Q. B. è una storia cupa e dai connotati surreali e splatter che mescola gli ingredienti della suspance, dell’horror e dell’ordinaria follia per dar vita a un racconto che prende i risvolti dell’incubo
Q.B. scatena quella piacevole eccitazione di prender parte a un gioco grottesco, come quello di confrontarsi con una storia che in qualche modo avverti finirà malissimo. Spiare la vita degli altri attraverso la lettura può condurre a scoperte inaspettate, a conoscenze che, nella vita reale, speriamo davvero di evitare. Partiamo da una certezza: tutti hanno qualcosa da nascondere. E ad essere troppo curiosi, si può finire dritti nel calderone di una strega. Ho ragione o no?
Nello scorrere tedioso delle giornate in un grigio condominio, Valentina vive la sua quotidianità. La protagonista di Q.B. (vale a dire Quanto Basta, sigla nota a chiunque abbia mai sfogliato un ricettario) è una ragazza poco incline a socializzare con i suoi vicini, infastidita com’è dalla presenza sulla Terra di altri essere umani oltre a lei, tanto per essere chiari. E come non capirla. Io sicuramente posso, abitando in un fastidioso condominio dove sembra essersi concentrata la parte peggiore della popolazione mondiale. Probabilmente chiunque condivide spazi comuni, tenderà a rispondervi così. Tuttavia, nonostante il grigiore esterno, c’è qualcosa che si muove con ardore dentro Valentina, tutta intenta a prendersi cura di ciò che ama, qualcosa che lei nutre in maniera sana e puntuale.
Q.B. è un’ottima lettura che coraggiosamente s’interfaccia con uno dei generi letterari più difficili che esistano: l’horror. Creare sgomento e attesa nel lettore è cosa non semplice, perché si rischia ripetutamente di scadere in banali soluzioni e finali scontati. Tuttavia, Sara Cabitta alla sceneggiatura e Marco Fontanili al disegno costruiscono un racconto che crea quella giusta tensione che ci tiene incollati alle pagine dall’inizio alla fine e che vanno divorate tutto d’un fiato. Peccato che Q.B. finisca così in fretta. Ecco. Da una parte l’attesa viene ripagata – e bene – ma sarebbe stato bello arrivarci con più calma.
Sara Cabitta con tutta probabilità ha presente l’insegnamento del Maestro Sclavi. Altro che demoni e posseduti, i veri mostri siamo noi. Sul torbido fondo dell’animo umano si annidano perversioni che costringiamo chiuse e ben nascoste. Ma se queste dovessero improvvisamente uscire allo scoperto, cosa potrebbe accadere? Pensiamo anche a Kirkman che, qualora ce ne fosse stato bisogno, ha tenuto a ribadire questo concetto. I cattivi sono quelli che vivono, respirano, giudicano. Sono gli uomini e le donne. Sono i bambini e gli anziani, e – parola terribile e mediocre – i normali.
Q.B. s’inserisce con bravura in questo filone, forse il più bello del genere horror. Abbandonata ogni scappatoia di spiegare l’inspiegabile con il soprannaturale, la paura atavica che siamo chiamati ad affrontare è quella dei nostri simili che non sappiamo chi siano realmente. Così come non abbiamo una conoscenza esatta di noi stessi. Con tutta probabilità anche dentro di noi si nasconde un mostro terrificante.
Davvero degni di nota sono i disegni di Marco Fontanili. Il tratto grottesco e il calibrato gioco d’ombre, è perfetto per entrare subito in sintonia con Valentina, i cui aspetti caratteriali importanti sono proprio restituiti con immediatezza dal disegno.
La scena è ben diretta, l’inchiostrazione volutamente pesante e claustrofobica.
Edito da LaPiccolaVolante, secondo volume dell’omonima collana, Q.B. è stato un incontro sorprendente e piacevole. Sia chiaro. Mi riferisco al fumetto. Valentina spero davvero di non incontrarla mai.
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