I Fantastici Quattro: Gli Inizi – Il nuovo (retro)futuro

I Fantastici Quattro: Gli Inizi è uno dei film più attesi dei prossimi mesi, nonché la speranza dei Marvel Studios di tornare in carreggiata, per arrivare pronti ai maxi-eventi che saranno Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars.  Entertainment Weekly ha condiviso delle nuove immagini dal set e un’intervista esclusiva col cast: godiamocela!

I Fantastici Quattro: Gli Inizi

I Fantastici Quattro: Gli Inizi è senz’altro il cinecomic più atteso dei prossimi mesi, fianco a fianco con il Superman di James Gunn. Un reboot cruciale per i Marvel Studios, e necessario dopo il disastro dell’ultimo film dedicato ai quattro supereroi (era il 2015, e il film raggiunse solo il 9% di gradimento su Rotten Tomatoes), e gli insuccessi degli ultimi tempi.

Il film è diretto da Matt Shakman su sceneggiatura di Josh Friedman e Cam Squires, e soggetto di Jeff Kaplan e Ian Springer. Il cast, cosa ormai più che nota, comprende Pedro Pascal (Reed Richards/Mister Fantastic), Vanessa Kirby (Sue Storm/La Donna Invisibile), Joseph Quinn (Johnny Storm/La Torcia Umana) ed Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm/La Cosa).

Negli ultimi mesi, per mantenere alto l’hype, sono state condivise solo poche cose: qualche immagine del cast, qualche trailer, rumours sparsi; ma grazie a Entertainment Weekly, che ha intervistato Shakman in esclusiva, possiamo mostrarvi nuove immagini dal set.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi

I Fantastici Quattro: Gli Inizi – Dettagli dal set

A settembre 2024, Christian Holub di Entertainment Weekly ha potuto visitare il set, proprio in occasione dell’intervista di cui vi parlavamo, e ne ha parlato entusiasticamente.

Il laboratorio di Reed Richards pare essere una vera meraviglia, suddiviso in tre sezioni che sono organizzate secondo i colori primari: la camera rossa è per la ricerca, con invenzioni sparpagliate sui tavoli; la gialla è una sorta di pensatoio, piena di lavagne ricoperte di equazioni complesse; infine, la camera blu è per il monitoraggio, e contiene svariati schermi e sofisticati dispositivi di comunicazione.

È questo il set in cui si muovono i personaggi ne I Fantastici Quattro: Gli Inizi, questo il punto da cui tutto parte.
«Stiamo girando una scena parecchio cruciale, che in gergo tecnico chiamiamo ‘il momento del tutto è perduto’. Il piano che pensavi avrebbe funzionato fallisce, e devi inventarti qualcos’altro. La pressione sui nostri eroi è al massimo» aveva spiegato Shakman a Holub, riferendosi al ciak appena concluso.

La Prima Famiglia della Marvel sta per tornare sul grande schermo per cercare di ispirare lo stesso senso di meraviglia che aveva suscitato al loro debutto negli anni ’60 – salvando anche l’MCU, nel mentre – e può farlo solo rendendo il futuro di nuovo entusiasmante, guardando a un glorioso passato.

Il film punta infatti a ottenere risultati mai raggiunti dai tre che lo hanno preceduto – quattro, se si considera il B-movie a basso budget degli anni ’90, mai distribuito -, poggiandosi su quella magia che Stan Lee e Jack Kirby hanno fatto nel 1961, quando Marvel Comics neppure esisteva.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi sceglie di ripartire da lì: non solo dal materiale di Lee e Kirby ma, cosa più importante, da quelle atmosfere e da quello spirito, sperando di ripristinare l’incantesimo. 
I Fantastici Quattro: Gli Inizi

I Fantastici Quattro: Gli Inizi e il (retro)futuro

Per descrivere l’ambientazione, Holub ha usato il termine “(retro)futuro”, proiettandoci quindi direttamente in un passato che però condivide la tecnologia del futuro. La versione anni ’60 dello steampunk, in pratica.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi è infatti ambientato negli anni ’60, ma non nei nostri, né tantomeno sulla stessa Terra di Iron Man o Avengers. Siamo altrove nel Multiverso, e in questa linea temporale, Reed Richards ha inventato tutte quelle invenzioni futuristiche che nella nostra sono solo state immaginate dagli artisti di quegli anni.

