Qualche giorno fa siamo stati testimoni di un blackout digitale che ha colpito le piattaforme di Meta. Per qualche ora non è stato possibile accedere ai social Facebook, Instagram e Threads e questo fatto ha gettato nel panico milioni di utenti. Alla luce di questo evento ci siamo chiesti se siamo veramente pronti per affrontare un’apocalisse digitale. Lo scrittore statunitense Don DeLillo ha provato a dare una risposta e lo ha fatto a suo modo: con un illuminante romanzo distopico, Il Silenzio
«Dov’è la fede nell’autorità dei nostri device sicuri, delle nostre capacità di criptaggio, dei nostri tweet, dei troll, e dei bot. Ogni cosa nella datasfera è soggetta a distorsioni o furti ? E a noi non resta che starsene seduti qui a piangere per il nostro destino ?»
Alle ore 16.00 del 5 marzo 2024 il mondo sembrava essersi fermato. Milioni di utenti in tutto il globo terrestre si sono visti respingere la richiesta di accesso alle loro amate piattaforme social. Facebook, Instagram, Messenger e Threads hanno smesso di funzionare costringendoci ad alzare la testa dallo smartphone e a guardarci tutti negli occhi (questo evento ve lo abbiamo raccontato in questo articolo). Di fronte a questa “emergenza digitale” ci siamo tutti riversati su Whatsapp e Telegram. Un popolo in esilio, disorientato, in preda all’ansia e, sopratutto, in cerca di risposte. Cosa sarà successo ?
È stata l’occasione per stimolare la fantasia e formulare le più disparate ipotesi che andavano dal tragicomico al fantasioso. Si è passati nell’ipotizzare il semplice errore umano commesso da un consulente informatico nell’atto di effettuare un aggiornamento software (se fosse stato veramente così non vorremmo essere oggi al suo posto) alle tesi complottistiche degne di un romanzo di Tom Clancy che giuravano di un attacco ai cavi sottomarini di Meta nel Mar Rosso da parte di terroristi yemeniti (non scherziamo, lo hanno detto sul serio, sulla CNN…). Il dato di fatto è che, dopo circa di due ore di blackout, i servizi di Meta hanno ripreso a funzionare correttamente e noi tutti siamo tornati felicemente a postare foto di gattini.
Un piccolo disclaimer a questo punto diventa d’obbligo prima che ci inondiate di flame: ci perdonerete se abbiamo edulcorato parecchio la ricostruzione di questi fatti. Siamo consapevoli che un disservizio di due ore, per quanto relativamente breve, ha comportato un danno economico per Meta ma, sopratutto, per tutti gli utenti che hanno sviluppato il proprio business su queste piattaforme. Quindi se in questo pomeriggio di una ridente giornata di marzo avete perso del denaro, vi siamo umanamente vicini.
Noi di MegaNerd.it abbiamo la testa perennemente tra le nuvole (di un fumetto) e siamo costantemente alla ricerca di buone storie. A mente fredda abbiamo elaborato questo evento e ci siamo chiesti se veramente siamo pronti ad affrontare un’apocalisse digitale, uno scenario distopico in cui tutte gli schermi si spengono e smettono di funzionare. La stessa domanda se l’è fatta un signore dalla voce ben più autorevole della nostra. Ci riferiamo a Don DeLillo, scrittore e drammaturgo statunitense di 88 anni, autore di capolavori della letteratura americana moderna quali “Rumore Bianco” (1985) e “Underworld” (1997).
Il suo ultimo romanzo breve è del 2021 ed è intitolato “Il Silenzio” (in Italia edito da Einaudi). Ne “Il Silenzio”, DeLillo cerca di ipotizzare, in poco più di 100 pagine, uno scenario in cui tutti i televisori smettono improvvisamente di funzionare, tutti i telefoni cellulari si silenziano. Un’apocalisse digitale che avvolge la Manhattan del 2022 (e forse tutto il pianeta) in una nube di silenzio le cui cause sono ignote . Una specie di Black Mirror al contrario, per citare una delle serie Tv di maggior successo che del genere distopico a sfondo tecnologico ha fatto un marchio di fabbrica. Il tutto avviene per ironia della sorte nel giorno della SuperBowl, l’evento sportivo e mediatico per eccellenza.
Delillo è uno dei più grandi scrittori viventi. È un autore considerato “profetico” (ma lui non si definisce tale) in quanto nei suoi romanzi non si è mai risparmiato nell’avanzare critiche alla sua America, rea di aver annichilito il concetto di “Sogno Americano”. Una critica che viene alimentata mediante romanzi che vedono al centro della narrazione le teorie del complotto e la paronoia. Oggi DeLillo è un anziano signore benestante di quasi 90 anni che scrive i suoi romanzi su una vecchia macchina da scrivere del 1975 e che, per scelta, non possiede uno smartphone. Una vita che è sempre stata nell’ombra e lontana dai riflettori. Un atteggiamento che gli ha precluso riconoscimenti ben più ambiti di quelli che a buon ragione è riuscito ad ottenere. Quindi quale migliore autore per costruire un siffatto scenario distopico ?
