Il direttore editoriale di Bugs Comics replica all’appello di Davide Bonelli, pubblicato di recente sugli albi di Tex &C. I due editori hanno ragione o le cose non stanno esattamente così?
Sugli albi della Sergio Bonelli Editore in edicola in questi giorni è stato pubblicato un editoriale di Davide Bonelli – direttore generale della casa editrice. Bonelli spiega al lettore la difficilissima situazione che sta attualmente attraversando l’editoria italiana e gli rivolge un accorato appello, mirato a scongiurare l’ennesimo aumento dei prezzi.
L’editore sostiene (a ragione) che con la pandemia c’è stato un rilevante aumento della domanda di carta nel mondo, un’impennata dei prezzi delle materie prime (cellulosa, inchiostri) e, complice la guerra in atto in Europa, i costi dell’energia sono volati alle stelle. Oltre a tutto ciò, si sono notevolmente allungati i tempi di approvvigionamento e, in generale, tutti i costi legati alla logistica sono cresciuti.
Bonelli, nel suo appello, propone al lettore di provare a rivolgersi sempre allo stesso punto vendita, al fine di razionalizzare e ottimizzare la distribuzione. Ciò eviterebbe o, quantomeno, ridurrebbe gli enormi sprechi che sono generati da un’inevitabile distribuzione a pioggia nelle edicole, che causa un’enorme mole di invenduto, che viene poi avviato inesorabilmente al macero. Con tutti gli sprechi (materie prime, energia, logistica) che si possono immaginare.
Finora, in Italia, nel mondo del fumetto e dell’editoria in generale i problemi sollevati da Davide Bonelli hanno causato l’aumento dei prezzi di copertina non soltanto della SBE ma anche di Panini Comics e di altri editori – oltre a provocare ritardi nelle uscite di un po’ tutte le testate nostrane.
Neanche a dirlo, l’editoriale ha causato un vespaio di polemiche. La platea si è divisa tra chi dice che l’editore ha ragione da vendere e chi sostiene che le cause sono altre e che le sue parole sono solo un mal riuscito tentativo di giustificare un imminente, nuovo aumento dei prezzi delle testate Bonelli.
Sulla spinosa questione si è espresso ieri, attraverso un post sul suo profilo Facebook, Gianmarco Fumasoli, direttore editoriale di Bugs Comics. La Bugs è quella del grande successo di pubblico e di critica di Samuel Stern. In questi giorni Fumasoli è indaffarato nella preparazione del lancio in edicola della nuova testata fantasy Kalya. Una casa editrice coraggiosa, che ha fatto della scelta di vendere i suoi bonellidi solo ed esclusivamente nelle edicole un vero e proprio cavallo di battaglia.
Fumasoli risponde a Bonelli e gli regala un endorsement non da poco. Nel suo lungo post spiega minuziosamente e con cognizione di causa il funzionamento della filiera che porta i nostri amati albi dalla tipografia all’edicola. Ci spiega perché gli editori sono costretti a inondare le edicole di copie, buona parte delle quali finirà poi al macero. Rispondendo ai post nei commenti, sostiene che il buon senso del lettore aiuterebbe molto a razionalizzare la filiera: se tutti acquistassero sempre nella stessa edicola, gli editori potrebbero ridimensionare le tirature e, forse, le economie di scala che ne deriverebbero ridurrebbero i rischi dei continui aumenti di prezzo, ammorbidendo gli effetti dell’attuale congiuntura internazionale.
Ma le cose stanno davvero così?
La distribuzione di quotidiani, riviste e fumetti inizia in tipografia, che stampa su commissione degli editori e secondo le tirature previste da quest’ultimi. A stampa ultimata, le copie vengono affidate alle società di distribuzione, che hanno il compito di far arrivare il materiale stampato nelle edicole di tutta Italia.
A decorrere dal 31 dicembre 2017, è divenuta obbligatoria per legge la tracciabilità delle vendite e delle rese di quotidiani e periodici, attraverso l’utilizzo di strumenti informatici basati sulla lettura del codice a barre. La normativa prevede che società incaricate dall’editore si rechino mensilmente presso i distributori locali per verificare le rese. In altri termini, gli editori dovrebbero accertarsi, in base al numero di pubblicazioni destinate al macero, quanto dovranno produrre nelle prossime tirature.
