Il Corvo non è stato solo Brandon Lee: ecco tutti i film ispirati al fumetto

Il 28 agosto approderà nei nostri cinema The Crow – Il Corvo, nuovo adattamento cinematografico del fumetto di James O’Barr con protagonista Bill Skarsgård. Per l’occasione la redazione di MegaNerd ripercorrerà insieme a voi la produzione delle precedenti trasposizioni, quindi allacciate le cinture che si parte!

speciale il corvo film

Molti di voi saranno in vacanza al momento, rilassandosi in spiaggia o in montagna. Ma sicuramente saranno a conoscenza del fatto che a fine mese, precisamente il 28 agosto, il reboot cinematografico ispirato all’immortale graphic novel di James O’Barr, The Crow – Il Corvo, farà capolino nei nostri cinema.

Purtroppo, fin dal suo annuncio, la pellicola di Rupert Sanders con protagonista Bill Skarsgård è stata accolta con molto scetticismo, a causa di atmosfere ben lontane non solo dal fumetto originale, ma anche dal seminale film con Brandon Lee, capostipite della serie. Al momento non possiamo sapere in che modo sia strutturata la nuova pellicola e col beneficio del dubbio non vediamo l’ora di dargli un’occhiata.

Nell’attesa, però, vorremmo ripercorrere con voi tutte le trasposizioni cinematografiche legate al franchise de Il Corvo, partendo ovviamente dalla prima mitica pellicola di Alex Proyas.


IL CORVO (Alex Proyas – 1994)

Il film che ha dato inizio a tutto, portando l’opera di O’Barr agli onori della cronaca. La storia in questo caso la conosciamo tutti, ma se così non fosse vi rimando ai miei due speciali relativi al graphic novel e alle differenze di questo con la pellicola in questione.

Cominciando dall’inizio, pare che l’autore avesse già avuto un incontro, in tempi non sospetti, con un grande studio per la produzione di un adattamento, ma se ne allontanò quasi subito dopo che la produzione aveva avanzato una versione musical con Michael Jackson come protagonista. Più o meno nello stesso periodo, lo scrittore John Shirley propose una storia dal titolo Angry Angel alla Caliber Press (editore dell’opera di O’Barr), che però lo rifiutò a causa delle somiglianze con Il Corvo. Allora, incuriosito, Shirley cercò il fumetto e, dopo averlo letto, propose ad O’Barr il suo aiuto per cercare di adattarlo in un film.

L’autore fu molto propositivo verso Shirley, così insieme decisero di contattare il produttore Jeff Most, rifiutando nel frattempo un’offerta piuttosto significativa dalla New Line Cinema, a causa di divergenze creative. O’Barr supervisionò tre diversi trattamenti di sceneggiatura di Shirley e Most prima di decidere di provare a redigerne una in prima persona, modificando le prime due bozze. Al trio si unì il produttore Edward Pressman, il quale si adoperò nel dare ulteriore slancio a The Crow. Questo incontro mise anche da parte Shirley, il quale fu licenziato durante lo sviluppo per essersi scontrato con uno dei responsabile dello studio di Pressman.

David J. Schow, scrittore splatter-punk, fu allora coinvolto per terminare lo script. Su suggerimento di Most, Pressman cercò principalmente registi di video musicali e spot pubblicitari per la direzione della pellicola; Fu allora che il cineasta australiano Alex Proyas venne assunto per dirigere il film. La Paramount Pictures acquistò i diritti di distribuzione e fissò una data di uscita per l’agosto del 1993.

Per la parte del protagonista furono presi in considerazione sia River Phoenix che Christian Slater. Mentre la candidatura di Slater venne quasi data per certa, si unì ai provini un altro attore, allora conosciuto più che altro per essere il figlio del leggendario Bruce Lee: Brandon Lee.

Proprio O’Barr non sembrava troppo convinto del coinvolgimento di Lee, in quanto non pensava sarebbe stato adatto al materiale. Tuttavia, Lee fece un provino pazzesco, desideroso di lasciarsi alle spalle i film d’azione per immergersi in parti più drammatiche. Poco da dire, il suo carisma conquistò O’Barr e poco dopo gli fu assegnato il ruolo.

