Scrivere Wonder Woman è dannatamente difficile. Se mi passate la similitudine, c’è chi la considera poco più di un Thor in gonnella. Ma al di là del costume variopinto e delle armi leggendarie, la difficoltà è un’altra: il lettore medio di fumetti si lascia intimidire dalla forma fisica e dall’attitudine di un’Amazzone guerriera. Possiamo ritenerci evoluti quanto vogliamo, ma sappiamo che una donna chiamata a fare il lavoro di un uomo ci intimidirà sempre… E pensate che inferno i comprimari, o peggio gli antagonisti: solo uomini, non si può prescindere dall’energia sessuale, solo donne, ci mancano solo gli unicorni per il nuovo numero di Iridella.
Insomma una serie di complicazioni che ne hanno fatto un personaggio sempre complicato da gestire. Se guardo indietro, solo le rese di Pérez e Byrne mi sembra abbiano fatto un ottimo lavoro. Ma devo guardare parecchio indietro. Di certo non nel periodo New 52, dove la banalizzazione dello storytelling ha rischiato di affondare il multiverso DC nel bleed Image.
Questo nuovo Rebirth invece ci riporta un Greg Rucka che ha sempre avuto un rapporto a doppio filo con l’amazzone di Themiscyra: l’idea di alternare un’uscita dedicata al nuovo Year One con una storia di matrice più moderna al’interno della stessa numerazione mensile è un’esperienza inedita ma un esperimento felice. Al di là che mostrare due punti di vista differenti trasmette un segnale d’incertezza non calcolato, le due storie – grazie a qualche rimando – si reggono bene. Greg Rucka riesce a creare dei buoni dialoghi e mentre l’ennesima narrazione delle origini di Wonder Woman somiglia troppo a una storia di appendice, l’avventura che la vede contrapporsi a Cheetah, al contrario è intrisa di maturità. La magia, la corruzione umana, la compassione squisitamente femminile rendono la storia profonda ed avvincente. Le matite di Liam Sharp poi contribuiscono a rendere la figura dell’amazzone giunonica e ben equilibrata. La narrazione a volte procede lenta e la sensazione di base è che forse un numero in meno avrebbe reso più equilibrato il plot. D’altra parte, il rilancio DC è in grande stile e finalmente, l’ennesima serie dedicata al duo Superman/Batman, lascia spazio a Trinity, dove le tre punte di diamante di casa DC riescono a confrontarsi e brillare di luce propria senza sovrapporsi necessariamente.
In parte è merito del nuovo film (ne parliamo qui) che è approdato nelle sale giovedì 1 giugno, se finalmente riusciamo ad avere una razione di Wonder Woman degna del personaggio. In parte è anche dovuta al rilancio, e al ruolo che probabilmente l’Amazzone ricoprirà. L’essersi ritrovata improvvisamente vedova del Superman che amava, la rende senza’altro più vulnerabile e umana.
In generale, anche se credo siamo ancora in una fase di riscaldamento, Greg Rucka vorrebbe proprio questo: creare una figura orgogliosa e indipendente, ma assolutamente non algida e iper autonoma.
Il solo punto oscuro rimane la scelta del serial alternato: un episodio della storia contemporanea e uno sulle origini, che onestmanete, avrei preferito vedere fuso in un’unica soluzione. Ma come dicevo, scrivere Wonder Woman non è per nulla facile. Forse però il buon Greg si sta pericolosamente avvicinandosi a farlo.
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