Parliamo quindi di un’estetica retrofuturistica, che Shakman ha descritto come il punto in cui “Kirby incontra Kubrick“, con il fumetto originario e 2001: Odissea nello spazio come riferimenti.

«Sapevamo che saremmo stati su un’altra Terra, quindi avevamo l’opportunità di reinventare l’aspetto degli anni ’60», dice Shakman. «Ero davvero interessato a immaginare i Fantastici Quattro come astronauti.

Invece di Neil Armstrong e Buzz Aldrin che vanno sulla Luna, e se fossero stati Reed, Sue, Johnny e Ben i primi a viaggiare nello spazio, i primi a spingersi oltre quei confini?»

Holub racconta poi quello che ha potuto vedere sul set (vi avverto: a me ha fatto non poca invidia):

«A pochi passi dal set dove il cast stava girando quella scena, si trova un laboratorio che ospita alcune delle invenzioni di Reed. C’è per esempio il robot H.E.R.B.I.E. (Humanoid Experimental Robot B-Type Integrated Electronics), un androide animatronico comandato a distanza, che può sfrecciare su ruote.

Inoltre, ci sono due diversi modelli della Fantasticar: uno con l’abitacolo costruito per intero, in cui gli attori possono sedersi, e uno in versione semplificata per le riprese con effetti speciali più complessi. La Fantasticar è l’esempio perfetto del gestalt retrofuturista di questo film, che fonde dettagli d’epoca in stile Mad Men con invenzioni alla Jetsons.»

La famiglia al centro di tutto

Un altro degli aspetti che Shakman ha voluto riportare al centro è il fatto che i Fantastici Quattro siano, in primis, una famiglia: laddove gli Avengers sono amici/colleghi/compagni, e gli X-Men sono insegnanti e studenti di una scuola, i Fantastici sono legati da una dinamica totalmente diversa.
Fondamentale, in tal senso, è stata la scelta del cast:
«Il casting è stata la sfida numero uno; non si trattava solo di trovare chi fosse il miglior Ben e chi il miglior Johnny, ma anche chi rappresentasse la famiglia migliore. Chi era la miglior coppia? Quali attori funzionavano meglio come fratelli e zio onorario? È stato davvero gratificante vedere la straordinaria chimica che i quattro protagonisti hanno avuto fin dall’inizio.»
I Fantastici Quattro: Gli Inizi
Ebon Moss-Bachrach, che interpreta Ben Grimm, ha parlato del processo di casting con entusiasmo, dichiarando che la parte difficile è arrivata dopo:

«Non ho mai collaborato con così tante persone, letteralmente centinaia, tra artisti dell’animazione e designer. Si è trattato di un vero lavoro di squadra. Anche se c’è molto motion-capture, i pezzi del costume erano veri. Sul set avevamo sempre un costume che riproduceva le proporzioni reali, così potevamo vedere se funzionava.

[…] Sono rimasto molto colpito dalla serietà e dedizione con cui tutti i designer hanno reso il personaggio umano e inumano al tempo stesso.

[…]Jack Kirby scrisse questo personaggio come una sorta di omaggio verso suo padre e le strade in  cui era cresciuto; io sono un newyorchese, e ho passato tantissimo tempo sulla Essex, sulla Delancey, sulla Clinton. Quindi per me era come essere a casa: gli scenografi hanno fatto un ottimo lavoro.

Era meraviglioso camminare per la strada e ritrovare il cappellaio, il pescivendolo… Ero sconvolto dal fatto che fossimo fuori Londra, perché sembrava davvero di essere nel Lower East Side.»

Non che il lavoro sulla Torcia Umana fosse più semplice; perlomeno, Joseph Quinn se l’è cavata senza che gli dessero fuoco… spesso. Il suo è un Johnny Storm sicuramente diverso da quello che Chris Evans portò sul grande schermo nel 2005 e nel 2007, proprio perché l’attore ha voluto dargli una vibe diversa:

«È un uomo che si comporta con spavalderia, il che a volte può risultare provocatorio. Ma è anche divertente», dice Quinn. «Io e Kevin [Feige] stavamo parlando delle versioni precedenti del personaggio e di dove ci troviamo oggi a livello culturale. In passato, Johnny era un donnaiolo spericolato: questo è ancora considerato affascinante? Non credo.

