In occasione dei 30 anni di vita editoriale di Deadpool, Panini Comics ha dato alle stampe un bellissimo saggio dedicato al Mercenario Chiacchierone scritto da Fabio Licari e Marco Rizzo, uno dei pochissimi sceneggiatori italiani in forza alla Marvel. Proprio con lui è nata una bella chiacchierata, che va da Wade Wilson a Spider-Man, senza tralasciare X-Men e Avengers
Giornalista, attivista, sceneggiatore, saggista, editor delle testate mutanti per Panini. Se non stessimo parlando di Marco Rizzo, avrei pensato di trovarmi di fronte a una moltitudine di persone.
Un multiverso di anime e di passioni racchiuse in un ragazzo che le ha fuse con l’amore per il fumetto (in ogni sua forma) e l’impegno sociale, sempre presente in ogni suo progetto personale.
Marco è tra i maggiori esponenti del graphic journalism in Italia: pensiamo ai bellissimi graphic novel dedicati a Ilaria Alpi e Peppino Impastato, per non parlare del toccante Salvezza, che lo ha visto imbarcato per tre settimane insieme a Lelio Bonaccorso sulla nave Aquarius con cui gli operatori di SOS Méditerranée e Medici Senza Frontiere soccorrono i migranti al largo della Libia, tanto per citare solo tre esempi di una produzione vastissima.
Ma, come detto in apertura, è anche – se non soprattutto – un grande appassionato di fumetti Marvel: questa suo amore verso la Casa delle Idee gli ha permesso di diventare non solo editor per le testate italiane dedicate al mondo degli X-Men, ma anche di scrivere le avventure di uno Spider-Man giovanissimo, in una testata dedicata ai più piccoli.
L’impegno con gli eroi della Casa delle Idee però non si esaurisce certo qui: Marco ha infatti scritto (insieme al grande Fabio Licari) numerosi saggi dedicati a Capitan America, Spider-Man, Hulk, Avengers e Deadpool. Vi consigliamo inoltre di non perdere la sua aggiornatissima newsletter settimanale (Zona Negativa), per essere sempre aggiornati sui suoi progetti (e non solo).
Vista l’imminente uscita del nuovo film sul Mercenario Chiacchierone (che stavolta ritroveremo insieme al Wolverine di Hugh Jackman), la nostra chiacchierata non poteva che partire da qui…
Signore e signori, diamo il benvenuto su MegaNerd a Marco Rizzo.
Ciao Marco, benvenuto sulle nostre pagine. Tra un mese esatto arriverà nei cinema di tutto il mondo Deadpool & Wolverine, un’occasione perfetta per lanciare il tuo ultimo (in ordine di tempo) saggio scritto a quattro mani con Fabio Licari. Ci vuoi parlare un po’ di Deadpool: 30 anni con il Mercenario Chiacchierone? Come nasce – e cresce – questo progetto?
Ciao! Il progetto rientra nel filone dei “volumi anniversario” che io e Fabio abbiamo scritto in questi anni per Disney, poi editi da varie realtà in giro per il mondo (principalmente Panini e Titan Books). Tutto è partito con il saggio illustrato Marvel: 80 Amazing Years del 2019, e da Capitan America l’anno successivo passando per molti altri personaggi, abbiamo ricevuto richieste dalla casa madre di scriverne di nuovi.
Deadpool viene da una proposta reciproca: io e Fabio l’avevamo in mente tra i papabili e Disney ce lo ha chiesto! Lo abbiamo realizzato in tempo per il trentennale, un paio di anni fa, e adesso Panini lo pubblica in Italia in occasione dell’uscita di Deadpool & Wolverine.
Tra l’altro, per questo volume, non abbiamo scelto una divisione “cronologica”, bensì “enciclopedica”. I capitoli non sono divisi per decenni ma in schede riguardanti personaggi, storie, autori. E le citazioni sparse per il volume, stavolta, non sono di autori ed editor, ma dello stesso Wade Wilson.
