Martin Simmonds: «Uso il colore per sprigionare la potenza di Dracula»

Abbiamo avuto il grande piacere di poter scambiare quattro chiacchiere con Martin Simmonds, lo straordinario Artista di Dracula, il graphic novel scritto da James Tynion IV da poco arrivato in fumetteria e libreria grazie a saldaPress. Con lui abbiamo parlato di vampiri, di horror, ma anche di tanto, tanto altro…

copertina intervista martin simmonds

Grazie a Martin Simmonds di essere con noi su MegaNerd! Sei in Italia per presentare il tuo ultimo progetto con James Tynion IV che ha per protagonista uno dei due uomini pipistrello più iconici. Non l’eroe DC, ovviamente, ma il più importante e rappresentativo vampiro del mondo del cinema: Dracula. Come è nato questo progetto per il nuovo Monster Universe? Da una ‘pausa’ come dice Tynion? Perchè se le vostre pause creano capolavori così… ben vengano!

Sì, assolutamente. Ovviamente il nostro progetto principale è Department of Truth, che va avanti da molto tempo sino ad oggi. Avevamo deciso di prenderci una pausa di circa sei mesi semplicemente per riposarci.

Ma in quel momento, Skybound e Universal ci hanno offerto Dracula, quindi non potevamo proprio rifiutare. Era un’opportunità troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Io e James siamo entrambi fan dell’horror, quindi è stato, come diremmo noi, una scelta ovvia. È stata una decisione facile da prendere.

Ma, stranamente, sembrava proprio di lavorare su Department of Truth, perché siamo così abituati a lavorare insieme come team creativo, che è stato come continuare a lavorare senza interruzioni [da Department of Truth n.d.r.] per quei quattro numeri di Dracula.

È stato bello lavorare su un libro con un inizio e una fine ben definiti, piuttosto che Department of Truth, che è un progetto enorme e in continua espansione.

È stato piacevole lavorare su qualcosa di più conciso, con obiettivi chiari e ben definiti, dato che ci stavamo basando sul film di Universal e sul romanzo originale. James sapeva già dove voleva arrivare con la storia del fumetto, ma almeno sapevamo quale sarebbe stata la struttura di base.

E poi, entrambi amiamo l’horror e i vampiri, quindi è stata davvero una decisione facile da prendere!

First Look' at James Tynion IV & Martin Simmonds' 'UNIVERSAL MONSTERS: DRACULA #1' - The Arts Shelf

Lo stile che utilizzi si sposa benissimo con le atmosfere horror del fumetto. Quando Dracula appare nei tuoi disegni, è terrificante, penetrante con lo sguardo, ipnotizzante, una presenza potente come un Dio. Come hai sviluppato questo approccio visivo? Ti sei ispirato per i personaggi e le atmosfere solamente al film originale di Browning con Bela Lugosi o anche al romanzo originale di Bram Stoker?

Beh, in realtà entrambe le cose. Voglio dire, l’idea era di basarci sul film vero e proprio, che è piuttosto distante dal libro, in realtà. Ma sapevamo che non potevamo usare l’immagine di Bela Lugosi per il fumetto, cosa che non ci era permessa, ma avevamo carta bianca su tutto il resto: i set, i design e così via. Potevamo usare altri elementi del film. Quindi, se si guarda all’interno del volume, si possono trovare riferimenti diretti al film e così via, il che è davvero divertente.

Ma con il personaggio di Dracula, sapevamo che volevamo concentrarci sul lato più animalesco e selvaggio. E, vedi, ogni volta che appare, volevamo in qualche modo utilizzare il colore come un mezzo per esprimere i suoi poteri soprannaturali, essenzialmente. Quindi, man mano che il lettore sfoglia il volume, questo è essenzialmente in bianco/nero o seppia. Poi introduciamo il colore in certi punti proprio per iniziare a suggerire l’ipnosi e i poteri che [Dracula n.d.r.] sta usando. E poi si arriva a una pagina dove ci sono tutti questi colori accesi e molto rosso. Ovviamente, il rosso è stato usato parecchio.

Ma è più o meno così. Questo era davvero il nostro strumento principale: usare il colore come un modo per rappresentare Dracula stesso.