Lee perse circa 10 chili per interpretare il protagonista Eric Draven e lavorò a stretto contatto con la troupe per dare forma al film, co-coreografando le sue sequenze d’azione con Jeff Imada ed eseguendo la maggior parte dei suoi stunt, chiedendo infine di rimuovere una sottotrama a causa di alcuni stereotipi razziali.

La produzione fu però funestata da diversi problemi, dove il set allestito a Wilmington (in Carolina Del Nord) fu devastato da un violento nubifragio che protrasse a dismisura le riprese (sforando il budget). Quella che si vede nel film, infatti, è pioggia vera legata proprio a questo catastrofico evento. Eppure il peggio doveva ancora arrivare.

Il 31 marzo 1993, quando mancavano appena tre giorni alla fine delle riprese del film, Brandon Lee venne accidentalmente ucciso da una pistola che doveva essere caricata a salve.  La tragedia fu causata da una disattenzione dello staff, che non aveva controllato con la perizia necessaria l’arma che doveva servire per la scena.

Non avendo colpi a salve, alcuni membri della troupe comprarono proiettili veri rimuovendone la polvere da sparo, al fine di ricongiungere il proiettile alla capsula a percussione. Pare che la pistola fosse stata usata in più riprese, ma all’interno della canna rimase bloccato un proiettile. A causa della breve distanza e della canna ostruita, una carica a salve fu sufficientemente forte da far partire il proiettile bloccato che colpì Brandon all’addome. Almeno questo è quanto riporta la versione ufficiale, benché molti dubbi permangano ancora oggi.

La scena fatale è quella che vede Eric rincasare con la spesa, mentre i balordi erano intenti a stuprare la sua amata Shelly. Fu Michael Massee (interprete di Funboy) a sparare e, del tutto inconsapevole, colpì Lee ferendolo gravemente. Trasportato d’urgenza in ospedale, l’attore morirà purtroppo 12 ore dopo, provocando una forte depressione in Massee, che non si riprenderà mai dall’accaduto.

Con la morte di Lee, ultimare il film divenne piuttosto arduo, non solo perché alcune parti del deceduto attore dovevano essere completate ma anche perché alcuni interpreti non parteciparono alla sua conclusione. Sofia Shinas (Shelly), che assistette al dramma, si rifiutò di proseguire e tornò a Los Angeles, mentre Ernie Hudson (il poliziotto Albrecht) abbandonò il set per motivi familiari legati alla morte di suo cognato. A due mesi dal decesso dell’attore, la troupe, anche per volere della fidanzata di Brandon, Eliza Hutton, si prefisse di portare a compimento l’opera e i restanti attori continuarono a parteciparvi, compreso Michael Massee, il quale è venuto a mancare nel 2016 a causa di un tumore.

Grazie all’aggiunta di scene inizialmente scartate e dei montaggi digitali, Il corvo poté essere ultimato con un costo di 8 milioni di dollari supplementari, portando il budget totale della pellicola a 23 milioni di dollari. Inoltre, in molte parti del film, quando ripreso di spalle o in penombra, il ruolo di Eric venne affidato agli stuntmen Chad Stahelski e Jeff Cadiente, grandi amici di Lee (il primo oggi rinomato regista della saga di John Wick).

Alla sua uscita Il Corvo fu un successo, sia di critica che di pubblico, incassando oltre 90 milioni di dollari (una cifra di tutto rispetto per l’epoca), e diventando presto un’icona culturale degli anni ’90. Il suo successo ha generato un romanzo scritto da Kenneth Roycroft, che segue le vicende del film, una serie a fumetti dell’Image e uno show TV durato solo una stagione che ha visto il ritorno di Eric Draven, stavolta interpretato da Mark Dacascos. Di seguito potete vederne l’intro.


IL CORVO 2 (Tim Pope – 1996)

Dopo l’uscita del primo film, nonostante la morte del suo protagonista, il produttore Pressman e lo scenografo Alex McDowell, decisero di tornare sulla scena del delitto (perdonate il gioco di parole) impegnandosi nel far rivivere Il Corvo in una sorta di remake, cambiando storia e personaggio principale.

Venne così contattato lo sceneggiatore David S. Goyer per imbastire la storia, il quale avrebbe forse dovuto occuparsi anche della regia.

