Marco Castiello, eclettico artista partenopeo che può vantare collaborazioni con Dark Horse, DC Comics e Top Cow, si racconta a MegaNerd in occasione del 30° anniversario della collana 2099, dopo essere entrato a far parte del nutrito pool di artisti radunato per illustrare le nuove gesta di Miguel O’ Hara
Ciao, Marco! Benvenuto su MegaNerd! Che ne dici di raccontarci brevemente del tuo percorso professionale?
Ciao a voi! Dunque, mi sono laureato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, frequentando allo stesso tempo la Scuola Italiana di Comix, dove attualmente lavoro come docente per i corsi di Fumetto e Concept Art. Ho iniziato poi a lavorare per Marvel e DC Comics, riuscendo fra una cosa e l’altra a collaborare con quasi tutti gli editori statunitensi. Da un paio di anni lavoro anche come layout artist per film d’animazione e uno dei miei ultimi incarichi è stato appunto curare gli sfondi per una sequenza del film Space Jam: A New Legacy. Passare dal fumetto al cinema, e viceversa, fa sì che non mi stanchi mai, trovando sempre nuovi stimoli.
Entriamo nel vivo, raccontaci un po’ del nuovo ciclo del 2099, come sei finito nel futuro distopico di Miguel O’Hara?
In effetti ero al lavoro sulla serie regolare di Star Wars, quando l’editor con cui collaboro di solito mi ha chiesto se mi andava di realizzare uno speciale sul personaggio di Loki. Amo molto l’universo 2099, avendo anche già realizzato lo speciale Doom 2099, quindi non ho saputo resistere! Steve Orlando ha descritto un mondo post-apocalittico davvero unico ed è stato più che un piacere collaborare con lui.
Puoi parlarci del processo di realizzazione di una tavola 2099? Come ti approcci alla sceneggiatura e soprattutto quanta libertà ti è stata data?
Procedo con una prima lettura dello script annotando su uno sketchbook qualche idea o, se mi occorrono, delle references di qualche tipo per personaggi o ambienti, che poi chiedo all’editor. Procedo poi realizzando gli storyboard dell’intero numero, adatto il formato alla gabbia americana, lo stampo e procedo con la matita andando a completare la pagina. Per gli inchiostri collaboro ormai da anni con Vincezo Acunzo, grande disegnatore che però è anche un validissimo inker.
Negli studi dei personaggi rilasciati da Marvel, c’è un tuo Loki di Brendoniana memoria, con cappotto, cinturone e parastinchi. È stata una tua scelta renderlo così, o è stata una richiesta dell’editore?
La richiesta di Steve Orlando è stata abbastanza precisa, si voleva creare un personaggio che avesse uno stampo alla “Mad Max”, cosi ho pescato dal mio bagaglio tutto l’immaginario con cui sono cresciuto e apprezzato. Ho sicuramente fatto riferimento alla serie Bonelli, ma soprattutto a film e serie tv.
Quanto sta influendo la cinematografia dei Marvel Studios sui fumetti? I personaggi disegnati, ad esempio, somigliano sempre di più agli attori che li hanno interpretati al cinema.
Non sono un grandissimo amante dei cinecomics, onestamente. Alcuni sono bei film in senso generale, altri li vedo come dei costosissimi giocattoloni per accontentare i fan. Gli editori credo provino a mantenere in linea di massima le due cose abbastanza distinte, ma chiaramente su alcune serie un richiamo ai film è normale che ci sia.
Ora, però, abbiamo bisogno di chiedertelo: team Peter o team Miguel? E quale costume del Ragno ti piace di più, tra i due?
Domanda difficile. Per me Spider-Man 2099 resta uno dei personaggi più belli mai creati. Adoro il costume e amo alla follia l’ambientazione sci-fi. Ma scegliere tra i due non saprei, diciamo che dipende molto dai cicli narrativi delle loro avventure. A livello estetico e di gusto personale ti dico Spider-Man 2099, ma Peter avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.
Lavori ormai quasi prettamente all’estero, ma da italiano è stato difficile inserirti in questo mercato?
Ho sempre desiderato lavorare per il mercato americano sin da quando ero piccolo. Il mio sogno era poter disegnare i personaggi che leggevo. Ho iniziato partecipando ad un contest lanciato da CB Cebulski per la Marvel. Tale contest aveva come obiettivo trovare 12 nuovi autori in giro per il Mondo e fortunatamente sono poi risultato fra i vincitori. Da lì in poi, fra altri e bassi, ho iniziato a muovere i primi passi da professionista, impattando con il difficile mondo delle deadlines. Ricordo le notti passate a disegnare e le poche ore di sonno che scandivano le mie giornate. Tanta fatica, ma tantissima emozione.