James era molto interessato a concentrarsi su questo lato animalesco, come il lupo, e il lato pipistrello. Ma mi piaceva l’idea di non seguire un riferimento diretto a Bela Lugosi, nel senso che volevamo che apparisse leggermente meno “riferito” rispetto agli altri personaggi. C’è una sorta di stranezza in lui, uno squilibrio, rispetto agli altri personaggi. Quindi sì, è stato davvero divertente giocare con questo, e sicuramente usare il colore e quanta più stranezza possibile.

Dracula - Martin Simmonds

La caratterizzazione visiva di Reinfield è quella che più mi ha colpito. Spesso cambia espressività passando da vittima innocente a servo devoto del Conte, e questo si vede all’interno delle pagine. È il personaggio, oltre a Dracula, su cui ti sei più concentrato?

Sì. Voglio dire, con Renfield, non sapevamo come sarebbe apparso fino a quando non ho iniziato a dipingere le pagine.

Quindi abbiamo cominciato con il primo numero, e James è rimasto piuttosto colpito dal modo in cui l’ho rappresentato. Così è diventato davvero il fulcro del libro, tanto che James ha iniziato a concentrarsi molto di più su di lui nella sceneggiatura. È diventato una presenza molto più importante nel fumetto, perché si tratta di un personaggio originale. È basato su Dwight Frye, l’attore che ha interpretato Renfield, ok, ma ovviamente volevamo creare questo tipo di stranezza sovraesposta su di lui. Come se… è come se la sua anima fosse stata tirata fino a diventare sottile. Non è del tutto umano.

E quindi il modo in cui cercavamo di ottenere questa sovraesposizione, questo aspetto insolito… noi, come lettori lo vediamo necessariamente così, ma i personaggi nel libro potrebbero non percepirlo in modo così soprannaturale. È un buon modo per rappresentare come il lettore possa capire che lui non è più del tutto umano. E andando avanti nel libro si vedono, soprattutto verso la fine quando si redime, alcuni elementi dove i suoi tratti umani iniziano a tornare e la sua umanità ricomincia a emergere.

In ogni caso è stato molto divertente giocarci, soprattutto con tutte le mosche e cose del genere. Le mosche erano ovunque, come sovrapposizioni trasparenti di mosche reali, fotografate e poi messe sopra la tavola. Ci siamo davvero divertiti con collage e simili. È stato fantastico.

Dracula di James Tynion IV e Martin Simmonds

Avete giocato anche molto sul personaggio di Dracula perché non parla mai, ma si esprime molto soprattutto attraverso lo sguardo.
Sì, è stata un’idea che si è trasformata in una specie di gioco. Assolutamente ci siamo concentrati molto sugli occhi, ma non solo i suoi, ma anche quelli degli altri personaggi, per mostrare quella connessione tra lui e la sua natura di sopraffare le persone.

Anche in Dracula ci sono diverse splash page come in Department of Truth. Le scene sono sempre intense. È una tua personale scelta artistica questa, per immergere il lettore nell’orrore?

A volte sì. A volte, invece, è per rompere l’illusione. A volte dipende semplicemente dal tempo. Su Scotland Street, ad esempio, essendo una pubblicazione mensile, spesso abbiamo poco tempo per completare tutto.

James a volte mi manda solo la sceneggiatura senza descrizioni dei pannelli, dicendo: “Ecco i dialoghi, vai a ruota libera e fai qualcosa di folle.” E questo per me è sempre stimolante.

Quando hai una doppia pagina, non hai solo l’aspetto della doppia pagina, ma anche il momento in cui giri la pagina, quel meccanismo. Il momento più importante spesso è su quella pagina. Anche in Dracula puoi avere pagine non strutturate formalmente, ma che potrebbero essere suddivise in pannelli. Ad esempio, c’è una scena in cui Dracula sovrasta qualcuno per la prima volta. Si potrebbe strutturare in pannelli, ma abbiamo scelto una splash page con struttura ciclica, più libera per esprimere tutta la potenza di Dracula. E lo fa in tutte le forme.

02_Dracula_06_07_fin Martin Simmonds

Ho capito la pagina a cui ti riferisci ed, effettivamente, ha una struttura ‘ciclica’ riguardo gli eventi che vi accadono.

Sì, è come se potessi leggerla da diversi punti e avrebbe comunque senso. È il tipo di approccio che James suggerisce: “Basta che mostri Dracula che la sovrasta” e magari aggiunge poche indicazioni, come concentrarsi sugli occhi o mostrarlo mentre si trasforma in lupo. È un processo organico. James descrive qualcosa, io lo dipingo, e poi lui potrebbe adattare la scrittura ai disegni. Ed è questa la bellezza della collaborazione. Cambia nel tempo, si evolve in qualcosa di nuovo ed entusiasmante.