Inizialmente, nei piani di Goyer, doveva essere Sarah a vestire i panni del Corvo, creando così anche un seguito diretto col suo predecessore. La cosa, però, non piacque ai produttori e fu così che Goyer ideò i personaggi di Ashe e Danny Corven, fratelli che venivano uccisi in una Los Angeles distopica per mano del boss Judah Earl. L’idea era poi quella di far resuscitare Ashe e di farlo combattere contro i redivivi Grange e Top Dollar (personaggi apparsi nel primo film interpretati rispettivamente da Tony Todd e Michael Wincott) tornati in vita anche loro. Questa idea venne subito scartata, decidendo di rimuovere questi personaggi e di rendere Danny il figlio di Ashe, anziché suo fratello.

Terminata la sceneggiatura, Goyer non fu confermato alla regia, preferendogli invece il regista di videoclip Tim Pope, che riuscì comunque a riportare su schermo l’atmosfera fumosa e gotica del suo predecessore.

Per il ruolo di protagonista venne invece assunto l’attore svizzero Vincent Pérez. Pérez prese Jim Morrison e Amleto come riferimento per il personaggio di Ashe, asserendo che il suo personaggio fosse come una specie di guida che sta conducendo le sue vittime alla morte.

Nella sceneggiatura, inoltre, venne mantenuto il personaggio di Sarah, ormai adulto (interpretata da Mia Kirshner), con il compito di fare da tramite tra lo spettatore e la pellicola precedente.

Durante il montaggio, i produttori Bob e Harvey Weinstein portarono il film via dalle mani di Tim Pope con l’intenzione di renderlo più simile al primo. Secondo Pope, i Weinstein ordinarono ai montatori di strutturare il girato come il suo predecessore al punto che alcune scene furono riutilizzate nei flashback, nonostante originariamente il tutto fosse stato pensato in maniera nettamente diversa. Dopo che Pope tornò nel Regno Unito fu contattato dai Weinstein i quali avevano messo su anche una director’s cut, nel quale però lo stesso Pope non era stato coinvolto.

Il regista espresse un secco rifiuto nel vederlo o di contribuire con qualsiasi commento sui comunicati stampa nazionali. L’esperienza di Pope nel realizzare Il Corvo 2 fu talmente spiacevole da spingerlo a evitare di tornare ai lungometraggi per oltre due decenni.

Intanto il film uscì, ricevendo critiche poco entusiastiche e incassando anche meno del suo predecessore, per l’esattezza poco più di 20 milioni di dollari. Ma tutto sommato si tratta di una pellicola dignitosa, che ha saputo sfruttare le atmosfere del film di Proyas, senza purtroppo riuscire a distaccarsene per volere dei produttori. Il film ha avuto un adattamento a fumetti a cura di John Wagner e Dean Ormston, un romanzo di Chet Williamson e un discutibile videogioco per la prima playstation, di cui tutti hanno voluto rimuovere il ricordo.

 

IL CORVO 3 – SALVATION (Bharat Nalluri – 2000)

Dopo il fallimento di critica e pubblico relativi a Il Corvo 2, i produttori della serie Edward R. Pressman e Jeff Most si prefissarono di produrre un terzo film nella speranza di salvare il franchise (i cui diritti ormai stavano vacillando). Lo sviluppo iniziale di un terzo capitolo fu annunciato nell’agosto del 1997,  con Rob Zombie che avrebbe fatto il suo debutto alla regia con una pellicola dal titolo Il Corvo: 2037.

Zombie non era nuovo alla saga, avendo già reinterpretato il brano I’m Your Boogie Man dei KC and the Sunshine Band  per la colonna sonora del film precedente.  Dopo aver visto il suo lavoro come regista sul video prodotto per la canzone, Edward Pressman gli offrì l’opportunità di dirigere il nuovo adattamento. Zombie aveva pianificato di utilizzare un tono molto diverso rispetto alle due pellicole precedenti, con un approccio basato più sull’orrore puro.

Ambientato in un futuro incerto, Il film sarebbe iniziato nel 2010, quando un ragazzino e sua madre vengono assassinati la notte di Halloween da un prete satanico. Un anno dopo, il ragazzo viene resuscitato come il Corvo. Ventisette anni più tardi, ancora ignaro del suo passato, è diventato un cacciatore di taglie in rotta di collisione con il suo ormai onnipotente assassino. La casa di produzione accolse favorevolmente la proposta di Zombie, ma i produttori Pressman e Most invece la bocciarono senza riserve.

