Milo Manara – Fellini, Pratt e il mio “Nome della Rosa”

Il maestro Manara è stato tra i grandi ospiti del Lucca Comics & Games 2022. Ecco cosa ci ha raccontato, tra Fellini, Pratt, Eco e Miller.

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Era il 1969 quando un giovane disegnatore di nome Milo Manara prese parte al suo primo Lucca Comics & Games, all’epoca Salone Internazionale dei Comics. È con questo racconto che il celebre fumettista, fresco di un premio Yellow Kid – Maestro del Fumetto assegnato proprio durante il Festival, ha esordito nella sua conferenza stampa dello scorso 30 ottobre. Ha poi continuato con un altro ricordo legato a Lucca, «uno che non mi fa molto onore».

Siamo nel 1978, e la fiera aveva tra gli sponsor le Aerolíneas Argentinas, che regalavano il volo gratis ai disegnatori argentini che partecipavano. Quando ci fu il golpe, questi chiesero ai colleghi di boicottare anche la fiera come gesto simbolico, rifiutando i premi che sarebbero stati assegnati. Manara decise di supportare la protesta ma, confessa sorridendo, lo fece senza considerare la vittoria come una possibilità. Quando venne premiato, si trovò di fronte al dilemma: alla fine, il premio fu accettato, dato che tutti spingevano perché lo facesse.

Sentir parlare Manara è come aprire una finestra sulla storia della cultura italiana: racconta di sé senza remore, con l’umiltà e la simpatia che solo chi è realmente grande possiede; e mentre lo fa, popola i suoi aneddoti di personaggi mitici che sa riportare alla loro dimensione umana. Come Federico Fellini, di cui Manara stesso era un grande fan:

«I ragazzi ora hanno in camera i poster dei Maneskin: ecco cosa Fellini era per me. Lo conobbi in occasione del suo sessantacinquesimo compleanno, quando Vincenzo Mollica contattò me e altri disegnatori per chiederci di omaggiarlo con un disegno. Io feci di più e gli donai una storiella di quattro pagine, ispirata al Fellini disegnatore, che prendeva spunto da un suo sogno. La chiamai SENZA TITOLO e la conclusi scrivendo SENZA FINE: ne fu così colpito – non amava la parola fine – che mi telefonò per dirmi che era stato “toccato” e invitarmi a Cinecittà.»

Fu l’inizio di una bella amicizia e di una collaborazione artistica, che però si svilupperà solo anni dopo, con le sei puntate di Viaggio a Tulum, soggetto per un film mai realizzato e trasformato in fumetto. Del Viaggio, basato sullo strano incontro con Castañeda e sulla fascinazione che la magia sudamericana esercitava su Fellini, saranno fatte altre versioni: Manara ricorda Yucatan, il romanzo di Andrea De Carlo, all’epoca aiuto regista del maestro. Fu proprio in seguito all’uscita del romanzo che i due smisero di parlarsi per sempre, senza che il motivo fosse mai rivelato.

fellini manara

Ma oltre a Fellini, un altro riminese ha avuto un ruolo cruciale nella vita e nella carriera di Manara: Hugo Pratt, suo amico e mentore. Fu proprio Pratt a dare una svolta alla sua carriera artistica quando gli consigliò – con una certa veemenza, pare – di continuare a lavorare da freelance piuttosto che accettare un contratto stabile con il Corriere per il Corriere dei Piccoli. E fu la sua improvvisa mancanza a causare il dolore più grande della vita dell’artista: morì proprio nel giorno in cui al Teatro dell’Opera di Roma debuttava uno spettacolo di cui Manara aveva curato i costumi. Fu uno shock enorme, nonché il motivo principale per la lunga assenza del maestro dal Comics&Games: Lucca era principalmente il viaggio con Pratt, i momenti insieme, gli aneddoti; senza quelli, nulla era più lo stesso.

Terminata la passeggiata nei ricordi, Manara ha poi raccontato dei progetti attuali e futuri: al momento è impegnato in una trasposizione a fumetti de Il nome della rosa, che uscirà prossimamente diviso in due parti. Mentre scherza sulla paradossalità della scelta – “per uno a cui piace disegnare le donne, la proposta di questo testo… mi ha lasciato tramortito!” – racconta di non aver toccato l’opera di Eco, per cui ha un rispetto reverenziale, ma di averne dato una chiave di lettura propria: è, dopotutto, un romanzo di formazione, in cui un adolescente scopre per la prima volta molte cose. L’accento sarà su una di queste scoperte, quella della sessualità e delle donne. Il primo volume terminerà proprio con l’episodio della ragazza, mentre il secondo si concentrerà sull’Inquisizione. A dare l’ispirazione per Guglielmo da Baskerville, il Marlon Brando di Ultimo Tango a Parigi, nel pieno del suo carisma e della sua carica erotica; intorno a lui, una collezione di frati più o meno stereotipati per provenienza e descrizione, così da restare ben piantati nella mente del lettore.

milo manara sin city

Non appena Il nome della rosa sarà terminato, lo attende una collaborazione con Frank Miller: già qualche anno fa, Manara chiese al collega di prendere in prestito il suo Sin City, richiesta che fu accolta con entusiasmo. Ora, finalmente, quella che a lungo è rimasta un’idea, quasi una promessa, prenderà vita su carta.

La conferenza stampa non poteva non chiudersi con un parere del maestro sul fumetto italiano contemporaneo:

In Italia ho sempre l’impressione che la letteratura tenda a guardarsi un po’ l’ombelico, e faccio fatica ad affezionarmi a qualcosa. Il disegno, poi, è sempre messo in secondo piano: in Francia e in Spagna non succede così, e anzi continua la tradizione del fumetto di avventura, mentre in Italia c’è sempre troppa introspezione.

Indica poi i due nomi da tenere d’occhio: Zerocalcare e Paolo Bacilieri. Del primo apprezza la quantità di registri e la capacità di passare da uno all’altro con estrema abilità; il secondo, che è stato un suo protetto, è un vero e ha da anni la sua stima, al punto che i due si prendono in giro con la storiella di Giotto e Cimabue, dicendosi che l’allievo ha superato il maestro.

Pochi eventi riescono a essere così densi di contenuti e a lasciare così tanto quanto quest’incontro con la stampa: Milo Manara è la dimostrazione di quanto si possa essere generosi con ciò che si è imparato, rimettendolo in circolo a disposizione di tutti. È un messaggio importantissimo anche per le nuove generazioni di fumettisti, perché non va nella direzione della competizione ma dell’aiutarsi a vicenda. E considerando le meraviglie nate dalla collaborazione di Manara con altri grandi, è proprio il caso di starlo a sentire.


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Claire Bender

Vive con un dodo immaginario e un Jack Russell reale, che di recente si è scoperto essere Sith. Grifondoro suo malgrado, non è mai guarita dagli anni '80. Accumula libri che non riesce a leggere, compra ancora i dvd e non guarda horror perché c'ha paura. MacGyver e Nonna Papera sono i suoi maestri di vita.

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