Nel presentarti ai nostri lettori abbiamo parlato del tuo amore per i comics, che ovviamente parte da lontano. Quando ti è venuta l’idea di scrivere dei saggi dedicati ai più grandi eroi Marvel?
Confesso che da qualche annetto avevo iniziato a proporre in giro un saggio sulla storia della Marvel. Qualcosa che avesse un taglio divulgativo, non per addetti ai lavori. Poi, Disney ha contattato me e Fabio per il succitato volume sugli 80 anni e ho messo da parte il mio progetto visto l’allineamento cosmico! Io e Licari abbiamo fatto subito squadra. In seguito, in questi cinque anni c’è stato uno scambio tra proposte nostre e loro.
Raccontaci un po’ della genesi di un saggio: quanto studio c’è a monte? Immagino che per scrivere un libro del genere occorra davvero un bel po’ di tempo e parecchie ricerche…
Parecchio studio e per fortuna parecchia memoria! Non ricordo i compleanni dei miei cari, ma so dirti il nome completo di Cable, da bravo nerd. Per fortuna, Internet viene incontro e io e Fabio ci scambiamo spesso informazioni e curiosità. Per il libro su Deadpool, apparentemente c’è meno materiale, perché sono solo 30 anni invece dei 60 di Spider-Man o Hulk, ma sono stati trent’anni densissimi di pubblicazioni e avvenimenti.
Ricordiamo che tutti questi saggi sono stati scritti a quattro mani con un espero come Fabio Licari, il Deus-Ex-Machina dietro il grande successo di Super Eroi Classic, una delle migliori pubblicazioni attualmente in edicola. Ormai, dopo tanti libri scritti insieme, immagino che la sintonia tra voi sia totale…
Sì, ormai siamo molto ben coordinati. Ci “supervisioniamo” a vicenda e – per ragioni anche anagrafiche – solitamente ci dividiamo il lavoro in modo che lui si occupi della prima metà e io della seconda nelle ere dei singoli personaggi.
Nel ripercorrere tutta la storia editoriale di certi personaggi (immagino i 60 anni degli Avengers, oppure i 30 – che non sono pochi – proprio di Deadpool), come ti è sembrata la loro evoluzione nel corso dei decenni?
Rileggendo e riscoprendo tante storie e tanti autori non ho potuto non ricordarmi quel motto che mi piace tanto: “l’Universo Marvel è il mondo fuori dalla tua finestra”. Lo diceva Stan Lee, lo ripete spesso CB Cebulski, lo faccio presente ogni volta che parlo in pubblico di queste figure della mitologia moderna. Per di più, è l’aspetto che avvicina di più questo mondo all’altra parte del mio lavoro, cioè quella del giornalista e delle graphic novel con un taglio “d’impegno civile”.
Del resto, i super eroi Marvel sono influenzati da ciò che avviene nel mondo circostante come lo sono gli autori che ne immaginano le storie. Ciò vale sia che si tratti dei dibattiti sulla sicurezza in tempo di guerra e terrorismo (Civil War, Secret Invasion), come dell’estetica esplosiva da Mtv e un po’ militarista (come i super eroi nati nei primi anni 90, come lo stesso Deadpool).
Quello che è interessante è che questo mondo fantastico è il nostro mondo: non c’è Gotham City o Metropolis, ci sono New York o Londra. In una storia memorabile di Deadpool, Il buono, il brutto e il cattivo, c’è persino la Corea del Nord che fa esperimenti sui propri cittadini. E quei luoghi invece immaginari, come la Latveria del Dott. Destino, o la Genosha dove esisteva l’apartheid per i mutanti, sono metafore esplicite della realtà.
