Non diteci che avete scordato i mitici fratelli Bogard, vero? Saranno proprio loro, insieme all’inseparabile amico Joe Higashi i protagonisti di questo nuovo episodio di Passione Arcade. Insert Coin e mettetevi in guardia, stiamo per lanciarci all’origine delle sfide di Fatal Fury!
Qualche giorno fa, un utente sul mio profilo Instagram mi ha inviato il video promo del nuovo capitolo di Fatal Fury, in uscita per il 2025… e quindi quale miglior occasione, se non questa, per parlarvi del capitolo da cui tutto ebbe inizio e magari anche della grande mente dietro a quello che possiamo definire il franchise antagonista di un’altra serie molto famosa di picchiaduro ad incontri chiamata Street Fighter?
Pensate che i Don Camillo e Peppone delle salagiochi hanno più cose in comune di quante ne immaginiate, perché diciamoci la verità c’è sempre stato campanilismo tra la serie di Street Fighter e quella di Fatal Fury, ammettiamolo!
Tutto ebbe inizio nella mente di giovane aspirante giornalista giapponese di nome Takashi Nishiyama che, nel cercare un lavoretto part-time da fare durante gli studi universitari, si imbatté in una società che faceva videogiochi, la IREM. Non vorrei spoilerarvi troppo, ma il fatto che io sia qui a parlarvi di Nishiyama e Fatal Fury è perché lui quegli studi non li porterà a compimento e non diventerà giornalista, ma bensì una tra le menti più talentuose della golden era degli arcade.
Di fatto Nishiyama non solo è l’ideatore dell’effetto parallattico, ovvero quel movimento fatto dai fondali che muovendosi a velocità differenti creano una sorta di “profondità” allo schermo di gioco (Moon Patrol 1982, IREM), ma darà anche i natali ad un altro titolo importantissimo per l’evoluzione del media videogioco, Kung Fu Master, gioco che oltre ad essere considerato uno tra i primissimi picchiaduro a scorrimento (ne abbiamo parlato nell’articolo dedicato a Double Dragon) ha ispirato Shigeru Miyamoto nel creare Super Mario Bros.
Tuttavia c’è un’altra cosa ancora più rilevante ai fini di questo articolo, ovvero che c’è lui dietro al titolo Capcom del 1987 chiamato Street Fighter!
Avete capito bene, il game designer di Fatal Fury realizzò qualche anno prima, per la diretta concorrente della SNK, il capostipite dei picchiaduro ad incontri che aveva come protagonista Ryu e Ken.
Di fatto Fatal Fury, secondo Nishiyama è il seguito spirituale di Street Fighter, anche perché lui andò via da Capcom prima dello sviluppo del secondo capitolo della saga. Pensate che fu sua anche l’idea di utilizzare per Street Fighter, tre tipi di pugno e tre tipi di calcio (forte, medio, debole).
Insomma capite quanto fosse avanti questo ragazzo e quanto sia stato fondamentale il suo contributo all’industria del videogioco?
Ora le vicende tra Capcom e SNK sono peggio di una telenovela, ma non c’è dubbio che la voglia di sperimentazione da parte di quest’ultima e la volontà di assecondare l’estro creativo dei suoi sviluppatori abbia spinto il giovane Nishiyama a cambiare bandiera. Così inizia la sua avventura con la software house che oltre a creare una console rivoluzionaria per l’epoca (il Neo Geo) darà i natali a un gran numero di picchiaduro che avranno in comune il titolo da cui tutto è iniziato, FATAL FURY.
Adesso che vi ho dato una visione d’insieme però è giunto il momento di parlarvi dei fratelli Bogard, i veri protagonisti di questo titolo.
Nonostante anche a dire del suo creatore Fatal Fury sia inferiore al suo antagonista Street Fighter 2 (uscito nello stesso anno) ha comunque introdotto non poche innovazioni nel genere che sono servite anche a Nishiyama per prendere confidenza con il nuovo hardware e per gettare le basi su quello che verrà poi dopo, ovvero tutta la serie dei Fatal Fury, Art of Fighting e ancor di più King Of Fighters che condividono lo stesso arco narrativo.
Uno degli elementi che maggiormente caratterizza tutto il franchise di questa serie è senza dubbio la lore, la storia che collega tutti i capitoli.
