Monster è l’opera di Naoki Urasawa in grado di farvi scivolare e toccare il torbido fondo dell’animo umano. Un’opera crudele e al contempo meravigliosa che tutti dovrebbero leggere almeno una volta
Armatami di coraggio, ho riletto tutto d’un fiato Monster, uno dei capolavori del Maestro Naoki Urasawa. Covava dentro di me da molto tempo l’esigenza di capirne appieno il senso, di sbrogliare quanto di irrisolto era rimasto nella mia testa circa alcuni punti della trama.
Ci sono opere che soffrono più di altre le pause dettate a monte dalle case editrici. Monster, come tutte le storie di Urasawa, va letto senza interruzioni.
Oggi la bellezza di questa storia, la sua crudeltà atavica, si sono delineate nella mia mente come un disegno unico che conduce a un finale maledetto, e ronza fastidiosamente nella mia testa una di quelle domande che non dovremmo mai porci: siamo tutti dei mostri?
Attenzione: se siete consumatori assidui di manga, Monster può provocare, una volta concluso, un senso di rabbia crescente nei confronti di ciò che leggerete dopo. Sarà naturale chiedersi cos’altro possiate mai godervi dopo cotanta trama. Fortunatamente siamo dei drogati, e riusciamo a sbafarci tutto, però quella settimana d’incazzatura senza senso aspettatevela e rassegnatevi. Passerà.
La storia
Dusseldorf, 1986. Un promettente chirurgo giapponese, Kenzo Tenma, ha davanti a sé un futuro brillante. Medico eccezionale, pupillo del direttore sanitario e fidanzato di sua figlia, la bellissima Eva, Tenma è un uomo buono e moralmente integro. Per lui ogni vita umana è preziosa. Non fa mistero dei suoi principi, tanto da diventare oggetto di scherno dei suoi colleghi arrivisti e della stessa Eva che, seraficamente, algida e spietata, sentenzierà durante una cena con il suo promettente fidanzato che le vite non hanno tutte lo stesso valore.
Una sera giungono in Pronto Soccorso, quasi contemporaneamente, il Sindaco della città, colpito da un malore, e un bambino ferito da un colpo di pistola alla testa. Tenma è pronto a operare quest’ultimo quando, per ordine del direttore, si vedrà costretto ad operare il Sindaco, uomo potente la cui salvezza garantirebbe fama e lustro alla clinica.
Improvvisamente tutto cambia. Tenma si ribella ai suoi superiori e decide di operare Johan Liebert, bambino sopravvissuto al massacro dei suoi genitori e giunto in ospedale con sua sorella gemella in stato di shock. Un gesto di sfida che costerà la vita al Sindaco e porterà Tenma a perdere tutto in un colpo solo: la fiducia del direttore sanitario, la promettente carriera medica ed Eva, la sua splendida fidanzata.
Sin dalle prime battute Monster è in grado di appassionare il lettore che non sa bene cosa aspettarsi, totalmente in balia di eventi diretti magistralmente da Urasawa. La crisi di coscienza di Tenma è la battuta iniziale di un copione a cui prenderà parte una stola di personaggi guidati con raffinatezza per confezionare, probabilmente, uno dei migliori thriller psicologici del panorama fumettistico giapponese e non solo.
Johan Liebert si rivelerà da subito un mostro, uno spietato assassino. Un bambino angelico nell’aspetto con un animo turpe che fuggirà dalla clinica insieme alla sorella, facendo perdere le sue tracce per nove anni. Tenma, rispondendo ai suoi sani principi, ha salvato la vita a un essere umano orribile? Preso coscienza di quanto la vita sia beffarda, Tenma si metterà sulle tracce di Johan per ucciderlo, pensando in cuor suo di poter così rimediare a un fatale errore.
Quanto vi ho appena raccontato, non è che l’inizio di Monster. Ogni capitolo da qui in poi vi farà perdere la ragione, disturberà il vostro riposo e vi farà dubitare delle vostre certezze.