Dunque, l’evoluzione di questi personaggi non può che andare di pari passo con i cambiamenti del mondo e le suggestioni degli autori. Cambia anche il pubblico: i lettori di fumetti di super eroi, tendenzialmente, oggi sono gli adulti, non i bambini degli anni 60 e i teenager degli anni 70. Di conseguenza, tematiche e linguaggio, necessariamente, si evolvono. Certo, ci sono anche fasi, in queste evoluzioni, dettate dalle mode o da scelte editoriali o semplicemente dal caso, che poi in realtà è un insieme di fattori talvolta imprevedibili: chi l’avrebbe detto, trent’anni fa, che oggi Deadpool o gli Avengers sarebbero stati così popolari?
Tutto, però, alla fine si riconduce al lavoro degli autori. Un personaggio come Deadpool, nato come villain, come action hero un po’ ruffiano nei modi e nel look, è diventato un antieroe tormentato, in particolare nel recente ciclo di Gerry Duggan. Dietro quell’aspetto deforme c’è un uomo in continua ricerca di redenzione e accettazione ma che non riesce mai, spesso a causa degli altri, a redimersi completamente.
Immagino che per questo tipo di progetti il tuo principale referente sia proprio Marvel: come sono i rapporti con la Casa delle Idee?
Ottimi, anche perché collaboro con loro con altri progetti e credo (spero) che ormai si fidino! Quando ho iniziato a scrivere Marvel: 80 Amazing Years avevo già lavorato su degli album di figurine e il tramite di Panini, in particolare i miei capi Nicola Peruzzi e Marco M. Lupoi, è un ottimo garante di qualità e serietà.
Inizi a sentire tuo il ruolo di “biografo ufficiale della Marvel”?
Per carità, no…! Sono solo un nerd molto fortunato.
Introducendoti ai nostri lettori, abbiamo ricordato che sei uno dei pochissimi sceneggiatori non americani in forza su una testata Marvel. Certo, si tratta di una collana rivolta ai giovanissimi, ma parliamo pur sempre di Spider-Man, non certo di un personaggio qualsiasi. Qual è stato il tuo primo pensiero quando ti hanno scelto per questo progetto?
Stentavo a crederci. Ti racconto una cosa: quando abbiamo cominciato a parlarne mi sono detto “se va in porto mi tatuo Spider-Man”. E quando poi ho fatto quel tatuaggio avevo un sorriso stampato sulla faccia per tutto il tempo. Era uno di quei sogni nel cassetto forse impossibili, un sogno da “Bucket list” che però si faceva sempre più concreto man mano che la collaborazione con Marvel e Disney proseguiva negli anni.
È frutto infatti di anni di collaborazione e fiducia, concretizzatasi in una vera sfida. Io e Steve Foxe, insieme a Claudio Sciarrone alle matite, abbiamo preparato un intero nuovo setting grazie a Disney e Marvel. Da allora ho scritto qualche centinaio di pagine, tra l’altro riempiendole di guest star come Thor, Capitan America, Spider-Man 2099, Miles Morales o Hulk.
Queste storie sono già state pubblicate in volume in Gran Bretagna, USA, Germania e Italia, da settembre arriveranno mensilmente in USA nel classico formato “spillatino” e la cosa mi emoziona moltissimo.
Come mai, secondo te, ci sono così pochi sceneggiatori non americani (o inglesi) a fronte di tantissimi disegnatori italiani sia in Marvel che in DC?
Forse c’è una certa diffidenza verso i non native speakers, da parte di qualunque major dell’editoria, e forse qualche dubbio sulla nostra capacità di sentire e interpretare le “voci” dei personaggi. Tra l’altro, se un tempo queste produzioni potevano essere “delegate””, per così dire, a partner esterni – pensa a vari esempi quali le storie di Faraci con Villa e il progetto X-Campus per Panini, o allo Spider-Man sul Giornalino – oggi le major tendono ad accentrare il controllo sulle proprie properties.
Dunque, i miei interlocutori sono direttamente Disney Publishing e Marvel Comics, non realtà italiane – per quanto multinazionali – come Panini. E per questo forse un po’ più “lontane”, non so se mi spiego.
