Durante Rapalloonia – Mostra Internazionale dei Cartoonists, una delle più antiche manifestazioni italiane dedicate al mondo del fumetto, siamo riusciti a scambiare quattro chiacchiere con il grande Don Rosa. Uno degli Artisti più importanti nel fumetto Disney, ormai di casa in Italia, si è concesso ai nostri microfoni con dichiarazioni mai banali
Don Rosa è sempre stato un Artista schietto, uno che non ha bisogno di nascondersi dietro un dito e soprattutto dietro a facili piaggerie. Considerato da molti come l’erede naturale di Carl Barks (anche se, come leggerete più avanti, a lui questa definizione non piace tantissimo), ha sempre diviso fan e opinione pubblica. Don Rosa non lascia indifferenti, si ama o si ignora.
Noi siamo dalla parte di chi apprezza il suo lavoro sulla grande famiglia dei Paperi Disney, abbiamo amato la Saga di Paperon de’ Paperoni (imponente e apprezzata opera dedicata a Paperone, che ne ricostruisce le gesta e i fallimenti, attenendosi scrupolosamente a quanto raccontato da Carl Barks) così come la gran parte delle storie che ha realizzato. Non potevamo dunque lasciarci sfuggire l’occasione di scambiarci quattro chiacchiere, in una situazione decisamente a misura d’uomo come Rapalloonia – Mostra Internazionale dei Cartoonists.
Una delle più longeve manifestazioni dedicate al fumetto nel nostro Paese ha infatti dedicato l’edizione del 2024 al genio di Barks e dunque non poteva davvero esserci ospite più adatto di Don Rosa per ricordarne le opere e in qualche modo il suo modo d’intendere il mondo dei Paperi. Anche noi eravamo lì e abbiamo avuto il grande piacere di poter intervistare il Maestro… anche se non esattamente nel modo in cui avremmo voluto.
L’intervista sarebbe dovuta essere più ampia e approfondita, ma è nostro dovere dire che purtroppo l’Autore ci è stato letteralmente portato via a causa di impegni già fissati precedentemente. Noi ringraziamo moltissimo Don Rosa per la disponibilità con cui ci ha accolto e l’organizzazione, che ha messo a nostra disposizione anche un’interprete.
Signore e signori, Don Rosa è su MegaNerd. Buona lettura.
Don Rosa, l’altro “Uomo dei Paperi”
Diamo il benvenuto sulle nostre pagine al grande Don Rosa, che ringraziamo tantissimo per essere qui con noi. Sappiamo che a lei non piace essere considerato l’erede artistico di Carl Barks, eppure è impossibile non collegare il suo nome a quello del grande Uomo dei Paperi. La sorprende ancora essere accostato a questo grande Maestro del fumetto Disney?
Sì, sorpreso, anche perché non mi considero un vero e proprio erede. Non sono nemmeno convinto che a Barks piacessero le mie storie, ma credo di sapere intrattenere i suoi fan, alcuni almeno. Perché io per primo sono un suo fan, e ad alcune persone – come a me – piacciono le mie storie, ma non a tutti.
È vero che da qualche tempo ha smesso di leggere fumetti? Cos’è stato ad allontanarla?
Be’, il fumetto americano ha cominciato ad andare nella direzione sbagliata negli anni ’70 ma ho continuato a comprarli per un’altra quindicina d’anni, fino al 1985/86. Poi ho smesso: non mi interessavano più, erano fumetti di supereroi. Mi sono sbarazzato di tutti.
Il miglior periodo per i fumetti americani è stato dalla seconda guerra mondiale agli anni ’70; poi, a partire da quel periodo, i fumetti in America sono diventati come quelli europei o come qualunque altro fumetto. Non c’era più qualcosa di specifico. Intorno al 1970, inoltre, la casa editrice che pubblicava Barks fallì, perché le persone non compravano più fumetti.