Da fan dell’horror ho molto apprezzato Dracula, proprio perché va alle radici del genere classico. Tra fumetti, cinema e TV sembra che l’horror stia vivendo il suo momento migliore. Cosa ne pensi?

Sì, è un momento davvero importante per l’horror.

Sono cresciuto negli anni ’80 e per me, quel periodo ha prodotto alcuni dei film horror più kitsch, ma allo stesso tempo eccitanti. Ad esempio, il primo film horror che ho visto, anche se è degli anni ’70, è stato L’esorcista. L’ho visto su una vecchia videocassetta VHS, probabilmente copiata da un’altra copia. Quello che nel Regno Unito chiameremmo un “pirate video”, una copia illegale.

Non era una copia autorizzata, e quindi era… in bianco e nero, sgranata, con un sacco di linee che attraversavano lo schermo, tutta distorta, e tutto questo non faceva che aggiungere ulteriore fascino. Quella è stata la mia prima esperienza con i fumetti.

Ora, però, penso che il mio obiettivo sia diverso. Sono un grande fan dell’horror folkloristico e rurale, e sembra che ultimamente sempre più persone stiano esplorando questo genere, il che per me è davvero entusiasmante. Questo è il genere che amo.

YOUR FIRST LOOK AT JAMES TYNION IV & MARTIN SIMMONDS' UNIVERSAL MONSTERS:  DRACULA #1 | Image Comics

Di recente ho visto una cosa chiamata Star Maker, un film horror folkloristico estremamente cupo e desolante. Sembra che ci sia sempre più materiale di questo genere, e lo adoro.

Non sono tanto un fan del gore estremo o dello splatter, sai, non mi dispiace, ma non mi spaventa nello stesso modo. È un tipo di horror diverso. Sì, c’è quello con il killer e tanto sangue e roba del genere, che è più scioccante. Sì, sì, apprezzo di più quelle storie in cui c’è questa minaccia inquietante che ribolle sotto la superficie, qualcosa che non vedi.

Questo mi emoziona davvero. Negli ultimi dieci anni, ci sono stati film horror davvero interessanti. Ad esempio, cose come vecchi film.

I vecchi film conservano una specie di magia relativa anche a ‘come’ veniva rappresentato l’horror allo spettatore…

Sì. Perché riescono a spaventare senza bagni di sangue. Solo con la musica o le ombre del film riescono a costruire la tensione. Adoro questo.

Panini: Fumetti_The Department of Truth 1_1 Martin Simmonds

Parliamo di The Department of Truth: è un fantasy politico che tratta di teorie del complotto e temi complessi. In base ai temi, il tuo processo creativo cambia?

Beh, tecnicamente sì, è cambiato nel tempo. La grande differenza con Department of Truth era il vincolo di tempo su come affrontavamo i numeri. Per i primi 20 numeri, era tutto dipinto, ma in scala di grigi, come una lavatura grigia o toni di grigio, e poi venivano aggiunti colori digitalmente. Successivamente, il colore è diventato completamente dipinto, senza alcun lavoro digitale, a parte la scansione. Quindi, per me, questa è stata una grande differenza.

Ma per quanto riguarda la collaborazione e il modo in cui ho approcciato il lavoro, è rimasto generalmente lo stesso, anche se si è evoluto nel tempo.

Hai avuto un approccio diverso per Dracula rispetto a Department of Truth?

Sicuramente Department of Truth ha più astrazione rispetto a Dracula. Ho cercato di controllare un po’ questa astrazione con Dracula. Ci sono ancora quegli elementi surreali e strani, ma non nella stessa misura, perché in questo caso volevamo comunque rispettare il film.

Volevamo rappresentarlo e illustrarlo in un modo che sembrasse chiaramente ispirato al film in certi momenti. E poi introdurre quegli elementi strani, creando un contrasto notevole quando cominciavamo a fare cose più particolari.

Panini: Fumetti_The Department of Truth 2_1 Martin Simmonds

Però il processo creativo è stato simile. Credo ci sia stata molta più sperimentazione con i media, giocando con i collage, spingendomi a includere elementi più astratti. È strano, perché è un libro che definirei decisamente sperimentale, eppure ha avuto un grande successo commerciale per essere un’opera così particolare. È stato positivo dal nostro punto di vista.

