MegaNerd incontra Marika Herzog – Caffé, incubi e Sleepy Boy

Lucca Comics & Games 2024 è stato un luogo pieno di incontri: tra questi, quello con Marika Herzog, mangaka europea già vincitrice di alcuni premi, e autrice di Sleepy Boy. Conosciamola insieme!

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Se dovessi usare due parole per descrivere Marika Herzog, userei “caffè” e “magia”, due delle cose di cui abbiamo parlato quando ci siamo conosciute, in occasione di Lucca Comics and Games 2024. Marika ha partecipato con la sua ultima opera, Sleepy Boy, che in qualche modo racconta parte del suo mondo. Ecco a voi la chiacchierata di due millennials europee a confronto, tra work-life balance, iperconnessione, vita di campagna e la scoperta dei manga in un tempo che sembra lontanissimo.


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Ciao Marika, grazie per essere qui con noi a parlarci del tuo nuovo lavoro, Sleepy Boy. Ho letto il primo volume, e so che ci hai messo un po’ della tua esperienza personale: quella con il caffé, quella con la paralisi del sonno. Che tipo di riscontro hai ricevuto dal pubblico?

Finora nessuno mi ha ancora parlato nello specifico di Sleepy Boy, ma molti mi hanno raccontato degli incubi da cui cercano di fuggire, che spesso sono quelli della vita reale, non del sonno.

Ma la cosa di cui mi parlano più spesso è il caffè, e lo capisco! Siamo tutti sovraccarichi di lavoro, specialmente se poi si lavora con i social media. C’è sempre nuovo contenuto da produrre, nuove tendenze a cui stare dietro, e sembra non finire mai. Dormiamo pochissimo, mentre cerchiamo di bilanciare vita e lavoro, e sembriamo tutti zombie. Penso che questo sia il punto di connessione più forte che sento con il pubblico.

Siamo tutti super-stanchi e dipendenti dal caffè, o almeno dal tè nero o cose simili. Anche chi non ama il caffè, capisce quella sensazione di essere esausti e voler solo dormire. E in un certo senso è ironico, perché tempo fa ho letto che molte persone usano male il caffè. In pratica, il caffé ti blocca nello stato in cui sei; quindi sei già molto stanco, il caffè “congela” la tua stanchezza, e berlo a quel punto non aiuta molto.

Bisogna fare attenzione a bere caffè nei momenti giusti per aiutarti a stare sveglio, non quando sei già esausto.

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Buono a sapersi, sono ancora una principiante in tema di caffè! Bavende a parte, ho letto anche un’altra cosa molto interessante su di te, e cioè che vivi da molti anni in campagna: che impatto ha avuto sul tuo lavoro di artista?

Prima di trasferirmi in campagna, ero in una specie di scuola sportiva: partecipavo a competizioni nazionali di judo, e speravo anche di andare alle Olimpiadi con quello o con la pallavolo. Non avevo mai tempo per nient’altro. A un certo punto, con la mia famiglia ci siamo trasferiti in campagna, nella casa che era stata dei miei nonni.

Trasferirmi in campagna ha avuto un grande impatto perché è stata la prima volta in cui ho potuto disegnare; lo avevo sempre adorato, ma non avevo mai il tempo di farlo. Ed è stata anche la prima volta in cui ho messo le mani su un manga, uno stampato intendo. Perché anche se prima vivevo a Berlino, stranamente non mi era mai capitato di trovarne.

Invece, appena mi sono trasferita in campagna, ho trovato altre persone a cui piacevano i manga e che conoscevano un piccolo negozio che ne vendeva, in un’altra cittadina.

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Quindi ti piaceva già disegnare?