Senti un po’ di responsabilità, in questo senso? Magari se iniziano a vedere che anche un italiano può scrivere storie di Spider-Man, potrebbero iniziare a fidarsi… sei sostanzialmente l’ariete con cui cerchiamo di scardinare il portone!
Certo che sì, e me lo auguro davvero. Personalmente leggo Marvel in originale da oltre vent’anni e in italiano da… una vita. Ho fatto un percorso scolastico dove le lingue erano centrali (liceo linguistico, Scienze della Comunicazione…) e anche determinati percorsi di vita mi hanno avvicinato all’inglese parlato.
Ma non sono certamente l’unico che ha avuto un percorso simile. L’Italia, tra l’altro, è uno dei pochi paesi in cui Marvel ha avuto una pubblicazione continua quasi ininterrotta sin dagli albori (o poco più avanti, con la Corno), quindi questi personaggi, nel nostro Paese, sono molto “sentiti”. Tra l’altro, come è interessante vedere influenze da altri paesi nel disegno, sono certo lo sia nelle storie. Vedremo.
Restiamo in tema Marvel, ma spostiamoci nel terreno Mutante: l’Era Krakoana sta per volgere al termine anche in Italia, chiudendo cinque anni letteralmente rivoluzionari. Cosa resta del ciclo lanciato da Jonathan Hickman?
Restano cinque anni di storie dove praticamente ogni mutante mai creato ha avuto un suo spazio, anche minimo, e dove abbiamo potuto leggere albi bizzarri e insoliti come il grottesco Hellions o il filosofico Way of X, o più classici d’avventura come Marauders o X-Men. Resterà qualcosa anche “dopo”, in termini di trame, da quello che ho letto del nuovo corso. E resterà certamente il ricordo in progetto organico e ambizioso, forse non privo di difetti, ma davvero unico e memorabile.
È stato difficile gestire l’incredibile mole di serie e miniserie legate al mondo degli X-Men in questi anni? In alcuni momenti la produzione era talmente ampia che sembrava quasi di vedere un’etichetta editoriale a sé stante
È stato difficile ma anche molto divertente, un vero spasso per chi è appassionato di fantaeditoria come me (e molti lettori). Tra l’altro, in Italia ci eravamo ripromessi di proporre tutto, anche le serie più ostiche, e in fin dei conti solo una manciata di storie sono rimaste da parte, per ora.
C’era davvero tantissimo materiale, è vero, ma ogni serie aveva una sua personalità e un suo approccio, a dimostrazione della potenzialità narrative del mondo mutante. Per di più, per rendermi la vita più difficile, ho supervisionato i programmi editoriali non solo dell’Italia ma anche di altri paesi Panini, cioè della Francia e della Germania, in parte del Messico e della Spagna, ovviamente sotto la direzione dei rispettivi coordinatori editoriali.
Immagino stiate già preparando il terreno al nuovo rilancio anche in Italia. Quando avremo i primi annunci sugli assetti delle collane Panini Marvel?
Abbiamo definito il rilancio proprio nelle scorse settimane. Credo che entro un paio di mesi si annuncerà qualcosa nel dettaglio, come sempre anzitutto sul catalogo Anteprima. Ma se siete bravi a fare i conti, potrete facilmente immaginare in che periodo dell’anno arriveranno le storie di MacKay, Simone, Ewing e altri.
Tra l’altro, ho letto pochi giorni fa il n.1 di X-Men di MacKay e Stegman e sono rimasto folgorato. Ho avvertito un po’ lo stesso mood dell’ottima serie animata X-Men ’97… cosa che per me è un gran complimento.
Caro Marco, noi ti ringraziamo davvero tantissimo per essere stati con noi. Parlare con te è sempre molto stimolante e speriamo davvero di averti nuovamente nostro ospite. A presto!