Ci siamo: esce oggi in Italia la prima trasposizione cinematografica di IT, celebre romanzo di Stephen King uscito nel 1986. Il film, diretto da Andrés Muschietti, si baserà sulle vicende dei protagonisti svoltesi nel passato, durante la loro infanzia.
IT è ormai un’icona dei nostri tempi ma, prima di ogni altra cosa, è un libro che è stato molto letto e amato in tutto il mondo, dal quale fu tratta una miniserie tv, “IT pagliaccio assassino”, diretta da Tommy Lee Wallace, trasmessa in America nel 1990 e in Italia nel 1993.
I protagonisti del racconto sono Bill, Richie, Beverly, Ben, Eddie, Mike e Stan, sette ragazzi in età adolescenziale, che si auto-definiscono “perdenti”, perché accomunati da alcune fragilità e da diverse difficoltà familiari, che li rendono bersagli facili della banda di Henry Bowers, uno dei bulli della scuola, oltre che assoggettati alle loro stesse paure, quelle individuate e sfruttate dal terrificante IT. Nel loro percorso di crescita comune, scopriranno che unendo le loro forze, saranno in grado di affrontare le loro debolezze, le ingiustizie e – soprattutto – di combattere contro il temuto IT, creatura antropomorfa in grado di assumere le sembianze più svariate tra cui, di frequente, quella del terrificante clown Pennywise, scelta perfetta per colpire le sue vittime preferite: i bambini.
Tra le vittime di IT c’è infatti, il piccolo George, fratellino di Bill che, proprio con l’intento di vendicarne la morte, convincerà gli altri ad affrontare IT, riunendosi nel Club dei perdenti. Durante la prima difficile battaglia, sembra che i ragazzini siano riusciti ad uccidere IT ma, non essendo sicuri di averlo sconfitto del tutto, si promettono che, se mai il terribile pagliaccio non fosse morto, in qualsiasi momento della loro vita, torneranno a Derry per regolare definitivamente i conti. Così, nella dimensione temporale del presente, i “sette” sono chiamati a mantenere fede alla parola data e ad affrontare di nuovo – e definitivamente – IT.
La storia narrata nel romanzo si sviluppa su due diversi periodi temporali: il “presente” (1984-1985) e il passato (1957-1958), raccontato attraverso i ricordi dei sette protagonisti. L’intervallo di tempo – 28 anni circa – che intercorre tra i due periodi narrati, non è casuale; sarà infatti una delle scoperte del gruppo dei perdenti: ogni 28 anni, nella città di Derry, avvengono terribili fatti di sangue e vengono mutilati ed uccisi diversi bambini. Come scopriranno drammaticamente i ragazzi, questo accade perché IT ha bisogno di nutrirsi. Il club dei perdenti farà luce su molte altre cose e cercherà di trovare il modo più giusto per affrontare la malvagia creatura, fino ad arrivare ad individuare la possibile via d’uscita nel “rito Chud”.
Per prepararci all’uscita del film in sala, abbiamo deciso di riproporvi alcune riflessioni sul Romanzo di King e sulla mini-serie tratta dallo stesso, partendo dal presupposto che sarebbe riduttivo definire “IT” come un semplice prodotto horror.
Nel libro, pagina dopo pagina, ci si appassiona alle problematiche dei protagonisti, si vivono i loro primi amori, le loro prime esperienze sessuali, la sensazione data dalla prima sigaretta; si parla di bullismo, discriminazioni razziali e di genere, di violenza fra le mura domestiche, tutti temi ancora molto attuali e molto cari all’autore. Così, in un quadro già complesso sul piano relazionale e famigliare, quella disseminata da IT è l’aura di terrore che circonda la città di Derry, nel Maine, che ritroviamo anche in altri romanzi di King, tanto che sembra possa trattarsi di una trasposizione soggettiva della città di Bangor, dove egli risiede. IT rappresenta il male e, non a caso, viene indicato con un pronome che, in inglese, si definisce neutro, usato quindi per le cose e gli animali. IT, in effetti, è un’entità indefinita, si nutre delle paure e delle energie negative della città di Derry. Vive nelle fogne, da dove, minacciosamente, promette che “tutti galleggeranno”.
