Sogno o realtà? A conferma che ad Etna Comics tutto è possibile è stata la presenza di un ospite d’eccezione: Tanino Liberatore
Incontenibile, infaticabile. Il Maestro Tanino Liberatore è stato uno degli ospiti di punta del festival catanese 2023 che ha regalato momenti unici all’intera manifestazione. Giorni pieni di incontri con i fan e talk in cui non si è mai risparmiato.
Partiamo con il dire che quando ci si ritrova al cospetto di chi ha contribuito a riscrivere l’arte del fumetto, ci si sente sempre impreparati. La nostre convinte conoscenze sono diventate di colpo balbuzienti fin quando lui ha sciolto tutto con il suo navigato approccio verso chi, come noi, lo ha ringraziato per aver donato una visione del mondo altra da tutto. Insomma Maestro, grazie. Lei ha segnato la mia adolescenza, gli ho detto timidamente. Che cazzo, così mi fai sentire vecchio, è stata la sua risposta.
Tanino Liberatore, al secolo Gaetano Liberatore, classe 1953, con la sua arte ha marchiato in modo indelebile la storia del fumetto dal finire degli anni Settanta in poi. Ha esordito su Cannibale, rivista fondata da Stefano Tamburini. È sulle pagine di questa segnante pubblicazione che vide la luce Ranxerox, l’androide nato dai pezzi di una fotocopiatrice e da componenti bioelettronici. Un personaggio sboccato, scomodo e oltremodo anticonformista di cui Liberatore divenne unico artefice dopo averne condiviso i natali con lo stesso Tamburini e Andrea Pazienza. Ranxerox migrò poi su Frigidaire, rivista che ha rideterminato i paradigmi artistici e letterari dell’Italia del Novecento.
«Tuttavia io non sono un fumettista –, ha detto Liberatore durante il panel catanese dedicato alla sua carriera moderato da Sergio Algozzino – Mi sento più come un fotografo. Sono molto viscerale, non sono un disegnatore di fumetti, non sono un autore. MI sento più fotografo che regista.»
Liberatore ha raccontato il suo vissuto colmo di visioni, incontri e scelte sul momento anche inconsapevoli. Riconosce oggi di aver preso parte a un cambiamento epocale con la sua arte, ma in quegli anni la corrente era così forte che il dissenso era quasi un atto obbligatorio ed è avvenuto tutto naturalmente.
Come diceva Dalla, l’impresa eccezionale è essere normale. Questo è quello che ho pensato quando alla domanda, quali sono gli autori che ti hanno maggiormente influenzato, Liberatore ha risposto citando Michelangelo e Caravaggio.
«Ma non c’è chissà quale aneddoto da condividere, è stata la televisione – dice Liberatore, la miniserie Rai su Michelangelo interpretato da Gian Maria Volontè. E ricordiamoci sempre che Michelangelo considerava la pittura una merda – ha precisato il Maestro – perché la vera arte è la scultura. Tuttavia, il Giudizio Universale, i suoi dannati, sono rimasti per sempre impressi nella mia mente. Io cercavo di ricopiare tutto quello che mi ricordavo guardando quella mistura strana per i tempi ,tra documentario e sceneggiato televisivo.»
«Se invece vogliamo parlare di fumetti, intanto l’unico che leggevo da piccolo era Il Grande Blek, le strisce con protagonista Blek Macigno» (personaggio ideato dal gruppo EsseGesse). Fumettisticamente parlando, sei stato influenzato da qualcuno? «Mi sento di citare William Hogarth, Alex Raymond e sicuramente il racconto a fumetti “The Long Tomorrow “di Dan O’Bannon illustrato da Moebius.»
Com’è nato il contatto che ha portato alla collaborazione per Cannibale? «Quando mi sono ritrovato a fare fumetti è stato tutto molto viscerale. Sono stato io ad aver contattato Andrea Pazienza, avevo ancora il suo numero di casa dai tempi delle medie. All’incontro con Stefano Tamburini, portai una cartella con delle tavole, soprattutto ritratti di musicisti.»
A questo proposito la domanda di Sergio Algozzino è stata d’obbligo: Come si è arrivati a The Man From Utopia di Frank Zappa? «Come? Pensate che io al primo concerto di Frank Zappa ho realizzato un disegno per venderlo». E a proposito di musica, cosa ti senti di citare?
«Frank Zappa ovviamente ma anche David Crosby, Miles Davis e Robert Wyatt. Tutti musicisti che prendono tutto da tutti.»
E dal punto di vista cinematografico, cosa ha suggestionato la tua visione? «Di riflesso, i film che vedevo in televisione. I Dieci Comandamenti, Ercole alla conquista di Atlantide. Al cinema da studente ci andavo sempre per le pellicole di seconda visione. Mi colpì tantissimo per la scenografia Addio fratello crudele. Il Padrino però rimane il mio film preferito e a seguire Un tranquillo weekend di paura, Un uomo chiamato cavallo, Soldato Blu e Il piccolo grande uomo. Ovviamente tutti i film di Sergio Leone.»
Con il sorriso di chi la sa veramente lunga, Tanino Liberatore ha salutato i suoi fan di cui ricorderò per sempre l’espressione grata. Perché l’arte, in tutte le sue forme espressive, riempie le nostre vite, accende la nostra rabbia, ci consola nei momenti di disperazione. Artisti come Tanino Liberatore sono il nostro passato e futuro, che altrimenti sarebbero un enorme vuoto di passaggio su questa Terra.