La serie antologica di Tim Miller e David Fincher è arrivata su Netflix il 15 marzo ed è una gigantesca celebrazione dell’intrattenimento animato
Non poteva esserci titolo migliore per la nuova serie antologica di Netflix, una raccolta di corti animati che punta a lasciarci incollati allo schermo raccontandoci 18 storie tutte diverse tra loro. Love Death & Robots è prima di tutto intrattenimento, a volte puro e semplice, altre più profondo e riflessivo, che si spinge al limite delle possibilità dell’animazione.
Love, per indicare il sesso, la nudità e la sensualità femminile. Death, per indicare la violenza più cruda, la lotta e la sopravvivenza. Robots per riassumere l’enorme amore per la fantascienza, tradotto in viaggi spaziali, tute robotiche, robot parlanti e magiche donne cyborg. Tre parole chiave per tre concetti enormi e, artisticamente parlando, dal grandissimo potenziale.
Il progetto, prodotto da Tim Miller e supervisionato da David Fincher, ha come scopo più evidente quello di celebrare la creatività, senza un preciso confine né un filo conduttore a tenere insieme le parti. È una stagione fatta di capitoli fini a sé stessi, che vanno dai 6 ai 17 minuti di durata, e che sembrano dei piccoli teaser di qualcosa di più grande, come Il vantaggio di Sonnie o Il Succhia Anime, puro splatter e azione. Ma anche di racconti carichi di una vena poetica capace di farci riflettere per ore sulle diverse interpretazioni, più di tutti Zima Blue, riflessione sulla ricerca di un’identità artistica, La notte dei pesci e anche, pur con un’ampia componente comica, Il dominio dello Yogurt. Come non citare poi alcuni episodi con finale a sorpresa, La testimone o Oltre Aquila, storie che vorresti rivedere subito dall’inizio.
Love Death & Robots è decisamente una serie senza peli sulla lingua, si spinge al limite non solo nell’animazione ma anche nei contenuti. La disponibilità di Netflix per la distribuzione ha senz’altro aiutato a non porre limiti alla fantasia o applicare censure alla narrazione, possibilità che tuttavia per molti è stata un’arma a doppio taglio. La totale libertà di rappresentazione ha permesso infatti la realizzazione di qualcosa che a tratti può sembrare incompleto o semplicistico, una gigantesca celebrazione della bravura artistica senza ulteriore scopo.
Il progetto tuttavia è rimasto fedele al suo scopo iniziale, alla sua filosofia di fondo, ovvero mettere insieme tanti stili di animazione e mostrare fino a dove la fantascienza, la tecnologia, ma soprattutto l’immaginazione e la creatività, possono arrivare.
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