Quattro chiacchiere con Davide Tinto, disegnatore di Ultraman: The Mystery of Ultraseven

La redazione di MegaNerd stavolta è lieta di incontrare Davide Tinto, talentuoso disegnatore italiano che ha all’attivo svariate collaborazioni con numerose case editrici americane, tra cui Marvel Comics, per cui ha realizzato la miniserie Ultraman: The Mystery of Ultraseven (e non solo…)

copertina intervista davide tinto

Ciao, Davide! Benvenuto su MegaNerd e grazie di aver accettato di fare una chiacchierata con noi. Dunque, partiamo con una domanda di rito: cosa ti ha spinto verso questo settore?

Innanzitutto ciao a tutti!
La ragione in primis è stata la mia passione per i videogiochi , fumetti e ovviamente il cinema. Ogni volta che vedevo qualche personaggio o storia interessante , immediatamente prendevo matite e foglio e disegnavo. Quello che mi stimolava di più e che continua a farlo tutt’oggi sono i videogiochi piuttosto che i fumetti… e faccio fumetti!

Raccontaci del tuo percorso, come è cominciato e soprattutto quali difficoltà hai dovuto incontrare?

Il mio percorso è cominciato da più che maggiorenne , oltre i 21 anni.
Questo perché non avevo soldi e la mia famiglia non poteva permettersi di pagarmi gli studi. Per questo motivo già a 18 anni ho cominciato lavorare facendo diversi mestieri. Poi a 21 anni cominciai a gestirmi tra vari lavori e scuola di fumetto, fino a poi lasciare il lavoro allora corrente per potermi dedicare unicamente ai fumetti. Ho cominciato con una casa editrice americana “minore” dove ho militato per un po’, avevo 25 anni.

Come sei arrivato in Marvel Comics, e quali emozioni suscita lavorare per una casa editrice tanto prestigiosa?

Ho lavorato stringendo i denti per oltre 10 anni nei fumetti. Tra mesi che restavo senza lavoro e alcune commission per una casetta editrice scrausa sempre negli USA. Talvolta era una casa editrice inglese o comunque non italiana.

Poi nel 2018 sono stato al NYComicon utilizzando i miei ultimi risparmi e fortunatamente sono riuscito a coronare il sogno di lavorare per una major. Da lì in poi , major dopo major sono riuscito a presentarmi per un faccia a faccia con Marvel e, 3 anni dopo, mi hanno finalmente preso.
Il mio primo commento, ad occhi spalancati e bocca aperta, leggendo l’email di conferma fu “Ce l’ho fatta, cazzo!” (a pugni stretti).

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Uno dei tuoi ultimi lavori per Marvel è Ultraman: The Mystery of Ultraseven, cosa comporta lavorare ad un brand tanto importante? Eri fan di Ultraman? C’era la supervisione dei creatori giapponesi?

Lavorare ad Ultraman è stato faticoso. Il motivo era la doppia squadra di editor sia di Marvel che di Tsuburaya. Una diceva una cosa e l’altra tutt’altro. Man mano però capii cosa volessero entrambe ed ho trovato la soluzione nel mezzo.
Mi fu fatta la proposta dopo Fantastic Four 44 dove realizzai 10 pagine su 30 ed evidentemente piacque la mia nuova tecnica in scala di grigi . Difficoltà a parte è stato uno dei lavori che mi ha dato più soddisfazione.

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Come ti interfacci con i vari sceneggiatori prima di arrivare ad una tavola finita? Soprattutto quali difficoltà comporta il trasporre una sceneggiatura in disegno?

Quando lavoro mi viene spedita una sceneggiatura già suddivisa in quante pagine devo disegnare e quanti panel (vignette) per pagina.

Riguardo il rapporto con gli sceneggiatori, la cosa scorre fluida. Più che altro mi dicono cosa correggere ai fini della funzionalità della storia oppure li contatto io per qualche delucidazione in caso non avessi capito bene l’intenzione in quello specifico panel o cose simili.

Il personaggio preferito della scuderia Marvel, e soprattutto perché?

Il mio personaggio preferito Marvel è Iron Fist (anche se in generale i Defenders). Il motivo riguarda le arti marziali, tutta la storia su come sia entrato in possesso dei suoi poteri, quello che ha passato per averli e come ciò incide psicologicamente mentre lotta.

iron fist

Lavorando prettamente in America, quali differenze trovi abbia questo mercato rispetto a quello italiano? E come percepisci l’attuale panorama fumettistico nostrano?

La differenza sostanziale tra il mercato americano e quello italiano sta nel voler investire su ciò che piacerebbe vedere/leggere a livello globale . Gli Americani sono veri imprenditori e quindi cercano qualcuno a cui dare lavoro per cercare di monetizzare a tutti i costi; gli italiani purtroppo no. Investono solo su cosa può piacere in Italia e vorrebbero farlo col minimo dispendio, sperando nel massimo guadagno.

C’è qualche aneddoto particolare avvenuto nel corso della tua carriera?

Si, ce ne sarebbero moltissimi. Forse quello più rilevante fu quando feci il mio ultimo provino Marvel: inviai il materiale e piacque, ma mi scartarono dicendomi che potevo dare di più. Fu allora che, invece di rimandare e riprovare più avanti, decisi di pushare e chiedere un altro scrip-test lì per lì. Il capo editor mi rispose con una faccina sorridente.
Feci la seconda prova e mi prese. In pratica, intuii, volevano vedere se avessi mollato, ma non fu così. Feci la seconda prova che seppi dunque essere null’altro che una formalità. Gli americani… uguali spiccicati ai personaggi dei loro film (che io guardo sempre!).

Ci sono dei consigli che daresti a chi vuole intraprendere questo mestiere?

Il mio consiglio è non mollare mai… MAI!!!
Fregatevene se all’inizio vivete poco o avete pochi soldi in tasca, perché alla fine riuscirete e potrete costruirvi una vita e col triplo della soddisfazione.

Siamo giunti alla fine, ma prima di salutarti, vorremmo qualche anticipazione sui tuoi prossimi lavori, ove possibile ovviamente.

Anticipazioni?
Sto lavorando attualmente su Star Wars , dico solo questo.
Per tutto il resto grazie mille per quest’intervista, è stato molto liberatorio e mi è servita per rinvigorire il mio focus sul lavoro, per cui grazie ancora. Vediamoci per un caffè appena possibile, ok?
Cià wagliù!! 🙂

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Grazie mille a te, Davide, per la tua grandissima disponibilità. Tutta la redazione ti saluta calorosamente, e restiamo sintonizzati per quel caffè! A presto!

 


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Gianluca Testaverde

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Faccio un po' di tutto nella vita: perditempo a tempo pieno, disegno, amo il doppiaggio e scrivo ciò che vorrei leggere. E per l'amor di Dio... non fate i fumettisti!

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