Sì! Mi piaceva, anche se non pensavo di voler frequentare una scuola d’arte. I miei me lo avevano anche chiesto, ma gli avevo risposto che volevo solo divertirmi a disegnare; solo che non avevo mai tempo. Nella mia vecchia scuola, avevamo giornate più lunghe delle altre perché ci allenavamo sia al mattino che alla sera, oltre a partecipare alle competizioni contro altri istituti. Quindi, quando ho potuto, ho sfruttato tutto il tempo che potevo.

Non ti sembra che oggi, a volte, ci manchi il tempo perché siamo troppo connessi? Lo noto soprattutto nei ragazzi…

Sì, l’ho notato anch’io, e il mio manga riflette questo. Abbiamo dimenticato qualcosa di molto importante, l’abbiamo perso. Ed è difficile vivere in modo sano e bilanciato così.

Per quanto riguarda la parte visuale del tuo manga, per quanto sia chiaramente in bianco e nero, ho notato che usi toni più scuri per i mostri e gli incubi. Era un modo per rappresentare le zone più buie delle nostre vite, come il lutto o altre cose?

Sì, usare toni scuri per gli incubi aiuta i lettori a identificarsi con loro, perché non hanno una forma definita. Tutti incontrano le proprie paure, prima o poi. Se gli incubi avessero un aspetto specifico, sarebbe più difficile per i lettori identificarvisi. Ecco perché li rappresento come una sorta di forma oscura, indefinita, molto semplice – qualcosa che tutti possono interpretare a modo loro e in cui possono rivedersi.

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Hai già vinto un paio di premi [Phantastik Preis Award, l’AnimaniA Award, ndr], e penso si possa dire che fai parte di questa nuova ondata di mangaka europei che stanno adattando il medium a un’estetica europea. Come hai accolto la notizia di una rivista europea di manga annunciata da Star Comics?

Ne sono entusiasta! A mio parere, gli artisti europei sono bravi quanto gli artisti giapponesi, sia tecnicamente che nello storytelling. L’unica differenza sta nelle influenze culturali. Mentre lavoravo sulle mie opere precedenti, ad esempio, mi è capitato di dover adattare alcune delle mie opere per avvicinarle alle influenze locali; nel mio caso, alla cultura tedesca.

Avere una grande rivista per gli artisti europei è il modo migliore per dimostrare al pubblico che siamo talentuosi anche noi. Abbiamo così tanti artisti promettenti e straordinari qui, che sanno raccontare storie incredibili. Sono davvero felice per questa novità, e spero che cresca ancora di più.

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Lo spero anch’io! È qualcosa che sappiamo fare in Europa, raccontare storie uniche.

Esattamente. E comunque non dovremmo vergognarci di avere uno stile di storytelling diverso, anzi dovremmo esserne fieri, è la nostra cultura. Se gli editori sostengono questa direzione e sono fieri dei loro artisti, penso che la gente comincerà a vedere i molti tesori che abbiamo.

Prima di lasciarci, dimmi: se per un giorno potessi vivere nel corpo di un artista del presente o del passato, chi sceglieresti?

Solo un giorno? Vorrei provarne tanti, ci sono così tante cose che mi piacciono! Se vivessimo in un mondo fantastico, vorrei essere una strega o un demone, perché adoro la magia e cose di quel tipo. Andrei più in questa direzione, ecco.

Che bella risposta, anche molto inaspettata! Grazie mille del tuo tempo, e spero di leggere presto altre tue storie!


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Marika Herzog

Marika Herzog è nata vicino a Berlino, ma si è trasferita in campagna quando era ancora ragazzina. Là ha cominciato ad assecondare la sua passione per il disegno, che l’ha portata a pubblicare già diversi manga in Germania: Capacitas, Legacy of the Ocean (Carlsen), la serie Grimoire (Comic Culture Verlag), Demon King Camio e Whispering Blue (Egmont). Nel 2019, ha vinto il Phantastik Preis Award nella categoria Best German-Language Comic per Capacitas e l’AnimaniA Award nella categoria Best Manga National per Whispering Blue.


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Claire Bender

Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.

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