Ma, a quanto pare, questo meccanismo non funziona come dovrebbe e così le edicole si lamentano dei distributori perché devono pagare tutto e subito e solo dopo un mese recuperare i costi delle copie invendute. Per modo di dire, perché il mese dopo c’è da pagare le nuove pubblicazioni in anticipo, quindi si instaura un circolo vizioso a svantaggio degli edicolanti. I distributori, a loro volta, si lamentano degli editori perché inviano molte più copie rispetto a quelle che vengono realmente vendute, costringendoli a pagamenti inutili e ridondanti esattamente come avviene tra edicola e lo stesso distributore. Gli editori, come abbiamo letto, sostengono che tutto questo è inevitabile e, di fatto, danno parte della “colpa” ai lettori che comprano un po’ dove pare a loro. Dunque, sono costretti a distribuire a pioggia le loro pubblicazioni per poterli raggiungere tutti.
Ci sarebbe anche da chiedersi come mai, se la legge prevede che l’editore verifichi mensilmente le rese presso i distributori locali così da stimare meglio le tirature future, l’invenduto sia ancora così spaventosamente alto. Al di là delle già viste ragioni dell’editore, la normativa vigente costituisce un obbligo (dura lex sed lex) o è solo una raccomandazione inascoltata?
Io non lo so, non sono un addetto ai lavori. Ogni parte in campo porta avanti le sue ragioni e quel che è ormai chiaro a tutti è la farraginosità di una filiera che genera inutili extracosti, che finiscono per svuotare le tasche dei lettori. La questione è tremendamente complicata e non si risolve con un accorato appello su un numero di Tex o un post su Facebook.
Fumasoli sostiene che è solo una questione di abitudine, che bisogna usare il buon senso, che bisogna che il cliente dell’edicola capisca che andando avanti così la situazione non potrà che peggiorare. Io penso che qualsiasi strategia atta a contenere i costi vada attuata: dobbiamo prenotare le nostre copie in edicola? Perché no, io già lo faccio da tempo. Ma non sono convinto che sia sufficiente, senza una seria ristrutturazione della filiera.
Credo che sia indispensabile che tutti – editori, distributori e edicole – insieme al Governo, si seggano attorno ad un tavolo e discutano su come riorganizzare una filiera che è ormai divenuta anacronistica, che miete vittime (lettori, edicole) tutti i giorni e che è destinata, così com’è, a morire.
E ciò mi porta all’ultima, fatidica, domanda: a chi importa davvero? Gli editori, è evidente, si stanno riorganizzando. Sanno bene che spendere 10 euro per un bonellide, un tankobon o un albo di supereroi non è sostenibile. Il numero di pubblicazioni che passa dalle edicole alle fumetterie aumenta di mese in mese. Panini fa di tutto per traghettare i suoi lettori dagli albi mensili ai cartonatini che raccolgono via via i vari cicli narrativi.
Intanto, tutti compensano la riduzione delle vendite e le inefficienze della filiera aumentando il prezzo di copertina delle serie regolari. Sperando che quando si raggiungerà il punto di non ritorno il loro pubblico sia definitivamente passato alle fumetterie e alle librerie.
E se ciò contribuirà a causare la morte delle edicole..amen. Con buona pace di Bugs Comics.
Voi che ne pensate? Scrivetecelo nei commenti.
2 Comments
Andrea
(2 Maggio 2022 - 15:44)Da fruitore, forse potrebbe essere che gli editori, che già da tempo baypassano le librerie vendendo online i propri prodotti, si decidano a vendere in abbonamento i loro prodotti seriali? Dall’editore al lettore. Non so se sia un sistema che possa funzionare, forse è un po’ antiquato, ma chissà. Magari in un format più appetibile, con sconti, vantaggi o gadget.
RobyOne
(2 Maggio 2022 - 20:59)Andrea, ti rispondo con la mia esperienza personale. Io sono stato abbonato a Spider-Man per due anni. Una copia su tre non mi arrivava e dovevo chiedere la rispedizione all’assistenza clienti di Panini (che me le ha sempre rispedite puntulamente, ma è comunque uno sbattimento). Una copia su due mi arrivava spiegazzata, ma tutte comunque subivano i maltrattamenti inevitabili della spedizione con le Poste. D’altronde gli albi sono spediti semplicemente avvolti in pellicola trasparente, nulla di più. Tutte le copie mi sono sempre arrivate con notevole ritardo rispetto all’uscita in fumetteria. Non credo che – per le serie regolari – sia la strada giusta.