Lo stesso Zombie ha parlato della sua frustrazione per l’esperienza trascorsa a lavorare 18 mesi al film, spesso alle prese con l’indecisione dei produttori che secondo lui avrebbero cambiato idea su ciò che volevano da un giorno all’altro, portandolo infine ad abbandonare il progetto.

Su suggerimento di Most, fu deciso che il terzo film si sarebbe concentrato su un’incarnazione più giovane del Corvo, il che avrebbe forse reso la storia più attraente per un pubblico di adolescenti. Nel settembre del 1998, fu annunciato che Bharat Nalluri era stato assunto per la regia su sceneggiatura di Chip Johannessen.

Il mese successivo venne annunciata la partecipazione dell’attrice Kirsten Dunst (che poi divenne famosa con la trilogia di Spider-Man di Sam Raimi). Nel novembre del 1998 fu invece reso noto che Eric Mabius era in trattative per recitare come protagonista nel film. Mabius aveva fatto anche lui un provino per il ruolo di Eric Draven nel primo film, ma venne rifiutato poiché ritenuto troppo giovane per la parte (e fece anche un provino per il ruolo di Funboy, che invece andrà a Michael Massee).

La pellicola vedeva il giovane Alex Corvis nel braccio della morte in attesa della sua esecuzione sulla sedia elettrica, per l’omicidio non commesso della sua fidanzata. Tornato in vita con i poteri del Corvo, avrebbe fatto giustizia proprio tra coloro che si ergevano apparentemente a paladini della verità, ovvero uno stuolo di poliziotti corrotti veri responsabili dell’omicidio della sua amata.

La pellicola si distinse anche per presentare un protagonista ben diverso, meno dark/punk, e più urbano, in quanto il giovane Alex portava i capelli corti e indossava ancora la sua tuta da carcerato. Inoltre, il suo make up facciale non era una pittura, ma vere e proprie cicatrici rese dalle scariche elettriche della sedia elettrica, durante la sua esecuzione.

La Dimension aveva intenzione di distribuire il film nelle sale per un’uscita ad Halloween 1999. Tuttavia, il film ebbe solo alcune proiezioni in anteprima a Sacramento e San Antonio nell’estate del 2000 prima di essere distribuito direttamente in home video nel gennaio dell’anno successivo. Almeno nel nostro paese la pellicola venne invece rilasciata (limitatamente) nei cinema.

Anche in questo caso, nonostante la più che discreta fattura del progetto, il franchise non si risollevò.

 

IL CORVO 4 – PREGHIERA MALEDETTA (Lance Mungia – 2005)

Nel luglio del 2000, il rapper DMX  (pseudonimo di Earl Simmons) aveva discusso con i produttori di un quarto film intitolato The Crow: Lazarus, incentrato su un rapper che sceglie di lasciare la scena musicale per amore di una donna, ma che viene ucciso durante una sparatoria. Il rapper viene poi resuscitato dal Corvo per vendicarsi della gang responsabile della sua morte.

La produzione era stata programmata per iniziare a novembre di quell’anno (questo farebbe pensare ad una sceneggiatura addirittura già pronta), ma il progetto alla fine non si concretizzò mai. Nel marzo del 2003, invece, venne annunciato Edward Furlong come protagonista del quarto capitolo, col nuovo titolo de Il Corvo – Preghiera Maledetta. Per Furlong, la cui carriera dopo Terminator 2 aveva vacillato a più riprese, sarebbe stata una grande occasione per ritornare sulla scena. Purtroppo così non fu.

