Torniamo ad occuparci della Osamushi Collection con un’opera finora inedita in Italia: Il mondo in una bottiglia. Osamu Tezuka, ancora una volta, ha dato vita a un mondo intero e, questa volta, lo ha racchiuso in una bottiglia
Conclusa la lettura di questo corposo volume unico da poco pubblicato da J-Pop (Edizioni BD), ben 520 pagine, il desiderio di dotarmi di una spiegazione logica era molto forte. Ad esempio, essendo il protagonista un alcolizzato cronico, un’ipotesi plausibile potrebbe esser quella che tutto il vissuto narrato, sia frutto di una potente allucinazione, di un perenne delirio febbrile del nostro attore principale. Tuttavia non è così, quindi scrivo scevra dal timore che questa esternazione possa rovinare il finale a chi leggerà questo pensiero.
Osamu Tezuka scrisse, più di cinquant’anni fa, un’opera figlia del suo tempo ma incredibilmente attuale. La storia di Zephyrus e Seki Gohonmatsu, i nostri due protagonisti, è pressoché un pretesto narrativo, ottimo, per prendere posizione nei confronti delle scelte operate in un preciso momento storico dal suo Paese di appartenenza.
Il Giappone conobbe davvero il miracolo economico sul finire degli anni Sessanta. Distrutto dal secondo conflitto mondiale, il Paese affilò gli artigli, forte dell’appoggio statunitense, e fu protagonista di una crescita senza eguali. Poi giunsero prepotentemente gli anni ’80 e, quello stesso Paese che cavalcò l’onda economica del successo, dovette fare i conti con il “decennio perduto”.
Il mondo in una bottiglia è un’opera profetica per certi versi, tanto Tezuka riuscì a sbugiardare la sua Terra natia rispetto ad alcune scelte politiche ed economiche, prese di posizione che ne decretarono l’apertura definitiva all’Occidente e ai suoi sbagli, più che ai meriti. Una trama intricata e a prima vista slegata in diversi passaggi, oltre a tematiche rivolte esclusivamente a un pubblico maturo, ne fanno una storia in cui perdersi e ritrovarsi in un continuo vortice di sensazioni contrastanti. Si prova ammirazione per l’Autore certo, e si arriva all’ultima pagina ancora più convinti che quella di Osamu Tezuka sia stata una voce fondamentale per il panorama culturale e fumettistico del XX° secolo; e non solo giapponese ovviamente.
Il preludio è la sete di vendetta di una madre sul letto di morte, soffocata da una società patriarcale dedita al denaro e alla prevaricazione sociale. Sette figlie, tra cui Zephyrus, di una bellezza ultraterrena, sono pronte a vendicarla distruggendo, uno a uno, i capisaldi della società moderna. L’incontro tra Zephyrus e Gohonmatsu sarà il filo conduttore della storia, la nostra unica certezza nel progressivo disgregarsi di quanto ci circonda. Si susseguono posticci di pelle che possono trasformarci in altre persone, tanto oro da svalutarne il valore e divenire inutilizzabile. Un progressivo divario tra le classi sociali, l’inquinamento insostenibile; l’egoismo crescente dei nuovi ricchi, tanto da farci sentire sempre dalla parte delle donne che reclamano vendetta, distruzione e che Tezuka ben sa, essere in grado di dominare il mondo intero se solo lo volessero.
L’opera scorre come una sonata altalenante, tanto che i capitoli sono intitolati come movimenti musicali. Se infatti vogliamo dotarci di una qualche certezza, questa storia di ritmo ne ha parecchio. Il protagonista maschile, Gohonmatsu è il figlio di un reduce di guerra. Non prova interesse per il denaro o il successo, ed è indifferente al fascino ammaliante di Zephyrus. L’unica cosa che lo tiene vivo è l’alcool di cui abusa perennemente e Tezuka affida a lui anche diversi momenti comici per allentare la tensione della narrazione. Mentre il mondo va in una direzione pericolosa e suicida, e le scelte compiute da chi detiene il potere lo porteranno progressivamente alla distruzione, Gohonmatsu procede in direzione ostinata e contraria – come un Poeta di nostra conoscenza – ben radicato nel suo mondo dove, finché c’è ancora una goccia nel fondo della bottiglia, nulla potrà andare storto. È un ultimo tra gli ultimi e tale vuole rimanere, è dissacrante e non ha paura di nulla. Grazie a queste prerogative sarà in grado di guidarci alla volta di un folle viaggio narrativo in cui l’Autore imprime il suo pensiero, condanna senza assoluzione gli arrivisti, gli avidi e i maschilisti che di una donna, tanto, apprezzano solo le forme e mai la sostanza. Così l’uomo si auto-condanna a perdere, e noi lo seguiamo in questa ben meritata sconfitta.
Un’opera di fantasia che dà corpo e sostanza alle allucinazioni e che, quando ci troveremo definitivamente smarriti e in balìa degli eventi – molti dei quali accadranno senza un preciso ordine temporale – ci guiderà verso un finale che ricucirà tutti i ritagli, confezionando un vestito meraviglioso. D’altronde è sempre così con Osamu Tezuka.
Lontano dalle ambientazioni fanciullesche, nel pieno apice della sua carriera, Il mondo in una bottiglia è un bel ceffone in pieno viso. Difficile, lungo, ma necessario.
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