In occasione dell’uscita dell’omnibus che raccoglie una selezione di storie su Battaglia, abbiamo intervistato per voi Leomacs (al secolo Massimiliano Leonardo), creatore del mercenario vampiro insieme a Roberto Recchioni. Ecco l’intervista in esclusiva
Ciao Leomacs, innanzitutto grazie per averci dato questa possibilità.
Grazie a voi.
Volevamo chiederti qualcosa di più di questa raccolta “nuova ma non nuova” su Pietro Battaglia, partendo proprio dalle storie che la compongono: tra tutte quelle che tu e Roberto avete creato, perché avete selezionato proprio le tre che compongono questo volume?
Be’, sono tre storie chiave che canonizzano il personaggio per nuovi potenziali lettori, e lo rappresentano nella sua essenza, fondamentalmente. Sono in una nuova versione, quindi adatte anche ai vecchi lettori che già conoscono la storia, ma perfette anche per chi si avvicina a Battaglia per la prima volta. C’è la prima storia lunga che è Vota Antonio, poi c’è Caporetto, che è quella delle origini, della genesi del personaggio, e infine c’è una storia breve, che si chiama I postumi, che è un po’ quella che da la temperatura di tutte le possibili storie future.
Parlando di storie future, ci sono altri momenti della storia d’Italia che avete già individuato e che vorreste andare a sondare attraverso Battaglia?
Sì, sicuramente ce ne sono, ma non è possibile parlarne in dettaglio perché ci stiamo ancora lavorando. Ci sono sia momenti chiave, sia momenti meno conosciuti della storia italiana che però sono comunque interessanti per noi, soprattutto per come il personaggio si muove in quei contesti.
Da cosa nasce la scelta di raccontare episodi già di per sé delicati e spesso drammatici attraverso gli occhi di un cattivo?
Battaglia ha come unica regola quella di essere il nemico di tutti, serve solo sé stesso. Narrativamente non è neppure un antieroe, uno di quelli a cui alla fine ti affezioni, e proprio per questo si muove così bene dietro le storie criminali o di cronaca di cui pensiamo di sapere qualcosa.
È un personaggio difficile da raccontare: sai, in genere nei personaggi tendiamo a cercare sempre quel qualcosa di familiare che ce li renda simpatici, con cui empatizzare. Con Battaglia non può esserci empatia. Però secondo noi è un bene che sia così, perché questo ci permette di raccontare, anche se in chiave fiction, eventi che altrimenti sono un po’ pesanti.
Uno dei punti di forza forse è proprio quello: non riuscendo a empatizzare col personaggio, ti concentri sulla storia e vedi i momenti difficili per quello che sono.
Esatto; e poi il vampiro si presta a diverse chiavi di lettura, diverse metafore. Un personaggio che attraversa determinati accadimenti non può che essere avvezzo alla violenza, o comunque rappresentarla in toto.
Ci sono stati in particolare degli autori o delle storie da cui avete tratto ispirazione?
Be’, siamo stati ispirati da tantissimi autori, non necessariamente cinematografici. Ad esempio quando abbiamo creato Vota Antonio, che è una storia di parecchi anni fa, era un periodo in cui si portavano tantissimo il cinema di Hong Kong di John Woo, Le Iene di Tarantino e c’era tutta quell’attenzione sul pulp e sulle storie crime, che anche letterariamente all’epoca andavano forte. Penso al famoso Gioventù Cannibale, un gruppo di romanzieri che intorno a quel periodo scriveva in una famosa antologia Einaudi. Circolava molto quel tipo di storie, quindi sicuramente lo individuerei tra i riferimenti.
Ma non solo: ovviamente a noi è sempre piaciuto mischiare un po’ tutto, quindi la stessa Vota Antonio prende ispirazione da Yojimbo (La sfida del Samurai) di Kurosawa, poi rifatto da Sergio Leone, e di nuovo portato al cinema da Walter Hill con Last Man Standing, film con Bruce Willis. Quello, per esempio, è stato un riferimento preciso anche dal punto di vista grafico, perché in Vota Antonio Battaglia è vestito come Bruce Willis in quel film.
Dal punto di vista letterario, poi, Vota Antonio deve molto a Red Harvest di Dashiell Hammett, che credo in italiano si chiami Piombo e sangue. Hammett è, insieme a Raymond Chandler, uno dei padri putativi del genere hardboiled (un poliziesco che descrive i crimini con maggiore violenza e realismo del giallo, ndr). E sempre dal punto di vista letterario, per quanto possa far ridere, ci sono anche dei riferimenti a Don Camillo e l’onorevole Peppone di Guareschi, in cui c’è questo paesino, uno spaccato dell’Italia, diviso tra comunisti e cattolici. C’è l’Arlecchino servo di due padroni, volendo… c’è davvero tanto, potremmo allargarci parecchio!
Dal momento che le storie sono state pensate in momenti diversi, e il vostro stile si è evoluto, pensi che un lettore nuovo possa comunque ritrovare un’anima comune in questa selezione?
Sì, l’anima resta sempre quella perché comunque il nostro modo di raccontare non è che sia cambiato poi molto, nonostante tra una storia e l’altra ci siano state molte esperienze diverse sia mie che di Roberto. C’intendiamo molto bene, e poi abbiamo uno storytelling che non è cambiato tantissimo: ci siamo sempre intesi subito, pur avendo gusti diversi. Abbiamo tante letture in comune e abbiamo quel modo lì di raccontare, anche quel modo lì.
Considerando che negli ultimi anni abbiamo assistito a una serie di cambiamenti importanti, anche politici, sia a livello nazionale che internazionale, come vedresti Battaglia oggi? In che tipo di avventura lo immagini?
Tendenzialmente Battaglia è un personaggio vecchio stile, quindi lo vedrei a suo agio solo nel tipo di situazioni in cui si possa districare. Credo avrebbe difficoltà a rapportarsi con un fondo finanziario o un Consiglio d’Amministrazione, a meno che non debba ammazzare tutti quelli che si trova davanti. Però sarebbe interessante vederlo in un contesto diverso. La nostra è un’epoca segnata dall’immaterialità, e non ce lo vedo ad avere a che fare con un data center (ride).
Comunque è sicuramente figlio del secolo scorso, è pur sempre un vampiro. Ma sai, potrebbe essere anche una bella sfida, perché comunque gli spunti narrativi stanno un po’ dappertutto. Si potrebbe anche concepire… magari lui non sarebbe contentissimo, però chissà…
Grazie mille per la bella intervista, Leomacs, ti aspettiamo presto con le nuove avventure di Battaglia!
Leomacs
Esordisce nel 1994 sulle pagine della miniserie “Dark Side” (BdB Press), ideata da Roberto Recchioni, autore con cui lavora su “Napoli Ground Zero”, “Detective Dante” (Eura Editoriale) e “Battaglia”, miniserie pubblicata dalla Factory, casa editrice di cui è uno dei fondatori.
Collabora con Zero Press a una parodia su Tex Willer e pubblica per Comic Art, Le Ore, Tesauro, Bedè Adult, Eura Editoriale. Per Sergio Bonelli Editore disegna un episodio di “Nick Raider” scritto da Tito Faraci, entra poi nel team della serie “Magico Vento” e della miniserie “Volto Nascosto”, entrambe ideate e scritte da Gianfranco Manfredi.
Disegna la storia di un “Almanacco del West” e lavora a diversi episodi della serie regolare di “Tex”. Sempre per Bonelli Editore disegna una storia per il “Dylan Dog Color Fest”.