Il rumore delle onde, l’odore del mare, le tempeste improvvise e un faro in lontananza, un porto proibito che in pochi riescono a intravedere. Teresa Radice e Stefano Turconi ci regalano un’avventura fitta di misteri dal sapore puramente marinaresco. Una storia arricchita ulteriormente dall’edizione Artist Edition della BAO: se avete tra le mani Il Porto Proibito potete solo prepararvi a salpare!
Sono convinto che ci siano opere che ti arricchiscano così tanto da segnare una differenza marcata tra chi le ha lette/viste/usufruite e tutti gli altri, perché solo chi ha passato sulla sua pelle o nella sua immaginazione certe esperienze e sensazioni può davvero capire. “Il porto proibito” di Teresa Radice e Stefano Turconi appartiene fuori da ogni dubbio a questa categoria. Nonostante ne avessi sentito parlare bene, questo volume è stato davvero una sorpresa. Mi è piaciuta molto la storia, che ho trovato avvincente e mai scontata. Ne parlerò poco per non rovinarvi la sorpresa di vederla sviluppare pagina dopo pagina. Basti sapere che ha il respiro del romanzo d’avventura marinaresco: non a caso sono citati i classici del genere, da Stevenson al più recente – e meraviglioso, per chi non lo conoscesse – Björn Larsson e il suo La vera storia del pirata Long John Silver.
La narrazione parte dal ritrovamento di Abel, un giovane inglese senza memoria durante una spedizione in Siam dell’Explorer, nave della marina britannica governata dal primo ufficiale, dopo che il comandante è fuggito per esser stato accusato di furto. Tornato a Plymouth, in Inghilterra, il giovane sarà ospitato nella locanda delle figlie del comandante scomparso dove scoprirà i misteri che lo riguardano, tra cui il porto proibito del titolo, che solo pochi possono vedere.
Quello di cui si può parlare senza rovinare il piacere della lettura è quanto siano affascinanti i protagonisti. Gli uomini e le donne che affollano le pagine de Il Porto proibito sono sempre in uno stato di sospensione, divisi da spinte opposte che li fanno sentire incompleti. Turconi è bravissimo a disegnare espressioni che trasmettono questo senso d’inquietudine, il modo in cui i personaggi si sentono navi in tempesta. Solo la piccola Harriet appare completa, forse in quanto bambina, ma più probabilmente perché è l’unica che sembra sapere chi sia e qual è il suo ruolo.
La ricerca dell’identità è uno dei temi che viene affrontato in quest’opera a fumetti in quattro atti, come la chiamano gli autori, ma ci viene suggerito anche come il comportamento delle persone che abbiamo attorno dipenda anche dal nostro rapporto con loro. È il caso dei marinai sulle navi, forse anche troppo gentili rispetto al nostro immaginario, perché c’è chi riesce a far emergere la loro parte migliore. È un romanzo che parla di fiducia e riscatto, attese lunghissime e momenti veloci di piacere, poesia inglese e canti marinareschi (grazie agli autori per aver elencato tutte le opere che citano), del prendersi cura degli altri e di amore, ma soprattutto di personaggi interessanti, densi, che ti piacerebbe conoscere, belle persone. Che poi è l’idea e che ho avuto degli autori, per quanto valga l’impressione che ci si può fare durante i pochi minuti di un firmacopie.
Dalle pagine viene fuori, inoltre, un amore smisurato della letteratura, in particolare per il romanticismo inglese: il volume è pieno di citazioni di libri famosi, ma Teresa Radice è molto brava e questa passione arriva al lettore senza mai trasformarsi in mero citazionismo o risultare didascalica.
Gli stessi autori hanno una storia particolare, essendosi conosciuti alla Disney, dove lei era sceneggiatrice e lui disegnatore, e sposati dopo pochissimo tempo. Assieme vivono lontani dalla città nella Casa senza nord (che è anche il nome del loro blog) e oltre a continuare a collaborare con la Disney, viaggiano e scrivono fumetti come Viola Giramondo per la Tunué o il recentissimo Non Stancarti di andare sempre per la BAO, che non vedo l’ora di leggere.
Una volta finito il libro non ho potuto che ammirare la loro infinita attenzione ai dettagli, ogni immagine e parola sembra pensata e ripensata, ho avuto la sensazione che sentissero davvero importante questa storia e che l’abbiano amata loro per primi.
Un’altra nota positiva è la bellissima edizione Artist Edition (l’unica che ancora si trova in giro) con cui la BAO ha confezionato questo fumetto incredibile. La copertina spessa ricorda i vecchi romanzi ottocenteschi (con tanto di vecchia cartina appena si apre il libro) e all’interno troviamo un lungo inserto di “appunti di navigazione” che approfondisce alcuni aspetti dei luoghi, delle navi e delle divise visti nel fumetto, per spiegare la documentazione rigorosa degli autori.
Invito chi legge a farsi un enorme regalo (considerando le 300 pagine e più e la bella confezione non è nemmeno così costoso, in fin dei conti) e procurarsi il prima possibile una copia, Il porto proibito merita di essere diffuso perché emoziona e arricchisce. L’ho appena finito ma sono sicuro che presto avrò voglia di leggerlo una seconda, terza, quarta, quinta volta. Scommetto che troverete il capolavoro di Radice e Turconi travolgente e necessario com’è stato per me.
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