Dopo una grande attesa da parte dei fan di tutto il mondo, finalmente è uscito su Netflix l’attesissimo El Camino – Il film di Breaking Bad. Nel lungometraggio di due ore vedremo cos’è successo a Jesse Pinkman dopo l’incredibile finale della serie
Vince Gilligan finora ha avuto sempre una grandissima qualità: quella di saperci stupire. Di lasciarci a bocca aperta, nonostante sullo schermo si susseguissero scene atroci e di un’amarezza unica. Insieme al suo team creativo ci ha donato una delle serie TV più belle di sempre, quel Breaking Bad preso come pietra di paragone verso l’eccellenza. Cinque stagioni superlative, mai una flessione nella storia, un racconto sorprendente, crudo, appassionato. Restare impassibili di fronte a Breaking Bad è sostanzialmente impossibile.
Non pago di aver creato un vero e proprio capolavoro, ha deciso di concedere il bis con quel gioiello che è Better Call Saul, uno spin-off che attinge a piene mani dalla serie madre, ma che riesce ad avere un’anima e una dignità tutta sua, che cresce episodio dopo episodio, facendoti legare in modo forse indissolubile, a quell’impiastro di Jimmy McGill.
Dunque per ben due volte siamo stati rapiti dal fascino di Albuquerque: ormai, da quelle parti, siamo decisamente di casa. Mancava solo un piccolo tassello per avere il mosaico completo: capire che fine avesse fatto Jesse Pinkman dopo lo straordinario ultimo episodio di Breaking Bad. Tutti ci siamo chiesti cos’avesse combinato dopo quel finale perfetto. Abbiamo fatto discussioni, teorie, supposizioni per ben sei anni, finché Gilligan – sempre lui – non ha deciso di accontentare i suoi fan con un film evento, che avrebbe seguito le vicissitudini di Jesse proprio dall’attimo successivo alla grande fuga.
Ecco, il punto è che forse i fan non andrebbero sempre accontentati.
E lo dico io, che ho esultato come un tifoso durante la finale di Champions League quando mi hanno regalato l’action figure di Heisenberg o quando mi tremava la voce quella volta in cui ho avuto la fortuna di scambiare quattro chiacchiere con Giancarlo Esposito (il magnifico Gus Fring). Sono un fan della serie, so a memoria le battute e no, non dovrei assolutamente essere preso in considerazione. Troppo di parte, troppo coinvolto. Come me, chissà quanti in giro per il mondo.
Ecco, non bisognerebbe starci ad ascoltare, quando facciamo le nostre folli richieste.
Perché il finale di Breaking Bad è stato semplicemente perfetto e non c’era assolutamente bisogno di aggiungere altro. Gilligan aveva saputo fermarsi in tempo, dosare il tempo a sua disposizione, modellare una storia dall’inizio alla fine con una precisione incredibile.
Sì, Better Call Saul come detto è un gioiello, ma è un’altra cosa.
Breaking Bad era finito e forse non c’era davvero bisogno di questo film.
Che ha una regia impeccabile e una fotografia incredibile, sia chiaro: probabilmente dal punto di vista tecnico è il miglior film Netflix mai realizzato (e qui riesco quasi a sentire i malvagi dire “e ci voleva poco…”), ma che non aggiunge, né toglie nulla a quella straordinaria saga. Ciò che viene raccontato appare quasi superfluo, nonostante sia lodevole l’intenzione di scandagliare la psiche di un ragazzo spezzato, nel fisico ma soprattutto nell’anima: quante ne ha passate Jesse? Tante, troppe, per una sola vita.
Probabilmente meritava un lieto fine o quantomeno una pace che ha cercato d’inseguire per tutta la vita… o quantomeno da quando ha avuto la sfortuna d’imbattersi in Walter White, l’uomo che quella vita gliel’ha distrutta. Ma forse Jesse si sarebbe distrutto da solo.
Una siringa di troppo. Una striscia di troppo. Una meth di troppo. Forse sarebbe morto di overdose e in qualche modo (perverso) Heisenberg lo ha tenuto in vita. Non lo so.
Fatto sta che Jesse meritava un po’ di pace, un po’ di tranquillità. E quindi rieccolo in fuga: dalla legge, dal suo passato, da una prigionia atroce, disumana. Rieccolo guardare dentro di sé, maledicendosi. Gli occhi sono sempre quelli.
Ora sappiamo tutto. Ma forse, in alcuni casi, tutto è meglio non dirlo, soprattutto se si è stati protagonisti di uno dei migliori finali della storia.
In bocca al lupo, Jesse.
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