In tutti questi anni hai avuto modo di percepire determinati cambiamenti nei parametri editoriali, sia in Italia che all’estero?
Avendo lavorato esclusivamente per il mercato estero non posso esprimermi su quanto la situazione editoriale italiana sia cambiata. Negli USA, personalmente, posso affermare che la tendenza è da un lato investire in giovani autori, sebbene sia poi difficile vedere questi stessi autori lavorare in modo continuativo su una serie. C’è poi un’altra fetta di autori, diciamo di prima fascia, a cui vengono affidate le serie principali. Oggi come oggi è più facile per un autore emergente entrare in contatto con le grandi major editoriali, anche se però è molto più difficile mantenere una certa regolarità lavorativa.
Per Dark Horse hai disegnato diversi albi per Star Wars e illustrato una miniserie dedicata ad Halo, inoltre hai collaborato con Sony su Uncharted 2. Come ti fa sentire poter lavorare in prima persona su brand così importanti?
Per una persona che ha sempre desiderato fare questo lavoro non c’è soddisfazione più grande. Ho lavorato su franchise che amo da sempre e la possibilità di poter in minima parte contribuire ad arricchire quegli universi narrativi è davvero incredibile. Uno dei lati positivi nel lavorare su storie legati a videogames è che giocarci è parte integrante del processo creativo.
Hai mai pensato di dedicarti ad una storia a fumetti interamente tua?
Di solito a questa domanda rispondo che mi piacerebbe, magari un giorno. Ma con il passare del tempo credo sia più onesto dire che forse non è una mia priorità. Preferisco spaziare in altri settori, come cinema d’animazione o videogames, cercando nuovi stimoli attraverso nuove avventure lavorative.
C’è uno sceneggiatore in particolare con cui ti piacerebbe lavorare?
Ho avuto la fortuna e il piacere di lavorare con grandissimi sceneggiatori, ultimamente sto collaborando con Charles Soule su Star Wars e non potrebbe andarmi meglio. Ho amato lavorare con Paul Jenkins, con Dan Jurgens, Ron Marz, Chip Zdarsky, Jerry Duggan. Insomma, la lista è bella lunga!
Lavori su carta o in digitale? E quanto credi abbia influito oggi la tecnologia sul lavoro del fumettista?
Lavoro ancora in “analogico” se così possiamo dire. Uso il digitale nella fase di bozza e layout per poi stampare il tutto in formato A3 e procedere con il clean-up della pagina a matita. Il digitale è un ottimo passo in avanti per quanto riguarda la possibilità di velocizzare il processo di creazione di una pagina, ma vorrei sfatare il mito per cui chi lavora in digitale è avvantaggiato dal punto di vista tecnico. Chi già è in grado di disegnare bene, nel passaggio al digitale migliorerà indubbiamente il suo rapporto qualità/tempo, chi invece è alle prime armi dovrebbe passare prima per la carta e la matita. Sporcarsi le mani, insomma!
Hai consigli per i neofiti?
Consiglio sempre di non restare legato ad un solo medium quando si decide di intraprendere un percorso di crescita artistica. Se si decide di fare fumetto è bene avere interesse anche per altre forme artistiche e studiare e imparare tutto a 360 gradi. Il cinema, la fotografia, l’arte in generale, persino i videogames possono arricchire il nostro bagaglio culturale, consentendoci di sviluppare al meglio una personale maniera di leggere e reinterpretare la realtà che ci circonda. Si avrà così modo di offrire la propria personale visione artistica senza bisogno di inseguire temporanei trend stilistici in voga in un determinato momento.
Se possibile, puoi parlarci dei tuoi prossimi progetti o permane il silenzio stampa?
Attualmente sono ritornato al lavoro su una serie legata all’universo di Star Wars e continuo a lavorare come layout artist per una serie d’animazione (purtroppo ancora top-secret).
Ti ringraziamo del tuo tempo, Marco! È sempre un gran piacere potersi interfacciare con artisti del tuo calibro, che ci fanno dare un occhio sui retroscena del loro lavoro. Con la speranza di rivederti nuovamente su MegaNerd (O perché no? Anche in fiera!), ti salutiamo calorosamente.
Ciao, Marco!