Nel libro viene spiegato dettagliatamente cosa sia IT, come si sia generato e quanto sia legato a doppio filo alla cittadina e ai suoi abitanti che, persi nella loro disordinata routine, sembrano non considerare quella forza così negativa pur non essendo del tutto ignari della sua presenza. Quello che emerge dalla lettura delle pagine di King è che IT si configura come un’entità capace di fare del male per salvaguardare i propri interessi; capace di comprendere quanto, nella società, sia importante offrire qualcosa come merce di scambio per raggiungere il proprio scopo che, nel caso di questa entità, è quello di attirare a sé le giovani le vittime. In effetti si può notare che, una volta lasciata Derry, i perdenti (ad eccezione di Mike, che rimarrà come guardiano per assicurarsi che la prima volta IT sia stato realmente sconfitto e che la cittadina sia davvero al sicuro), otterranno un grande successo, grazie al quale il mostro spera di tenerli lontani, temendone la forza. Questo perché quando riuniti, i sette sanno sconfiggere la paura di cui lo stesso IT si nutre.
Per quanto riguarda la miniserie tv, realizzata in due episodi della durata complessiva di 3 ore totali, possiamo ravvisare come la sceneggiatura originale contemplava un prodotto di circa otto ore, tagliato poi in maniera sostanziale. Non ci è dato sapere se nella versione più lunga l’effetto complessivo sarebbe stato differente ma, parlando dei due episodi girati, appare chiaro che non si riesce a riprovare le stesse sensazioni vissute nel libro. Certo, parliamo di un lavoro per la televisione portato a termine 27 anni fa – e di cose ne sono cambiate da allora – e che risente di diversi limiti tecnici, soprattutto nella parte finale. Però, a differenza del romanzo, non sono approfondite bene le dinamiche né tra i protagonisti, né tra loro stessi: alcuni aspetti sono proprio censurati e omessi, rendendo la miniserie poco convincente soprattutto per chi, come me, ha amato il libro, avendo la sensazione che si salti con troppa velocità da una cosa all’altra, senza dare il giusto tempo ai contenuti di sedimentarsi nella mente.
Tuttavia, il Pennywise di Tim Curry ha turbato i sonni di molti di noi ed è difficile dimenticare i suoi denti gialli e il suo sguardo terrificante quando, apparendo da un tombino, offriva un palloncino colorato al piccolo George, prima di ucciderlo crudelmente. Il prodotto televisivo, sembra comunque reggere meglio nella parte in cui i protagonisti sono ancora ragazzi. Il primo dei due episodi si concentra, infatti, sulla tarda infanzia dei “perdenti” e lo spettatore segue il tutto con enfasi, soprattutto negli aspetti che rendono visibile la corruzione che serpeggia nella cittadina di Derry. Quando però si arriva al secondo episodio, quello che narra le vicende dei sette protagonisti da adulti – anche se con rimandi al passato – si ha la sensazione che manchi qualcosa, magari per il fatto che i protagonisti sono cresciuti e l’accostamento con il Clown diviene una metafora meno efficace. È comunque evidente che si vivono le vicende raccontate con meno empatia, aggrappandosi a quello che si è visto nel primo episodio e alla magia del passato ripresa con flashback costanti, per riuscire a vedere i Perdenti come i ragazzini cresciuti che devono e vogliono essere. Nel finale, l’inquietante Tim Curry, deve cedere il passo alla macchina televisiva, alla personificazione di una creatura mostruosa, gigante, così che il conflitto psicologico sostenuto fino a quel momento, possa trasformarsi in una caccia al mostro vera e propria, molto più adatta al prodotto audio-visivo (soprattuto del tempo). Malgrado ciò e tolte le riflessioni sulle aderenze più o meno fedeli al testo originale, lo scontro finale resta la parte meno convincente di tutta la miniserie.
Tra tutti gli amanti del genere e tra quelli di IT in particolare, c’è una certa curiosità mista ad impazienza per poter andare al cinema e guardare il film, soprattutto dopo le dichiarazioni entusiastiche espresse da Stephen King. Viene però da chiedersi se questa pellicola saprà essere fedele al romanzo e se Bill Skarsgard nei panni di Pennywise sarà convincente e riuscirà a non farci rimpiangere il suo inquietante predecessore, magari all’interno di un contesto narrativo che sappia, più della precedente miniserie, rievocare le atmosfere e i tempi dettati dal romanzo di King.
Ed ora, per ingannare l’attesa, lo volete un palloncino colorato?
Valeria