Quindi mi sono sbarazzato di tutti quelli successivi, ma sono ancora uno dei collezionisti maggiori in America. Non conosco nessuno che ne abbia più di me. Ho una collezione piuttosto ampia, che va dalla seconda guerra mondiale al 1978. Ne avevo anche una completa che andava dal 1970 al 1985, ma me ne sono liberato.
Il fumetto Disney in Italia ha una grandissima tradizione e alcuni nostri autori hanno scritto pagine incredibili di storie: quali sono i colleghi italiani che più apprezza?
Ti devo correggere su una cosa: l’associazione di Disney e fumetti non è corretta, perché tutti i fumetti di quel tipo sono prodotti da diversi editori indipendenti e sono disegnati e scritti da autori freelance. Disney non è coinvolta per nulla; non hanno creato neppure il personaggio di Scrooge (Zio Paperone, Ndr), per esempio, perché lo ha creato Carl Barks. Disney si prende tutto il merito, perché sa che il pubblico pensa abbia tutto a che fare con loro, ma non è così.
Credo che gli artisti “Disney “ italiani sanno che i nostri fumetti in America non somigliano ai loro: non sono meglio o peggio, sono solo completamente diversi. Avevamo dei fumetti che somigliano a quelli italiani, ma erano per un pubblico più giovane. Per i nostri occhi, per quello con cui siamo cresciuti noi, i fumetti italiani sembrano strani.
Ho un grande rispetto per gli artisti italiani, ma non riesco… Ecco, c’è un autore italiano, Marco Rota, che disegna in uno stile americano e non europeo, e penso sia meraviglioso. Cavazzano invece, pur essendo un artista magnifico, non corrisponde al mio stile.
Com’è nata la voglia di raccontare la storia dei paperi?
Negli Stati Uniti c’era una piccola casa editrice di un mio amico che acquistò la licenza per pubblicare fumetti Disney – nessuno la voleva – e ho iniziato lavorando per loro, ma a un certo punto mi sono stancato delle intereferenze di Disney e ho abbandonato. Dopodiché sono andato a lavorare per la Egmont di Copenaghen, la più grande casa editrice “Disney” del mondo, che oltre alla Danimarca copre altri Paesi nordici: Svezia, Germania, Svizzera, la maggior parte dell’Europa.
Mentre ero alla Egmont, Disney tolse la licenza a quella piccola casa editrice per cui avevo lavorato prima e decise di produrre fumetti per conto proprio, impiegando autori di supereroi.
Nessuno li voleva, perché non si curavano dei personaggi, ma volevano solo guadagnare, quindi la cosa non funzionava. Io avevo un amico in questa società, un editor che conosceva la storia di questi personaggi, e mi disse che avrebbero voluto produrre una serie 12 parti sulla vita di Zio Paperone.
Non avevano nessuno che conoscesse bene i personaggi, per cui mi chiese se io fossi disposto. Gli dissi “fammi suggerire l’idea a Egmont”; Egmont l’avrebbe prodotta e Disney l’avrebbe avuta gratis. Ed eccoci qui.
Come detto nell’introduzione a questa intervista, avremmo voluto chiedere davvero moltissime cose a Don Rosa, ma purtroppo non ci è stato concesso altro tempo.
Speriamo di poter incontrare nuovamente il grande Autore per continuare il discorso esattamente da qui.
Ringraziamo Don Rosa e l’ufficio stampa di Rapalloonia per la preziosa collaborazione.
Ringraziamo inoltre Denise Paradiso per aver posto le domande al Maestro e Claire Bender per il fondamentale lavoro di editing.
Don Rosa
Keno Don Hugo Rosa, conosciuto semplicemente come Don Rosa, è un cartoonist disneyano statunitense di origine italiana, famoso in tutto il mondo per le sue storie con protagonisti Paperon de’ Paperoni, Paperino e tutta la famiglia dei Paperi.
Don Rosa viene considerato da molti l’erede di Carl Barks, del quale è anche grande estimatore. La sua “Saga di Paperon de’ Paperoni” (“The Life and Times of $crooge McDuck”) gli è valsa negli Stati Uniti il prestigioso Eisner Award.