Si dalle prime battute de “Il Silenzio” appare subito evidente che a Delillo non interessa spiegare le cause che hanno portato al blackout digitale e non interessa nemmeno ipotizzare un epilogo di questa vicenda. Lo scopo dell’autore americano è quello di mostrare la reazione umana allo spegnimento di tutte le cose. E lo fa, come di consueto, con una prosa molto attenta all’estetica delle parole. Una prosa che mostra, non racconta.
Ne “Il Silenzio” si muovono i cinque personaggi protagonisti della vicenda. Tessa Barens e Jim Kripps sono coniugi benestanti, due facce della stessa medaglia, che nel momento del “blip” digitale sono su un volo di linea di ritorno da una vacanza in Europa. Tessa Barens è una scrittrice di versi, un’artista dedita a mantenere una pratica che dovremmo tutti riscoprire: fissare i dettagli del mondo circostante in un taccuino. Jim Kripps è un distinto signore che non riesce a staccare gli occhi dalle cicliche informazioni del volo sparate dai monitor dell’aereo. In pratica sono, rispettivamente, tutto quello che vorremmo essere e tutto quello che invece siamo.
«Ok, ora ti dico quello che sto scrivendo. Semplice. Alcune delle cose che abbiamo visto. […] Ma se abbiamo opuscoli, libretti, interi volumi! […] Ho bisogno di vederlo scritto con la mia grafia, magari tra vent’anni, ammesso che sarò ancora viva, e trovare un elemento mancante, qualcosa che adesso mi sfugge.»
In un appartamento a Manhattan, televisione sintonizzata sul Super Bowl e birra fresca in frigo, li aspettano una coppia di amici (Diane, una stimata insegnante di Fisica e il marito Max) e un terzo individuo (Martin, un giovane ex allievo di Diane). Quest’ultimo è decisamente il più grottesco dei cinque: ossessionato dalla teoria della Relatività di Einsten lo vediamo reagire alle 6 ore di blackout con un lungo sproloquio complottista filosofico che in maniera semplicistica, ma con pochi timori di essere smentiti, potremmo definire “pippone”.
Il centro della narrazione risiede nel comprendere la reazione di cinque e del mondo circostante all’apocalisse digitale. Personaggi che sembrano inseriti in una rappresentazione del teatro dell’assurdo, ognuno dei quali , di fatto, si scopre essere un mistero per gli altri (per quanto il loro legame possa sembrare apparentemente stretto), ognuno racchiuso nell’individualità del proprio schermo. Personaggi che si parlano addosso con monologhi filosofici sconnessi, dialoghi serrati, taglienti e senza senso che strappano più di un amaro sorriso. Il tutto senza volgere lo sguardo verso il proprio interlocutore. L’impossibilità di stabilire un contatto, come se la tecnologia fosse un ponte elettronico senza il quale è preclusa ogni possibilità di comunicazione. Come macchine, che necessitano di un laborioso riavvio per tornare a funzionare, la gente comincia pian piano a riversarsi nelle strade. Inizialmente con cautela e poi, sulla scia di un raggiunto senso di liberazione, tutti camminano, si interrogano, tutti si accompagnano vicendevolmente. Il cervello che torna in funzione, piccoli aliti di ricordi che riaffiorano come un sibilo d’aria proveniente da polmoni ottenebrati dal catrame della nicotina. Gli istinti primitivi sopiti che riemergono dal torpore. Frammenti umani di una civiltà che scivolano nel piano inclinato di una morente tecnologia.
«Quando un elemento mancante viene a galla senza l’ausilio di alcun supporto digitale, ognuno lo annuncia all’altro con lo sguardo perso in lontananza. l’aldilà di ciò che si sapeva da tempo e che è andato smarrito»
“Il Silenzio” è un libro veramente molto breve, riuscirete a terminarlo nell’arco di poche ore. Lo si consuma con la stessa velocità con la quale si sorseggia un Jack Daniel’s con ghiaccio. E, come un bicchiere di Jack Daniel’s con ghiaccio, non lascia risposte. Lascia vagare la mente facendoci riflettere su noi stessi e su quello che stiamo perdendo di vista mentre guardiamo fissi lo schermo di un monitor.
“Il Silenzio” lo trovate in libreria per Einaudi al prezzo di 14 euro.