Presentato in occasione di Lucca Comics & Games, è arrivato in edicola e in fumetteria lo scorso 2 novembre. MegaNerd ha letto per voi il nuovo mensile dedicato agli anime e al fumetto giapponese di Sprea Editori: ecco com’è il primo numero di Anime Cult
Quando una nuova testata di settore arriva in edicola è sempre una festa, sia per gli addetti ai lavori che per tutti gli appassionati. In questo caso, vedere di nuovo sugli scaffali Jeeg Robot e Goldrake in copertina non può che far piacere. Non soltanto a chi quegli anni li ha vissuti, ma anche a tutti coloro che hanno scoperto Actarus & C decenni dopo. Con la consapevolezza che a loro si deve l’arrivo dei manga e degli anime nel nostro Paese.
Ma com’è la nuova rivista dedicata alla Golden Age italiana del fumetto e dell’animazione del Sol Levante?
Anime Cult #1 è un brossurato di grande formato (21×28,5), a colori, di 114 pagine. La copertina è con serigrafia lucida, le pagine in carta usomano (non patinata).
Il primo numero si apre con un appassionato editoriale di Alessandro Agnoli, CEO di Sprea Editori. Dalle sue parole traspare tutto il suo amore e l’entusiasmo per i manga e gli anime degli anni ’80 e ’90.
Il magazine prosegue con un approfondimento che ci racconta la prima ondata di cartoni animati giapponesi, giunti in Italia sul finire degli anni ’70. Con Atlas Ufo Robot ad aprire le danze. Un’invasione che, a dispetto di un successo di pubblico che segnerà la strada alla letteratura a fumetti giapponese nel nostro Paese, ha avuto non pochi problemi. Perché tacciata di violenza, oscenità è altre amenità che, oggi, fanno sorridere ma che allora causò vere e proprie ondate di protesta. Le quali, fortunatamente, si risolsero in un nulla di fatto.
Ma il pezzo forte del primo numero è lo speciale Go Nagai, il papà di Devilman e dei mecha più famosi di sempre. Speciale in cui spicca l’intervista inedita all’autore giapponese. In realtà non è un’intervista recente. Risale infatti al 2007, ma è inedita in quanto l’autore, Luca Raffaelli, ci racconta che solo una parte fu a suo tempo pubblicata. Oggi, quindi, abbiamo la possibilità di leggerla integralmente.
Le pagine scorrono poi tra interviste a Luca Raffaelli stesso, Fabrizio Mazzotta, Midori Yamane e altri articoli tra cui quello sulla storia del manga in Italia, con le prime pubblicazioni della Granata Press. I giocattoli ispirati ai beniamini made in Japan degli anni ’80 (oggi costosissimi oggetti da collezione). Un interessante approfondimento sui primi ecchi, i manga erotici.
Le ultime pagine sono invece dedicate a brevissime recensioni di anime – disponibili sulle varie piattaforme di streaming o in Home Video – e manga attualmente in pubblicazione.
Questo primo numero, per quel che mi riguarda, è promosso. Un piacevole tuffo nel passato, certo, ma arricchito da articoli avvincenti e interessanti, che disegnano un quadro preciso degli anni che hanno trasformato la pop culture del nostro Paese. Anni in cui in TV non si andava oltre ai cartoni animati di Hanna e Barbera o ai Looney Tunes, mentre in edicola dominavano Topolino e (con alterne vicende editoriali) i supereroi americani.
La cosa che forse ho trovato poco utile, sono le pagine finali con le recensioni di manga e anime in stile GuidaTV.
Il lettore tipo è sia chi ha oramai pochi capelli in testa – la generazione cresciuta a pane e Mazinga. Ma anche le successive, che hanno visto l’arrivo di Ken il Guerriero e, poi, di Dragonball.
Ma non dispiacerà ai giovanissimi appassionati, che vogliono sapere cosa c’era prima di One Piece e My Hero Academia.
Vedremo quali argomenti la redazione di Anime Cult sarà in grado di tirare fuori dalla macchina del tempo, per riempire le pagine dei prossimi numeri della rivista.
Intanto godiamoci questo numero uno, adesso in edicola e in fumetteria a 6,90 euro.