In questo nuovo episodio di Passione Arcade parliamo di alcune delle conversioni più riuscite dai cabinati delle sale giochi alle console per uso domestico. Azioniamo la macchina del tempo, è tempo di premere start!
Se avete letto qualche articolo di questa rubrica, probabilmente avrete intuito la mia decade di appartenenza, come anche il fatto che sia un videogiocatore della vecchia guardia.
Dovete sapere che c’era una caratteristica che i videogiochi ad uso domestico, fino alla metà degli anni 90, dovevano avere per poter entrare nell’olimpo dei titoli migliori di sempre, o meglio dovevano rispondere alla affermazione “è come quello in sala giochi!”.
Già perché vi sembrerà strano, ma prima dell’uscita sul mercato delle console come Neo Geo o PlayStation, le conversioni dei videogiochi arcade fatte per le macchine ad uso domestico presentavano parecchie differenze.
In questo articolo cercherò di raccontarvi come tre di queste conversioni ebbero un notevole impatto su quello che diventerà il mercato più redditizio della storia, secondo solo a quello della guerra.
1978, in sala giochi arriva un videogioco destinato a cementare per sempre il concetto di invasione aliena, ovvero Space Invaders.
Per quei pochi di voi che non hanno ben presente di cosa stia parlando, cercherò di riassumerlo in breve.
Sparatutto a schermata fissa dove governerete un cannone in grado di spostasi a destra o sinistra, che dovrà fronteggiare orde di alieni che cercheranno di conquistare la terra. Durante gli attacchi alieni avrete la possibilità di rifugiarvi sotto alcune rovine che prenderanno i colpi al posto vostro. Tutti in quegli anni volevano giocare a Space Invaders, interi locali in Giappone convertirono le loro attività commerciali in sale giochi con al loro interno solo cabinati di questo videogioco.
Ovviamente anche negli USA il successo fu analogo, ed è qui che entra in campo la Atari.
Dovete sapere che un anno prima, la famosa casa di videogiochi californiana lanciò sul mercato la sua home console, l’ATARI 2600 o Atari VCS.
Tuttavia al lancio questa console ebbe una accoglienza un po’ fredda da parte del pubblico ed è così che ai piani alti decisero di provare una nuova strategia. Convertire un gioco di grande successo per la loro piccola macchina casalinga e space invaders sembrava proprio fare al caso loro.
Dopo aver acquisito i diritti del gioco dalla Taito, commissionarono ad un team di sviluppo interno la sua conversione e… BINGO!
Nel 1980 debutta sugli scaffali di tutti i negozi di giocattoli la cartuccia di Space Invader e talmente sarà il successo di questa conversione che non solo verrà venduta in bundle con la console ma grazie ad esso sarà in grado di far quadruplicare le vendite della 2600.
Tantissime persone comprarono la console solo per poter giocare a Space Invaders, di fatto nacque così il concetto di KILLER APPLICATION.
Ahimè però, non sempre le conversioni di grandi videogiochi arcade furono in grado di riempire le casse delle società che le realizzarono.
1980, in un mondo (quello della sala giochi) popolato da astronavi aliene e giochi a tema spaziale, arriva nelle sale un cabinato piccolo, tozzo e tutto completamente giallo (prima di allora cabinati erano prevalentemente di colore nero). Un gioco nato per far avvicinare agli arcade un altro tipo di pubblico, le donne.
Avete già capito di cosa sto parlando? Giallo, nessun pulsante di sparo, dei fantasmini da cui fuggire? Lo so che avete capito, sto parlando di PAC-MAN.
In quegli anni il successo di Pac-man fu talmente grande che contaminò tantissimi aspetti della vita quotidiana, arrivando persino alla realizzazione di una canzone a lui dedicata, Pac-man fever.
Tutto il mondo impazzisce per quel pallino giallo dando così vita alla Pac-mania.
Perché non sfruttare questo fenomeno facendo un’altra fortunata conversione?
Beh in Atari non si fanno sfuggire certo questa occasione e così nel 1982, dopo aver acquisito i diritti dalla Namco, si mettono al lavoro commissionando a Tod Frye la conversione di Pac-Man per la console di punta del tempo, l’Atari 2600.
Immaginate cosa poteva significare all’epoca, poter giocare a questo videogioco stando comodamente seduti nel salotto di casa propria e senza dover inserire continuamente quarti di dollaro, UN SOGNO.
All’uscita la cartuccia di Pac-Man fece registrare un nuovo record di vendite raggiungendo le 7 milioni di copie vendute, ma ben presto la gente si accorse che in realtà la conversione acquistata aveva ben poco da spartire con la sua controparte arcade.
Le animazioni del protagonista andavano a scatti, i suoni riprodotti non ricordavano minimamente quelli dell’arcade per non parlare dei fastidiosi sfarfallamenti, insomma una pessima conversione. Talmente pessima che 3 milioni di quelle cartucce vennero restituite contribuendo di fatto a quello che l’anno dopo verrà definito il grande crack dei videogiochi.
L’ultima conversione di cui vi voglio parlare riguarda un gioco che vanta diversi primati, uno fra tutti, quello di essere stato protagonista di una discussione all’interno del Congresso degli Stati Uniti d’America.
1992, in sala giochi arriva un picchiaduro ad incontri destinato a cambiare per sempre questa categoria di videogiochi, Mortal Kombat!
La presenza di fiumi di sangue al suo interno ha fatto scuola, come anche le sue Fatality, ma le sue conversioni? In quel periodo furoreggiava già la console war tra Sega e Nintendo e Mortal Kombat capitò a fagiolo in questa disputa. Nel 1993 la Acclaim fece uscire contemporaneamente 4 versioni, due per le console di casa Sega (megadrive e Game Gear), e due per le console di casa Nintendo (super Nintendo e Game Boy).
Il giorno del lancio venne addirittura soprannominato Mortal Monday.
Le politiche family friendly della Nintendo risultarono estremamente penalizzanti per la casa dalla grande N che ne uscì sconfitta a seguito delle importanti censure fatte sul gioco.
Nonostante le differenze con la versione arcade, Mortal Kombat per Megadrive registrò un importante picco di vendite, sia per quanto riguarda il gioco, sia per quanto riguarda la console, infatti come successe per Space invaders, molte persone decisero di acquistare la console Sega solo per poter giocare al titolo Midway.
In un tempo in cui gran parte delle idee sui videogiochi trovavano i natali all’interno della sala arcade, le conversioni di questi titoli potevano decretare il successo o il quasi fallimento di intere compagnie e questi tre esempi che vi ho riportato ne sono la prova.
E voi conoscevate la storia dietro a queste conversioni? Avete un argomento di cui vi piacerebbe leggere sulle pagine di questa rubrica? Se la risposta ad una di queste domande è si allora non esitate e scrivetemi la vostra nella sezione dedicata ai commenti.
Io sono Mike, e vi do appuntamento alla prossima settimana con un’altro articolo dedicato alla storia dei videogiochi arcade.
1 Comment
PIERO
(17 Novembre 2023 - 10:04)Bella storia, effettivamente in quei tempi la domanda era quella!
A me piacerebbe sapere la storia sui cabinati per sala giochi Sega! In pratica i VIRTUA.