Penso che, col tempo, se guardi anche i miei lavori precedenti, prima di Department of Truth e dopo Department of Truth, c’è stata una progressione. L’approccio è cambiato leggermente, forse è stato un po’ più contenuto, ma quando c’è la possibilità di fare qualcosa di più insolito o stravagante, tutto questo non fa che aggiungere contrasto. E così hai questi bei contrasti: pagine strutturate in modo formale e poi esplosioni di creatività.

Hai lavorato anche su altri fumetti come Friendo e Dying is Easy. Soprattutto nel primo, avevi uno stile diverso rispetto a quello attuale. Per queste opere ha influito la storia sul tuo approccio artistico?

Sì, sì. Voglio dire, in parte è questo. Con Friendo, ad esempio, stavo lavorando contemporaneamente a un altro fumetto per un editore statunitense chiamato Black Crown. Il libro si chiama Punk’s Not Dead. Lavoravo su quello, e la vita di un fumettista implica dover gestire più progetti contemporaneamente. Per coincidenza, Friendo era programmato nello stesso periodo. Quindi dovevo trovare modi rapidi ed economici per gestire entrambi i progetti. È stato il caso di dover trovare un metodo di lavoro diverso.

Era ben al di fuori della mia zona di comfort, non era lo stile o l’approccio che avrei normalmente adottato, e nemmeno quello che avevo pianificato inizialmente. Ma sì. Poi ci sono stati lavori come Dying is Easy, che è stato una sorta di passo intermedio tra Friendo, Punk’s Not Dead e Department of Truth. È stato una fase di transizione in cui stavo trovando un processo diverso.

REVIEW: Friendo #5 is a finale as perfectly #@*$-up as the rest of this  delightfully-twisted series — Comics Bookcase Martin Simmonds

Se non conosci Punk’s Not Dead e ti capita, dacci un’occhiata. Lì ho adottato un approccio più digitale, un po’ più cartoonesco, qualcosa di simile a Phil Noto. Non so se conosci il lavoro di Phil Noto. È uno stile un po’ retrò, come quello di cui parlavo prima riguardo agli illustratori americani. Aveva quel tipo di atmosfera, ma stavo cercando di allontanarmi un po’ da quel modello, rendendo il lavoro più libero e un po’ più…con più interventi manuali, qualcosa di più espressivo.

Il passaggio da lì a Department of Truth rappresenta davvero l’evoluzione successiva. Questo è successo perché James stava cercando un artista, e un altro nostro amico, Matthew Rosenberg, gli aveva raccomandato me. James aveva visto il mio lavoro e pensava che fosse un po’ nello stile di Phil Noto, ma non quello che cercava: voleva qualcosa di più crudo e oscuro.

Nel frattempo, ho partecipato a un evento chiamato Inktober, una sfida dove ogni giorno di ottobre devi disegnare qualcosa. Disegnavo i miei musicisti e artisti preferiti in uno stile graffiante e disordinato, e James mi disse: “Questo è esattamente ciò che voglio. Saresti disposto a usarlo per un fumetto?” Io ero entusiasta, desideravo trovare un progetto che mi permettesse di lavorare in quello stile.

Poi il progetto è stato leggermente posticipato, e ho avuto il tempo di lavorare su Dying is Easy. Questo spiega la progressione graduale: lo stile è diventato sempre più libero ed espressivo fino a raggiungere l’esplosione creativa completa in Department of Truth. Se osservi i miei lavori in ordine cronologico, puoi notare questa evoluzione.

Dying is Easy : Hill, Joe, Simmonds, Martin: Amazon.it: Libri Martin Simmonds

Quali sono i disegnatori che ti hanno ispirato a livello artistico? Io vedo influenze di McKean e Sienkiewicz. Ci sono altri artisti, disegnatori?

Sì, Sienkiewicz e McKean sono sicuramente i due più grandi. Quando ero ragazzino, il negozio di fumetti vicino a me aveva principalmente fumetti di Superman e Batman. Ma la prima volta che entrai, vidi Violent Cases di Dave McKean. Non so se conosci quel fumetto: è un piccolo volume indipendente che ha realizzato con Neil Gaiman. Era quasi tutto disegnato a matita, in bianco e nero. Quello è stato un enorme punto di riferimento per Dracula.

