da Oscar anche la sua voce che rese celebre in tutto il mondo il gospel Amen. Solo nel 1967 uscirono tre film diversissimi: il poliziesco La calda notte dell’ispettore Tibbs di Norman Jewison, La scuola della violenza di James Clavell, in cui interpretava un professore in una scuola problematica di Londra e il cult con Spencer Tracy e Katharine Hepburn che ottenne dieci nomination e due premi Oscar. “L’industria cinematografica non era ancora pronta per elevare più di una personalità dalle minoranze al rango di star –  ha raccontato Poitier nella sua autobiografia This Life  – All’epoca assecondavo le speranze di un intero popolo. Non avevo alcun controllo sul contenuto dei film (…) ma potevo rifiutare un ruolo, cosa che ho fatto molte volte”.

Eppure nonostante sia indiscusso il valore di Poitier nel far crollare una serie di barriere nei confronti degli afromericani, l’attore fu bersaglio anche di critiche. Accusato di non essere politicamente più radicale alla fine degli anni ’60 tanto da decidere di uscire dai riflettori, scegliendo di vivere alle Bahamas per un periodo prima di tornare a Hollywood. D’altronde se da un lato c’era chi lo criticava per il suo poco impegno alla causa, dall’altro Poitier fu anche attaccato dai razzisti e la sua prima moglie, Juanita, subì delle minacce con tanto di croce bruciata nel prato davanti a casa.

 

Fonte: La Repubblica


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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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