Naoki Urasawa, autore incredibile e assurdamente poco conosciuto in Italia rispetto a molti colleghi, dai suoi lettori è considerato il Maestro del thriller. Nonostante sia in grado di spaziare tra i generi ed abbia confezionato commedie brillanti che vi consiglio di recuperare (Happy!, Yawara!), quando si tratta di realizzare opere thriller , noir che si muovono tra l’onirico e il reale, Urasawa mette a frutto il suo genio senza risparmiarsi.
È innegabile che prendere confidenza con Monster non sia facile, ed episodi analoghi avvengono con 20th Century boys o Billy Bat (li avete letti? No?! Santa pazienza, recuperateli immediatamente). Intrecci di trama complessi, protagonisti dal profilo psicologico multiforme e finali che non appagano quasi mai le aspettative. Questo accade per l’attesa al cardiopalma che Urasawa è in grado di costruire. I lettori sono sempre spaesati e immaginano mille scenari possibili, tanta è la bravura dell’Autore.
Non sarà mai possibile essere totalmente soddisfatti e questo accade perché nelle sue opere ci si entra dentro, si diventa parte del tutto. Johan Liebert vi parla, si beffa di voi con il suo sorriso ultraterreno. Vorreste vederlo morto e poi salvarlo. Sarete boia e assolutori, anime pie e spietati vendicatori. Urasawa saprà modellarvi a suo piacimento. Sarà per questo che ogni volta che si giunge alla fine della lettura di una sua opera è un completo disastro.
La crudele bellezza di Monster è viva in ogni pagina, nei particolari realistici, nelle coreografie che armonizzano i movimenti dei protagonisti. E quest’ultimi sono molteplici. Se è vero che a tenere banco sono Kenzo Tenma e Johan Liebert, tutte le comparse prendono parte a un grande disegno e le loro storie sono fondamentali, aggiungono tasselli imprescindibili senza i quali vi trovereste in un labirinto senza uscita.
Altro grande punto di forza di questa grande opera sono le ambientazioni. La giusta premessa è che rientra nello stile di Urasawa dirigere le sue storie camminando per il mondo. Monster non fa eccezione. Siamo principalmente nella Germania Ovest, e l’Autore carica le tavole di realismo, disegna scenografie impeccabili. Preparatevi a sentire il gelo che vi attraversa le ossa, temere per il cadere incessante della pioggia che imbeve i fiumi.
In Monster si condensano gli insegnamenti profusi di Osamu Tezuka e lo stile compositivo di Katsuhiro Otomo. Naoki Urasawa è un autore completo e Monster è il suo fiore all’occhiello. Potrete leggerlo decine di volte, magari dubitare di un inevitabile entusiasmo iniziale di fronte a un intreccio di trama qualitativamente eccellente, ma tornerete sempre alla vostra idea iniziale. Vi è capitato tra le mani un capolavoro.
Ricordate la premessa: quanto vi ho raccontato circa la trama non è che l’inizio di Monster; non posso dirvi altro, il rischio di rovinarvi la lettura è altissimo.
Monster è una storia snervante tanto da farvi eccitare durante la lettura. La sua trama non lineare, con una caratterizzazione dei personaggi ben definita e tridimensionale, la sua capacità di cambiare ritmo a seconda delle necessità narrative vi farà diventare avidi di capitoli. Il consiglio spassionato, vista la possibilità che avete, dato che parliamo di una pubblicazione conclusa da anni, è di comprare l’ultimo volume insieme al primo così da averlo immediatamente a disposizione.
Monster è la perfetta combinazione di momenti profondi e intensi, capaci di commuovere o inquietare il lettore, con l’umana pietà per sé stessi. Nietzsche disse che chi combatte i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. Soprattutto, se guarderemo a lungo dentro l’abisso, l’abisso guarderà dentro di noi.
Coloro che hanno letto Monster sono stati ridotti psicologicamente a pezzi.
A chi deciderà di leggerlo per la prima volta, auguro buona fortuna.
Ci si vede dallo psicanalista.
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