Roma, Palazzo delle Esposizioni. Mangasia. Visitare la World Premiere sul fumetto asiatico è stata una delle esperienze più interessanti del 2017. Stupore, meraviglia e tanta voglia di portarmi a casa tutto, ma proprio tutto, quello che ho visto. Presa, e non poco, dall’emozione di studiare con attenzione le tavole originali del Maestro Tezuka, di Quian Yu o Vitankar ho perso la cognizione del tempo. E anche il nostro caporedattore; ma questa è un’altra storia.
Mangasia, Wonderlands of Asian Comics è un percorso che esplora la diffusione di un linguaggio giunto sino a noi. Un viaggio nell’Asia, nel sud-est asiatico in particolare, che a ritroso porta i visitatori a scoprire la cultura di un territorio vastissimo. Tramite il fumetto, l’Oriente riesce a comunicare con l’Occidente, condividendo con quest’ultimo un vero e proprio patrimonio culturale.
Un’occasione unica – Roma è stata scelta come prima tappa mondiale – per dare il via a un approccio consapevole su un processo di riproduzione sconfinato e che dà la possibilità, a chi già del fumetto giapponese ne fa largo consumo, di accedere a una mappa ricca, dettagliata che si estende in Cina, India, Corea, Filippine, Cambogia e oltre.
Il Maestro Tezuka era solito affermare che il fumetto parla un linguaggio internazionale e può attraversare confini e generazioni. I fumetti sono un ponte tra tutte le culture ₁ .
Nulla di più vero. La combinazione di parole e immagini è un linguaggio universale.
Penso a Hadashi no Gen – da noi Gen di Hiroshima ma letteralmente Gen a piedi nudi – del Maestro Keiji Nakazawa, di cui abbiamo parlato qui. Nel 1976, un gruppo di attivisti nipponici partecipò a una marcia per la pace attraverso gli Stati Uniti. Durante il tragitto, mostrarono una copia di Gen a piedi nudi ai partecipanti statunitensi, che ne rimasero talmente colpiti da convincerli a farla tradurre in inglese. Tornati in Giappone, gli attivisti si misero a lavorare alla traduzione₂. L’opera omnia sulla bomba atomica fu il primo manga a essere tradotto in inglese.
Mangasia è la più grande selezione mai esposta di tavole originali di fumetti asiatici. Indubbiamente i manga occupano un ruolo centrale nel percorso espositivo e ne viene illustrata con dovizia l’origine, si parte dal Maestro Hokusai, sino alla produzione attuale. Solo per citarne alcuni, avrete la possibilità di ammirare da vicino le tavole di Osamu Tezuka, Kazuo Kamimura, Leji Matsumoto, Sanpei Shirato. Impossibile riportare tutti gli autori giapponesi esposti. Inoltre l’effetto sorpresa per me è stato determinante durante la visita e non voglio privare nessuno di questo piacere. Con tutta probabilità, vi troverete di fronte al lavoro del vostro autore preferito.
Nonostante quest’aspetto, che già da solo è un buon motivo per scegliere di visitare Mangasia, la curiosità è letteralmente esplosa nell’osservare la produzione artistica degli altri Paesi. I komiks filippini, i manhwa coreani, gli one-baht thailandesi o i lianhuanhua (manhua) cinesi.
L’esposizione non procede per aree geografiche. Le suddivisioni sono tematiche. Si passa dai fumetti che raccontano le leggende legate alle terre d’origine – meravigliosa la parte dedicata a Il viaggio in Occidente/Xiyou ji – al fantasy, a temi quali la guerra, la disobbedienza civile o il lavoro, lo sport. Nulla viene trascurato.
Passando attraverso una tenda di carta di riso, il fumetto asiatico si fa erotico, affronta le questioni di genere, indaga nei desideri sessuali più reconditi dell’essere umano.
Niente è dimenticato, e come poteva esserlo l’animazione legata alla sua origine di carta, la sinergia– in questo caso tutta giapponese – tra il fumetto e il media mix, parola nata in Giappone per indicare l’utilizzo combinato di mezzi di comunicazione e merchandising in vista del successo di una campagna di marketing₃. L’esempio più eclatante, di cui potrete godere durante la visita, è legato alla prima vocaloid, Hatsune Miku. Nel 2010, tremila fan hanno gremito lo Zepp Tokyo per assistere al primo concerto di una pop star totalmente virtuale.
Recarsi a Mangasia significa per noi partecipare alla più grande selezione mai esposta di tavole originali, ai processi creativi che ne sono alla base, alla comprensione di un’enorme fetta della cultura asiatica. Un occasione di scambio culturale da cogliere e custodire gelosamente – come il catalogo, entrato di diritto a far parte della mia collezione – e che non deve interessare solo gli appassionati del genere. La cultura di popoli lontanissimi vi si mostra con l’immagine. E le immagini parlano a tutti.
Ci tornerò perché una volta non basta. Ci vediamo lì.
₁ Paul Gravett, Mangasia. Wonderlands of Asian Comics, Thames & Hudson, 2017, pag. 15
₂ Paul Gravett, Mangasia. Wonderlands of Asian Comics, Thames & Hudson, 2017, pag. 127
₃ Paul Gravett, Mangasia. Wonderlands of Asian Comics, Thames & Hudson, 2017, pag. 254
7 ottobre 2017 > 21 gennaio 2018
A cura di Paul Gravett
Mostra allestita dal Barbican Center di Londra
Roma, Via Nazionale 194 – Palazzo delle Esposizioni –