Questa versione di Johnny è meno insensibile nei confronti dei sentimenti altrui e, si spera, ha una maggiore consapevolezza di cosa stia realmente spingendo quel suo bisogno di attirare l’attenzione.»

Un Johnny che è anche molto intelligente, e non si trova sulla nave spaziale per puro caso. Del resto, in alcune storie dei fumetti è proprio lui a risolvere la situazione, sebbene con l’immancabile punta di humour. Dopotutto, sarà anche giovane, ma è pur sempre il fratello di Sue.
I Fantastici Quattro: Gli Inizi
Sue Storm, che sarà pure invisibile per via dei poteri, ma sicuramente non lo è a livello di personalità e capacità. In questa linea temporale, ha ottenuto risultati importantissimi anche in ambito politico, contribuendo a raggiungere la demilitarizzazione globale e la pace. Se non è in linea coi tempi questo!
«Se portassimo sullo schermo la stessa Sue degli anni ’60, tutti penserebbero che è uno zerbino» dice Vanessa Kirby.«Quindi, trovare il modo di catturare l’essenza di ciò che ha rappresentato per ogni generazione, in periodi in cui la politica di genere era diversa, e incarnare tutto questo oggi, è stata una delle più grandi gioie di questo ruolo.»
Anche perché, tocca dirlo, senza Sue, Reed non funziona: se lui è quello con la maggior intelligenza scientifica sul pianeta, lei è sicuramente quella con la maggior intelligenza emotiva (lo dice anche Shakman); e a prescindere da cosa ne pensi ancora oggi il mondo, la prima senza la seconda è piuttosto inutile.
Sebbene, infatti, Reed Richards sia descritto da Shakman come la combinazione di Steve Jobs, Albert Einstein, e Robert Moses, Sue aggiunge qualcosa di necessario a lui e al resto del team.
I Fantastici Quattro: Gli Inizi
Tra le altre cose, pare che I Fantastici Quattro: Gli Inizi dia spazio anche alla sua gravidanza, che in qualche modo fa emergere il personaggio di Malice:

«Una delle cose che amo di più nella storia di Sue è quando diventa Malice, e tutta la sua parte oscura viene fuori. Ero ossessionata da quel capitolo della sua vita. Quindi volevo essere sicura che ci fossero delle sfumature di Malice in lei, che non fosse solo lo stereotipo della brava madre dolce.

Sono sempre stata davvero interessata alla complessità della femminilità, e a come si possa essere entrambe le cose. Come si possa essere tutto: non solo la donna forte, invincibile e potente, ma anche una madre che dà alla luce un figlio, che di per sé è un atto da supereroe.

Amo il fatto che questi personaggi siano esseri umani reali, in una famiglia incasinata, che litiga, cerca di risolvere le cose e commette errori.»

Se tutto questo funziona, I Fantastici Quattro: Gli Inizi potrebbe non solo risollevare le sorti dell’MCU, ma portare la Prima Famiglia al successo cinematografico mai raggiunto. Non per dare a lui tutto il peso, ma Pedro Pascal è bravo in queste magie, e lo ha dimostrato già varie volte.

«Mi ha davvero intimidito» dice Pedro Pascal sul ruolo di Reed Richards. «Ho fatto affidamento sulle persone che avevo intorno per restare ancorato all’esperienza e riuscire a superarla.

Sono entrato in qualcosa come Game of Thrones, poi nei primi giorni di Netflix con Narcos, e poi Star Wars e il mondo dei videogiochi con The Last of Us, e ogni volta ho pensato che non avrei potuto affrontare qualcosa di più intimidatorio rispetto alla precedente.

Sono tutte esperienze in qualche modo spaventose, perché desideri davvero rendere felice il pubblico, specialmente quando si tratta di qualcosa di molto conosciuto e con aspettative particolari: vuoi che quelle aspettative vengano soddisfatte.

Ma vuoi anche restare autentico e offrire il meglio possibile a chiunque voglia lasciarsi intrattenere da una storia e viaggiare con te.»

Con Pedro Pascal, noi viaggeremmo fino in capo al mondo; ed è sicuramente uno dei motivi per cui non vediamo l’ora che arrivi I Fantastici Quattro: Gli Inizi. Sicuramente, non l’unico: l’entusiasmo del regista e degli attori ha preso anche noi.

E voi, che ne dite?

Fonte: Entertainment Weekly


Sfoglia tutti i film recensiti da MegaNerd!
Avatar photo

Claire Bender

Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *