Abbiamo visto in anteprima Ready Player One e siamo rimasti rapiti da quest’incredibile atto d’amore che Steven Spielberg ha realizzato nei confronti del cinema e della cultura pop/nerd anni 80 e 90
Prima di scrivere questa recensione ho avuto bisogno di un momento di decompressione.
Perché per un (mega)nerd come me, questo film rappresenta una sorta d’inno alla gioia, un virtuosismo incredibile (e probabilmente irripetibile) realizzato da un regista che ha saputo stupirci ancora una volta. Insomma, se avessi liberato il fanboy che è in me, questo articolo sarebbe stato un susseguirsi di punti esclamativi e aggettivi superlativi.
Sarebbe stato divertente, ma penso meritiate di più.
Così come certamente merita un’attenzione particolare questo film: un’opera del genere va trattata con cura e non con cori da stadio (che durante la visione del film credo d’aver sentito in più occasioni). Facciamo però un piccolo passo indietro: cos’è Ready Player One, da dove nasce, com’è finito sotto l’occhio del regista di ET, Hook, Jurassik Park, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Indiana Jones e tanti altri capisaldi del cinema fastastico made in USA?
Tutto nasce dalla mente di Ernest Cline, sceneggiatore e scrittore statunitense, che per un lungo periodo della sua vita ha svolto mansioni sottopagate nel settore informatico così da poter avere sufficiente tempo libero da dedicare alle sue reali passioni, ovvero Internet e la cultura pop (pensate che possiede una DeLorean DMC-12, modificata per somigliare alla macchina del tempo presente nella saga Ritorno al Futuro).
Fino al 2009 riesce a piazzare un unico script per il cinema, Fanboys, che diventa un film vero e proprio, ma è nel 2010 che la sua vita cambia radicalmente: la casa editrice Crown Publishing Group (una divisione della Random House), pubblica il suo primo romanzo: Ready Player One. Il libro diventa immediatamente un successo mondiale, grazie ai tantissimi riferimenti alla cultura pop/nerd su cui si basa la storia e con cui sono cresciuti i trentenni e i quarantenni di oggi. All’epoca questa mania del revival che ormai sembra onnipresente non era ancora così ingombrante, dunque giocare con tutti i marchi, personaggi e situazioni tratti da film, videogiochi e serie TV degli anni 80 e 90 aveva provocato un’entusiasmo davvero incredibile attorno all’opera. La Warner Bros., fiutando l’affare, acquista i diritti di sfruttamento cinematografico del romanzo un anno prima che questo arrivi nelle librerie di tutto il mondo e affida il progetto all’unica persona che effettivamente ha le capacità per realizzarlo. Vuoi perché gran parte di quei riferimenti li ha creati lui stesso, vuoi perché nel mondo del fantastico nessuno si muove meglio di lui. Insomma, l’unico nome possibile era quello di Steven Spielberg.
Neanche a dirlo, ha accettato subito.
Ready Player One ci porta in un futuro prossimo, tutto sommato non lontanissimo: siamo nel 2045 e la distanza tra le classi sociali è sempre più marcata. La povertà affligge sostanzialmente la maggior parte del mondo, che trova rifugio, conforto e speranza solo nella realtà virtuale chiamata Oasis.
Si tratta di un’evoluzione dei social network (all’interno di questo mondo fittizio gli avatar delle persone possono lavorare, stringere rapporti interpersonali, viaggiare, fare sesso) e un grande gioco di ruolo, al quale tutti cercano di partecipare… perché la posta in palio è davvero alta.
Creato da un genio di nome James Halliday, Oasis è fondato sulle icone della pop culture con cui è cresciuto: sarà dunque facile alzare gli occhi al cielo e vedere il Millennium Falcon sfrecciare tra le stelle, oppure Gundam e He-Man che se le danno di santa ragione. È possibile scalare l’Everest con Batman, girare con la moto di Akira o incontrare i personaggi di Mortal Kombat che scherzano con le Tartarughe Ninja.
Oasis è il paradiso dei nerd ed essendo il suo creatore fissato oltremodo con questa cultura, ha plasmato questa sorta di second life virtuale totalmente sulle figure che lo hanno accompagnato per tutta la vita.
Al momento della sua morte, Halliday dà il via a una massacrante “caccia al tesoro” all’interno del gioco, che cambia totalmente l’approccio delle persone. Attraverso diversi indizi, gli appassionati del suo lavoro e della pop culture devono trovare tre easter egg (delle citazioni nascoste), ognuno dei quali porta a una chiave (di rame, giada e cristallo), grazie cui poter diventare i proprietari di Oasis, dunque dell’azienda più importante del mondo. Il che vuol dire avere un potere e una ricchezza smisurati.
Proveranno a vincere l’ambito premio vari clan di gamers da tutto il pianeta, giocatori indipendenti come il nostro protagonista, Parzival, alter ego di Wade Owen Watts (Tye Sheridan) e una multinazionale, la IOI, guidata da Nolan Sorrento, ex collaboratore senza scrupoli di Hallyday (Ben Mendelshon, nuovamente nei panni del villain, dopo il Krennik di Rogue One). La lotta per il dominio su Oasis si svolgerà sia sul piano virtuale che materiale e ovviamente sarà assolutamente senza esclusione di colpi. Si parte subito alla grande con una corsa tra veicoli nerd talmente adrenalinica che sarà (quasi) impossibile riconoscere a prima vista tutte le citazioni…
Tutto il film è letteralmente intriso della magia di Spielberg. Al di là delle citazioni, dei riferimenti, dei vari easter egg disseminati sostanzialmente in tutte le scene, questo film ha l’impronta fortissima del regista di Cincinnati, che quando torna a cimentarsi con il fantastico dimostra di trovarsi perfettamente a casa sua, dov’è lui a dettare le regole di un gioco bellissimo.
Questo film è una lettera d’amore a quella cultura che lui stesso ha contribuito a creare, ma anche – e soprattutto – a un certo tipo di cinema, in grado ancora di stupire e lasciarti a bocca aperta per lo stupore, con gli occhi colmi di meraviglia.
Subito dopo la proiezione, con i ragazzi della redazione stavamo notando che tutto sommato si era persino limitato nelle autocitazioni… ma più ripenso alla parte “reale” di Ready Player One (ovvero quella in cui gli attori erano in carne e ossa), più mi convinco che è stato proprio lì che si è autocitato, realizzando un film perfettamente in stile Spielberghiano degli anni 80, riprendendo quel modo di vedere le cose, quel tipo di protagonisti proposti esattamente in quella maniera… insomma, un livello di citazione quasi metatestuale che porta il film a essere un nuovo classico del cinema.
Ovviamente c’è anche la morale, certo.
Ma c’è tanto intrattenimento, tanta passione, tanto divertimento.
In cuor mio, mi auguro che l’ondata di film revival finisca qui, con il suo apice. Abbiamo celebrato una grande epoca nerd, ora è arrivato il momento di guardare avanti e creare i miti di domani.
Parzival ci ha indicato la via.
Abbiamo parlato di:
3 Comments
Sam Simon
(6 Aprile 2018 - 09:21)C’è un sacco di intrattenimento, ci siamo divertiti molto a vederlo ‘sto Ready Player One!
https://vengonofuoridallefottutepareti.wordpress.com/2018/04/05/ready-player-one-divertentissimo/
Redazione MegaNerd
(6 Aprile 2018 - 15:35)Grandi! Che ne pensate di questa recensione?
Sam Simon
(6 Aprile 2018 - 16:55)Siamo d’accordo con voi sull’essenza spielberghiana del film (e si è autolimitato nelle autocitazioni volutamente, nel libro ci sono molte più cose riferite ai suoi film), nel bene e nel male è così. E ci siamo divertiti, come voi, proprio per tutti i rimandi alla cultura anni 80 di cui il film è pieno!