Amar(e)cord è il nuovo libro di Lidia Cestari e Antonella Liverano Moscoviti, edito da Renape presenta, un artbook che mette in mostra la carnalità femminile attraverso l’uso sia di illustrazioni che di parole. L’abbiamo letto per voi, ecco le nostre impressioni.
L’opera che andremo ad analizzare è piuttosto singolare, a metà tra un libro di testo e artbook, e il suo contenuto si affaccia preponderante nell’attuale contesto storico che ha visto esplodere la sessualità femminile in tutto il suo splendore forse dopo troppi anni di repressione, e dopo che molte dottrine erotiche si sono fatte strada fino a noi da paesi lontani, andando a valorizzare quello che potremmo definire il gioco del sesso.
Ecco, Amar(e)Cord – un gioco di parole che non ha bisogno di spiegazioni e che sembra pure richiamare felliniane suggestioni – esplora proprio l’arte dello Shibari (disciplina giapponese che consiste nel legare una persona in un contesto prettamente afrodisiaco), attraverso le illustrazioni di Lidia Cestari, accompagnata dalle eloquenti sensazioni che Antonella Liverano Moscoviti, sceneggiatrice anche di Samuel Stern, ha evocato su carta attraverso il suo verbo.
Le illustrazioni sono estremamente curate nella resa complessiva, le figure femminili risultano sempre sinuose e il tratteggio che le caratterizza quasi simboleggia la ruvidezza della pelle dopo il il trattamento con le funi. Ma soprattutto c’è una cura quasi maniacale nella gestione visiva degli intrecci delle corde, e di come queste si avviluppano sul corpo, cingendo sensualmente dita, seni e altre parti anatomiche.
Amar(e)cord – Un libro che non demonizza, ma esalta
Il testo valorizza ogni singolo disegno diventano tutt’uno in questo caso, sviluppando una sinergia simbiotica che si prefigge l’obiettivo di invitare il lettore (o la lettrice) ad un assaggio, quasi abbattendo la quarta parete, come se le due autrici si rivolgessero allo spettatore stesso.
Anzi, molte dei frammenti sono talmente ben scritti e trascinanti da risultare estremamente credibili. Io stesso ho chiesto ad Antonella Moscoviti quanto fossero reali le vicende raccontate. Quindi, per non alimentare eccessivamente i vostri istinti pruriginosi, per ammissione dell’autrice posso confermare che è tutto inventato dalla A alla Z. In merito alla scrittura di Antonella, c’è un passaggio che mi è piaciuto in particolare, e che ripropongo qui:
«Vieni più vicino. Voglio sentire il tuo respiro sulla mia pelle. Vieni ad ammirare l’opera che hai composto col mio corpo, a studiarne da vicino i dettagli come si fa coi quadri nei musei. Scopri cose di cui non ti eri accorto, come quel neo sul fianco, o la cicatrice sul ginocchio. Goditi le corde, i punti in cui si intrecciano alla pelle. come le avvolgono, la torcono, la stringono. Questa meraviglia appartiene tanto a te quanto a me, io sono pittore e tela allo stesso momento e sei pittore e spettatore».
Credo sia particolarmente esplicativo della natura stessa del progetto.
Paradossalmente è Lidia Cestari a parlare di sé attraverso quest’opera nelle illustrazioni che vediamo, e lo fa anche mediante una tormentata prefazione in cui spiega come lo Shibari sia stato per certi versi un balsamo alla malattia autoimmune che da tempo la affligge, purtroppo non partecipando attivamente a queste pratiche, a causa del suo male, quanto piuttosto ammirando i corpi sospesi, come cristallizzati nel tempo quasi a mo’ di natura morta.
L’artbook si conclude poi con una serie di poesie scritte sempre da Cestari, conturbanti allo stesso modo dei suoi disegni, e altrettanto profonde quanto gli scritti di Antonella, in cui diventa ancora più palese la riflessione che può esserci sul confine tra dolore e piacere, senza comprendere dove comincia uno e finisce l’altro, incarnando forse ciò che in effetti è proprio alla base del sesso, quella passione bruciante che avvolge i corpi che si perdono l’un nell’altro.
Ammetto che mi piacerebbe leggere più libri come Amar(e)Cord, che non demonizzano il sesso, non lo trattano come un tabù, ma che abbracciano le loro perversioni senza remore, consci del fatto che la sessualità fa parte della nostra natura, e che se ci sono dei demoni legati ad essa, forse è bene farci amicizia per non esserne divorati.