Ma anche Elektra: Assassin e le opere di Sienkiewicz sono state fondamentali. Erano così espressive, con un tocco quasi punk rock, una sensibilità più artistica. Questo mi ha portato a scoprire artisti come Kent Williams, Jon J. Muth e George Pratt, che hanno lavorato molto con acquerelli, creando opere davvero bellissime. Non avevo mai realizzato che i fumetti potessero essere così, e questo ha cambiato totalmente la mia prospettiva.

Amo anche altri artisti come Gustav Klimt, Egon Schiele e l’illustratore britannico Aubrey Beardsley. Tra i fumettisti adoro David Mazzucchelli. Mazzucchelli… sì, lo ripeto spesso, perché lo ammiro davvero tanto!

E poi ancora: negli ultimi anni mi ha impressionato David Aja per il lavoro fatto su Hawkeye. Mi piace chi, come Jock, hanno un grande livello di espressività o qualcosa che va oltre quello che considereresti uno stile tipico da fumetto americano standard. Mi piacciono fumetti di questo tipo, sì, come Gustav Klimt, Egon Schiele, e poi illustratori americani degli anni ’40, ’50 e ’60 che lavoravano nel campo della pubblicità; Coby Whitmore, Austin Briggs.

Ce ne sono tantissimi, ma probabilmente una delle influenze più vecchie per me è stata Frank Frazetta, ma ce ne sono davvero tanti.

E cosa ne pensi degli artisti italiani? Qualcuno ti piace?
Beh, ora sono amico di uno, Fabrizio De Tommaso. Lo conosci?

No, De Tommaso non lo conosco…
Ok, lo pronunci comunque meglio di me [risata n.d.r.]. Oh, di italiano naturalmente apprezzo moltissimo Gabriele Dell’Otto, e, potrei sbagliare questo nome, ma… Federici. È giusto?

Sì è corretto. Riccardo Federici

Lui è fantastico! Fantastico! Mi lascia senza parole. È assolutamente incredibile. Siamo andati sul Lago di Como l’anno scorso per uno show. E vedere quegli artisti lì e alcune di quelle opere di persona è stato incredibile. Sì, avete artisti molto talentuosi e pittori davvero straordinari.

L’ultima domanda: lavori molto su progetti originali. C’è un personaggio o un progetto più mainstream su cui ti piacerebbe lavorare?

Beh, sono cresciuto amando Hellblazer, ovvero John Constantine. Sì. Mi piacerebbe molto lavorarci. Finora, ho fatto solo una copertina per Hellblazer, quindi devo assolutamente riuscire a fare qualche interno prima o poi. Batman è sempre un’opzione ovvia; sono cresciuto adorando Arkham Asylum, quindi è quel tipo di direzione che vorrei seguire. Adesso vedo amici miei che lavorano su fumetti di Batman e penso: “Sì, devo assolutamente farlo anche io“.

Probabilmente, per Marvel, farei qualcosa come Daredevil che sarebbe una scelta naturale, ma mi piacerebbe provare qualcosa di un po’ più insolito, che non sarebbe associabile al mio stile. Qualcosa come Fantastic Four.

E su Ghost Rider come ti vedresti?

Oh, sarebbe incredibile! Ma poi inizio a pensare a tutte quelle moto che dovrei disegnare e mi passa un po’ la voglia. E ovviamente tutte quelle fiamme! [risata n.d.r.]

Grazie mille Martin e alla prossima!


Martin Simmonds

Disegnatore e co-creatore dei fumetti candidati ai premi Eisner The Department of Truth (con James Tynion IV) per Image ComicsDying Is Easy (con Joe Hill) per IDW PublishingPunks Not Dead (con David Barnett) per Black Crown/IDW e Friendo (con Alex Paknadel) per Vault Comics.
Con James Tynion IV ha realizzato Universal Monsters: Dracula, il primo tassello del nuovo progetto Skybound dedicato alle icone classiche del cinema horror. È anche un noto copertinista per MarvelDCImageBOOM! StudiosVault Comics e IDW Publishing.


Avatar photo

Doc. G

Il mio nome e' Doc. G , torinese di 36 anni lettore compulsivo di fumetti di quasi ogni genere (manga, italiano, comics) ma che ha una passione irrefrenabile per Spider-Man! Chi è il miglior Spider-Man per me? Chiunque ne indossi il costume.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *