Odessa n. 1: Dopo la fusione – Recensione del nuovo fumetto Bonelli

Benvenuti nella città di Odessa, crogiolo di culture, mondi e strane creature, nonché ambientazione della nuova serie Science-Fantasy della Sergio Bonelli Editore. Ecco cosa ne pensiamo

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Se il buongiorno si vede dal mattino, Odessa non parte decisamente col piede giusto, a causa della polemica che ha accompagnato questa serie durante l’esordio: infatti diverse fumetterie hanno protestato per l’uscita anticipata del primo numero durante Il Napoli Comicon 2019 ad un prezzo dimezzato. La ALF (associazione librerie del fumetto) ha informato con un comunicato che diversi negozi hanno scelto di autoescludersi dalla promozione di lancio, promozione che prevedeva un numero zero della testata e dei poster in omaggio. Polemiche a parte, Dopo la fusione, titolo del primo albo, si presenta nel classico formato Bonelli da 98 pagine a colori ad un prezzo non proprio economico di 5.90 Euro e promette di accompagnarci per due anni ogni mese.

La storia inizia con l’astronave Serraglio 457, una sorta di navicella prigione di una civiltà chiamata gli Ignoti, che a causa di un incidente si fonde con la città di Odessa (località Ucraina realmente esistente), creando una sacca spazio-temporale dove le varie specie devono convivere forzatamente. Nello momento della fusione, la mente dell’astronave si unisce a quella del protagonista della storia, un ragazzo di nome Yakiv Yurakin, modificandone aspetto ed ampliandone la conoscenza, inclusi i piani per un’arma in grado di distruggere gli Ignoti. A seguito dell’incidente, la città viene protetta da una cupola crono-statica che la isola dal mondo e ne accelera lo scorrere del tempo. Dopo questo incipit la storia fa un salto di vent’anni e ci catapulta nell’azione con Yakiv impegnato a fermare un triceratopo alieno con l’aiuto di altri due personaggi: Goraz, un muscoloso umano pacifista e Zhiras un’aliena malmuutiana dalla testa a punta.

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Il rapporto, i dialoghi e le dinamiche tra i tre personaggi ricorda decisamente il rodato trittico di Dampyr, con il protagonista che vede la sua natura scissa in due, l’umano buono e l’aliena/vampira. Senza rivelarvi ulteriori dettagli sulla trama del primo numero, che prosegue tra flashback, azione ed una rivelazione finale, ci rendiamo subito conto di quanta carne al fuoco sia stata messa in queste 98 pagine: una miriade di razze aliene, una città profondamente caotica ed una serie di elementi di non immediata comprensione. Questo sovraccarico di informazioni risulta decisamente affrettato e troppo sbrigativo, nonostante il chiaro intento di gettarci subito nella storia. Dal punto di vista grafico, la caratterizzazione dei personaggi e delle varie razze risulta poco originale e prende spunto da diversi elementi fantascientifici celeberrimi: evidente è il caso degli alieni Sermoth che non sono altro che una leggera rielaborazione del più famoso Alien. I disegni di Matteo Resinanti sono ottimi nelle scene d’azione ma non altrettanto precisi in alcune vignette più interlocutorie e la colorazione di Mariano De Biase (creatore della serie insieme a Davide Rigamonti) non convince fino in fondo, risultando in determinati punti troppo satura e spenta nonostante alcuni effetti grafici siano di grande impatto. La sceneggiatura è ben studiata e i dialoghi sono coerenti e funzionali per il progredire della storia, ma non ci restituiscono la profondità dei personaggi, risultando un po’ sciatti in alcuni frangenti.

Presentato come un prodotto Science-Fantasy, gli elementi fantascientifici prendono decisamente il sopravvento nella storia al punto che ci si domanda quali siano gli aspetti puramente fantasy: l’idea del protagonista predestinato, il tema della convivenza tra diverse civiltà e la presenza di armi bianche in dodici vignette risulta evidentemente debole per definire questa storia fantasy. Sicuramente Odessa si avvicina di più ad un Nathan Never che a un Dragonero.

Senza dubbio stiamo parlando di un fumetto che si legge con piacere e che ha il suo punto di forza in un notevole spunto narrativo ma che risulta troppo sbrigativo sotto diversi aspetti, primo tra i quali il character design dei personaggi e delle razze aliene, seguito a ruota da una certa confusione sul target a cui lo stesso è rivolto: infatti mentre il ritmo, il progetto e la storia sembrano strizzare l’occhio ad un pubblico di young adult, i dialoghi e la struttura della narrazione osano poco, cercando di attirare i lettori più maturi.

La sensazione generale è di ritrovarsi spaesati di fronte ad un qualcosa di già visto e prevedibile; una buona idea sviluppata con scelte timide e poco graffianti. Naturalmente ci sarà tempo per aggiustare il tiro e migliorare il prodotto, ma il prezzo non è certo un incentivo per i lettori meno pazienti.

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Se siete degli appassionati di fantascienza potrete godere di un albo con una buona storia senza troppe pretese, mentre se siete attirati dalla componente fantasy, resterete delusi dalle promesse non mantenute. Una fusione non riuscita, almeno per il momento.

 

 

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2 Comments

  • Forse l’hai descritto bene, io l’ho sintetizzato in 10 secondi quando l’ho sfogliato, giudizio irrevocabile: paccottiglia infantile di “roba” sci-fi dei primi anni 2000.
    Quando l’ho preso in mano volevo capire se era abbastanza intrigante e maturo, mi chiedevo (povero illuso) se questa “convivenza forzata” di più alieni esponeva una critica intelligente sulla civiltà multietnica e la ghettizzazione attuale.
    E invece no, apro, vedo vignette variopinte come Topolino, pupazzoni alieni che vanno in giro indifferenti e che convivono allegramente, una overdose di esercizi estetici di forme surreali e fronzoli. La storia non l’ho letta, l’ho annusata in velocità, è una action decerebrata per teenager, cioè l’eroe che corre, salta e va, e combatte perché combattere è bello.
    Forse va bene per chi legge i comics americani (ma non ne sono molto sicuro, risulterebbe come il fratellino scemo dei solidi universi Marvel e DC).
    Certamente non piacerà a chi è abituato al fumetto franco belga, e d’autore, quelli maturi.
    Potrebbe essere indirizzato a chi è già cliente Bonelli, dato che ripropone lo stesso “clima” tra personaggi, i pattern, character design ecc… noti in altre testate, come hai giustamente detto. Con la novità dei colori sfavillanti. Basterà?

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