L’attesissimo film di Todd Philips è finalmente arrivato: dopo aver trionfato a Venezia vincendo uno storico Leone d’Oro come Miglior Film, ora Joker si appresta a conquistare il pubblico, oltre la critica. Joaquin Phoenix ci regala un’interpretazione unica, intensa, all’altezza di un film che non dimenticheremo facilmente
Arthur Fleck è quello che in gergo scientifico verrebbe definito un catorcio.
Un uomo devastato tanto nel fisico quanto nella mente, che in un raro – anzi, rarissimo – momento di lucidità, ammette di non essere stato felice un solo minuto in tutta la sua vita. Eppure il suo compito era proprio quello di portare gioia e allegria in questo mondo triste e oscuro. Lui doveva essere il raggio di sole che avrebbe illuminato le nostre vite, colui che ci avrebbe fatto sorridere.
Ci ha provato, Arthur.
Ce l’ha messa davvero tutta, per farci sorridere, per portarci quel pizzico di allegria che era assolutamente convito ci avrebbe potuto regalare: proprio lui, che del sorriso ha fatto il suo tratto distintivo. No, non perché fosse un inguaribile ottimista, magari.
Purtroppo Arthur – tra le tante cose – soffre di una risata compulsiva, che aumenta sempre di più quando si trova in situazioni di forte stress o disagio. Ride in modo sguaiato, Arthur.
Forte, sempre più forte, fino ad avere persino dei conati di vomito. Una risata grottesca, inquietante, che non mette affatto allegria, tutt’altro. Questo Arthur lo sa, ma non può farci niente.
Continuamente vessato, sia nel lavoro che nella vita di tutti i giorni, questo bizzarro personaggio negli ultimi anni non ha fatto altro che prendersi cura di sua madre, che sostanzialmente era tutto il suo mondo. Una sorta di rifugio, anche se non del tutto sano.
Arthur è una persona strana, inutile girarci intorno. La gente, quando non lo maltratta, finge di non vederlo, pur di non avere nulla a che fare con lui. Ma lui voleva essere visto. Voleva esistere, voleva smettere di essere un fantasma. Voleva farsi notare in tutti i modi.
E allora perché non tentare di diventare un comico? Tutti amano i comici, no? In fondo la sua missione era quella di portare gioia e allegria nei cuori della gente, può farcela. Certo.
Se solo non divampasse il fuoco. Se solo non esplodesse tutto. Se solo quella risata non fosse stata così tragica, paurosa.
Sarò sincero: nonostante fosse chiaro sin dal trailer che il film era assolutamente scritto e pensato per essere di “alto livello”, avevo alcuni dubbi. Il primo è che non c’entrasse assolutamente niente con Batman e il suo mondo: credevo di trovarmi di fronte a un ottimo film, a cui avevano appiccicato a forza l’etichetta di “cinecomics“, quando in realtà era tutt’altro.
E invece no: nonostante le origini del personaggio siano state completamente stravolte (ma in fondo, le conosciamo davvero le origini del Joker?), i riferimenti fumettistici sono piuttosto chiari ed evidenti.
Joker è totalmente calato nella realtà di Batman, ne è parte integrante. La storia non rinnega assolutamente lo spirito del personaggio, ma anzi, lo esalta e in qualche modo lo fa evolvere. Todd Philips ha capito chi è Joker.
Al di là del fatto che si possa chiamare Arthur Fleck o in qualunque altro modo. Al di là del fatto che possa vivere con la madre o con la moglie incinta. I contorni cambiano, ma non l’essenza: questo, signore e signori, è Joker in tutto e per tutto.
Lo stesso personaggio che nei fumetti ha ridotto sulla sedia a rotelle una giovane Batgirl. Lo stesso folle che ha ucciso a sprangate Jason Todd, il secondo Robin. Il re del caos, il più grande nemico del Cavaliere Oscuro e uno dei cattivi più riusciti in tutta la storia del fumetto americano: è qui. È lui. Lo riconoscerete nel secondo tempo del film.
Ne resterete stregato e impauriti. Affascinati e turbati.
Joaquin Phoenix consegna alla storia un Joker fantastico, dal quale non si potrà più prescindere: per esprimere i suoi stati d’animo, il suo personaggio danza. Si muove sinuosamente, totalmente snodato, quasi come fosse un serpente. La musica probabilmente la sente solo lui, ma quando inizia a muoversi sprigiona una potenza unica.
Questo non era affatto un film facile, anzi: sia Philips che Phoenix avevano tutto da perdere. Eppure sono riusciti a gettare il cuore oltre l’ostacolo, a elevare un personaggio che sembrava aver raggiunto l’apice sul grande schermo trasformandolo, evolvendolo, cambiandolo al punto da tornare alle origini. La cosa a cui continuavo a pensare subito dopo aver visto il film è il coraggio che ha mostrato. Perché non era facile cambiare così tanto, avere la consapevolezza di far storcere il naso a qualche (finto) purista del genere, puntare il dito contro la società americana (in cui un uomo può tranquillamente scivolare nei recessi più oscuri del delirio psicotico senza alcuna assistenza medica, appannaggio solo dei ceti più abbienti, tra l’indifferenza generale) , usare personaggi iconici della mitologia Batmaniana facendoci vedere il loro volto più sporco, quello che non ci è stato mai raccontato.
Abbiamo visto un film su Joker.
E – stentiamo ancora a crederlo – ma nel finale ci ha persino strappato un sorriso.
Forse perché in noi c’è una piccola/grande vena di follia, chissà.
O forse, “semplicemente”, perché abbiamo visto un gran bel film.
E tornare a casa dopo aver visto un gran bel film, è una delle cose più belle del mondo.