In questo titolo potremo utilizzare 1 di 3 personaggi selezionabili, vale a dire Andy o Terry Bogard e il loro grande amico Joe Higashi, che si iscriveranno ad un torneo clandestino, chiamato “The King of Fighters”, per battersi e vendicarsi dell’assassino di Jeff Bogard, ovvero il padre adottivo dei due fratelli.
Altro grande perno narrativo di tutta la saga di Fatal Fury è senza dubbio Geese Howard, ovvero il grande amico e poi assassino di Jeff Bogard nonché allievo dello stesso maestro, Tang Fu Rue (il vecchietto molto somigliante a Muten di Dragon Ball) con cui vi scontrerete nei primi livelli del gioco.
Immaginate ora cosa potesse significare poter giocare ad un picchiaduro ad incontri che oltre a divertire raccontava una storia fatta di tradimenti e vendetta, insomma non la solita sequenza di incontri che poi portavano alla scenetta finale messa lì quasi come contentino da dare al giocatore, ma un vero e proprio racconto che si dipana incontro dopo incontro svelando poco a poco la trama.
Ecco, questo era ed è Fatal Fury, ma nonostante la storia sia stata un’importante innovazione introdotta a Nishiyama, non è stata certo l’unica.
Il piano di gioco in cui si scontrano i due lottatori era diviso in due, uno anteriore e uno posteriore, il che influiva in maniera importante le strategie di combattimento, per non parlare delle condizioni meteo che caratterizzano i livelli.
Non era un caso infatti che durante tutto il gioco fosse possibile scontrarsi sotto la pioggia, in pieno giorno oppure al chiaro di luna.
All’interno del gioco Nishiyama introdusse i livelli bonus, un po’ come l’automobile da distruggere o i barili da rompere in Street Fighter 2, delle prove di forza a braccio di ferro.
È vero, la rosa di lottatori selezionabili in Street Fighter 2 era più ricca, ma Fatal Fury riuscì a caratterizzare così bene i personaggi e i loro rivali che quasi non se ne sentiva la mancanza.
Insomma nei primi anni novanta, quando nelle salagiochi i ragazzini diventavano matti per imparare l’hadoken arrivò un videogioco in grado di mettere in discussione il grande successo del titolo Capcom.
Certo, il primo Fatal Fury non vinse la battaglia ma dopotutto si trattava anche del primo picchiaduro ad incontri realizzato dalla SNK.
Con il tempo però il divario tra i due titoli si assottiglierà fino a creare due vere e proprie scuole di pensiero che saranno in grado di dividere il pubblico quasi come le tifoserie delle squadre di calcio.
In oltre la sfida è tuttora aperta perchè se è vero che qualche mese fa gli amanti dei picchiaduro hanno gioito per l’uscita del sesto capitolo della saga di Capcom, il 2025 vedrà affacciarsi il nuovo capitolo dedicato alla saga dei fratelli Bogard, che dal teaser trailer sembra promettere veramente bene, insomma la sfida è ancora aperta!
Personalmente ho sempre trovato interessanti entrambi i titoli ma a dirla tutta, l’attenzione ai dettagli e il citazionismo dei titoli SNK mi ha sempre incuriosito e affascinato molto. Ovviamente questa attenzione alla storia è poi sfociata in opere a fumetti e anime che vi consiglio di recuperare, perché oltre che essere ben realizzati approfondiscono la storia svelando molti altri retroscena.
Voi con quale titolo vi sentivate più a vostro agio? Preferivate il rigore e la disciplina di Ryu oppure la spavalderia e sfrontataggine di Andy Bogard? scrivetemelo nei commenti.
Prima di salutarvi vorrei ringraziare Mosè e Pierfrancesco, grandi conoscitori della storia di Fatal Fury e SNK, per avermi chiarito le idee su alcuni punti di questo articolo.
Io sono Mike e come sempre vi do appuntamento alla prossima settimana con un nuovo articolo di Passione Arcade e nel caso foste in zona Lucca, il 23 e 24 Marzo potrete trovarmi a Lucca Collezionando dove insieme ad Arcade Story vi faremo divertire con una ricercata selezione di titoli arcade originali.