Il regista indipendente Lance Mungia venne assunto ufficialmente per dirigere, accettando di buon grado in quanto fan dell’originale. Mungia inizialmente si aspettava che il film fosse pronto entro circa sei mesi, ma il processo ha finito per richiedere tre anni, tra riscritture e problemi vari. La storia stavolta vede protagonista il giovane Jimmy Cuervo che, insieme alla sua ragazza, viene sacrificato da una banda di satanisti capeggiata da David Boreanaz e Tara Reid. Il Corvo a quel punto riporta in vita Jimmy perché rimetta le cose a posto. Riguardo al suo approccio al film, Mungia ha riferito quanto segue:

Volevo fare un film più sul processo di vendetta, il percorso tortuoso e circolare che l’odio può prendere nel suo cammino verso la vendetta. Ecco perché i cattivi hanno i loro motivi e perché Jimmy non è il solito innocente, ma un condannato. Tutti in Preghiera Maledetta si sentono come se fossero stati in qualche modo danneggiati, è stato molto intenzionale. È nato dai sentimenti che ho provato dopo la sparatoria di Columbine e l’11 settembre. Non ci ho pensato in modo intellettuale, ma mi piaceva fare riferimento al concetto che l’odio genera odio e ho pensato che i precedenti film di Crow fossero molto chiari su come vedevano il bene e il male, e le mie opinioni erano leggermente più fuori centro rispetto a questo.

Tutti ottimi propositi, peccato che non traspaiano dalla pellicola, che risulta fredda e insipida, dal taglio eccessivamente televisivo e volto verso una serie di coreografie poco interessanti, piuttosto che sul lato umano e intimista della vicenda. Il film non è piaciuto neppure ai fan più accaniti del franchise, rivelandosi una piccola occasione sprecata, che purtroppo ha messo per sempre fine all’avventura cinematografica dell’opera di O’Barr… almeno fino al prossimo 28 agosto.

 

THE CROW – IL CORVO (tutto quello che è venuto prima)

Beh, visto che ormai ci siamo, diamo una leggera sbirciata anche alla produzione dell’ultimo, imminente capitolo che ha attraversato una travagliata fase produttiva prima di giungere nella forma che ci è stata presentata venendo prima approcciato da Stephen Norrington (regista del primo Blade con Wesley Snipes). Il cineasta voleva essere estremamente aderente al materiale originale, creando un film urbano e ultra-violento, girato addirittura in bianco e nero con qualche sprazzo di colore. Protagonista della pellicola avrebbe dovuto essere Bradley Cooper, ma le prime avvisaglie produttive misero in fuga prima l’uno e poi l’altro.

Fu quindi la volta del regista Juan Carlos Fresnadillo (28 settimane dopo) che si defilò anche lui, dopo aver visto la difficoltà con cui il progetto faticava a partire, per via di alcuni contrasti legali tra The Weinstein Company e Relativity Media, venendo sostituito dal suo connazionale Francisco Javier Gutiérrez. Anche quest’ultimo gettò la spugna dopo poco, a causa di divergenze creative. Così fu contattato Corin Hardy, regista di The Nun, che arrivò quasi vicino all’avvio delle riprese, salvo lasciar perdere anche lui per divergenze coi produttori.

E gli attori? Dopo Cooper sono stati accostati al progetto Luke Evans, Jack Huston e Jason Momoa, tutti molto vicini ad interpretare il ruolo, l’ultimo tanto da venir ripreso con delle prove di make up.

Jason Momoa insieme a Corin Hardy

Come già accennato non sappiamo ancora in che maniera sarà strutturato il reboot, ma quantomeno tutti speriamo che dia nuova linfa al personaggio.

E con questo direi che adesso abbiamo davvero detto tutto, giungendo così alla fine di questo articolo, ma lasciatemi un’ultima considerazione. Il Corvo ha generato attorno a sé una moltitudine di ferventi ammiratori, rapiti dalle malinconiche gesta del suo protagonista, andando al di là anche di altri media, non solo i film appena citati, ma anche artbook, magliette e action figures. Sembra strano che qualcuno non abbia ancora pensato ad una serie o un lungometraggio animato, che forse si sposerebbero molto bene con le gotiche atmosfere del fumetto originale.

Piuttosto, voi avete visto tutte queste pellicole? E cosa ne pensate? Fatecelo sapere in un commento così da poterne parlare insieme.


Sfoglia tutti i film recensiti da MegaNerd!
Avatar photo

Gianluca Testaverde

Instagram Meganerd
Faccio un po' di tutto nella vita: perditempo a tempo pieno, disegno, amo il doppiaggio e scrivo ciò che vorrei leggere. E per l'amor di Dio... non fate i fumettisti!

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *