Abbiamo visto in anteprima Aquaman e il Regno Perduto, secondo film dedicato al Re di Atlantide interpretato da Jason Momoa, che porta a conclusione il percorso del suo personaggio. Con questo film si chiude definitivamente l’era del DC Extended Universe inizialmente ideato da Zack Snyder
E così, film dopo film, siamo arrivati alla fine. Di questa saga di Aquaman nello specifico, ma anche di quell’universo DC cinematografico che aveva ideato 10 anni fa Zack Snyder. Inutile ora ripercorrere tutta la storia, se siete qui la conoscete bene: nato in un modo, questo filone narrativo ha subito vari scossoni, allontanandolo dall’idea iniziale e traformandolo a volte in una copia del Marvel Cinematic Universe, altre volte in un qualcosa che non era né carne, né pesce. Un vero peccato, viste le infinite possibilità narrative che offrono i personaggi DC.
Aquaman, tuttavia, aveva convinto sin dalla sua primissima apparizione, avvenuta in Batman v Superman: Dawn of Justice. L’interpretazione data da Jason Momoa aveva convinto anche i fan dei fumetti, nonostante questa versione dell’eroe fosse distante anni luce da quella cui erano abituati. Eppure, quell’aria strafottente e decisamente rock aveva conquistato tutti: non è un caso che il suo primo (riuscitissimo) film fosse stato l’unico – tra tutti i film targati DC – a tagliare il traguardo del miliardo di dollari incassato in tutto il mondo. James Wan aveva portato sugli schermi una storia semplice, ma d’impatto, costruita totalmente attorno al suo carismatico protagonista, regalandoci un personaggio compiuto e convincente. Speravamo potesse essere quello un nuovo punto d’inizio per questo travagliato universo, ma purtroppo così non è stato.
Da quel primo film sono passati quasi 5 anni, di acqua sotto i ponti ne è passata tantissima e ora ci ritroviamo con un sequel che a causa della troppa distanza dal primo film e dei mille problemi che hanno travolto Warner Bros. (cambi di società e dirigenze, fusioni, la nascita dei DC Studios di James Gunn), non ha generato quell’hype che ci si sarebbe aspettato.
Lo spirito però è proprio quello lì. Quello che abbiamo visto nel primo film, a gennaio 2019. La storia riprende esattamente da dove si era interrotta, senza considerare altro. Arthur Curry è cresciuto: ora si è sposato con la sua Mera (intepretata da Amber Heard), è diventato papà e ha un nuovo lavoro: fare il Re di Atlantide. Una cosa che sembrava fichissima, prima di scoprire che in realtà è tremendamente noiosa. Il nostro eroe dunque si divide equamente tra i due mondi: quella di leader di un popolo che – letteralmente – vorrebbe avere un posto al sole, magari invadendo la terraferma; e quella di uomo famliare. Nel mezzo, le sue missioni come supereroe. Insomma, non una vita semplicissima, anzi totalmente agli antipodi rispetto a quella che aveva all’inizio del primo film. Ora Arthur deve confrontarsi con la vita adulta, pensare da Re, padre e supereroe. In qualche modo cerca di far collimare tutto, ovviamente mantenendo il suo stile e il suo modo di fare sopra le righe, impulsivo e in qualche misura anarchico (che è un controsenso per un sovrano, ma effettivamente è proprio così).
Insomma, tutto sembra procedere alla grande nella sua vita, ma ovviamente non poteva mancare una minaccia misteriosa pronta a destarsi dopo secoli per mettere a ferro e fuoco il nostro mondo.
Black Manta (che anche in questo secondo film è interpretato da Yahyah Adbul-Mateen II), ancora furioso per la morte di suo padre, decide di distruggere il Regno di Atlantide servendosi di un antico artefatto che gli dona un potere straordinario, connettendolo a un antico e corrotto passato pronto a travolgere il presente come un’onda e distruggere la vita così come la conosciamo, terrestre o aquatica che sia.
Per fermare questa minaccia, il nostro eroe si trova sostanzialmente costretto a chiedere l’aiuto di Orm (Patrick Wilson), il suo amato/odiato fratello che nel precedente episodio cinematografico, nei panni del perfido Ocean Master aveva usurpato il trono di Atlantide che spettava ad Arthur. Da qui in avanti, Aquaman e il Regno Perduto diventa una vera e propria buddy comedy, con tempi comici perfetti alternati a grandi scene d’azione. Non manca ovviamente il lato ambientalista, che stavolta non riguarda solo la salute degli oceani, ma il cambiamento climatico con le sue pericolose derive: il surriscaldamento globale è una minaccia al pari di quella di un super villain, così come lo scioglimenti dei ghiacciai, pericoloso per i mari quanto per la superficie. Insomma, si scherza, ma senza perdere d’occhio i grandi temi di attualità, che con un personaggio come Aquaman possono (e devono) essere affrontati anche in un cinecomic.
Il rapporto tra l’eroe e quello che un tempo era il suo principale antagonista funziona alla grande e tiene in piedi un film dalla trama tutto sommato semplice. Non ci sono colpi di scena particolari o plot twist che ci faranno saltare dalla sedia, però tutto fila in modo coerente e soprattutto divertente: ecco, il merito di questo film è proprio che non gioca a fare il blockbuster con qualche battutina infilata a forza, ma è dichiaratamente una commedia d’azione, sullo stile di quelle che andavano in voga negli anni 80 e 90. Ovviamente mutuata con il linguaggio di oggi e con la grammatica supereroistica, ma sono sicuro che avete capito cosa intendo.
Non mancano i momenti più seri, così come quelli che portano lo spettatore a riflettere su alcuni argomenti (la famiglia, su tutti, in ogni sua forma e con tutte le responsabilità che comporta, oltre al “diventare grandi”, affrontare problemi che non credevi nemmeno fossero tali) e tutto appare bilanciato nella maniera migliore possibile.
Il difetto del film – che ovviamente è tutto tranne che perfetto – è probabilmente nel ritmo del racconto. Sicuramente è un qualcosa di voluto e ricercato dal regista, ma mentre nel primo film il ritmo era piuttosto sostenuto dall’inizio alla fine, questo sequel appare quasi a due velocità: a volte si corre, a volte si frena, poi si riparte, poi si rallenta un’altra volta. Non lo so, mi ha lasciato un po’ confuso.
Atlantide è sempre bellissima, anche se si vede meno di quanto vorrei. Capisco la necessità di far vedere l’eroe in un contesto più “terreno”, però anche esplorare un po’ di più il suo regno non sarebbe stato male. Ottimi, davvero ottimi i combattimenti: se all’inizio sono divertenti, durante il prosieguo del film sono sempre più coinvolgenti, sino ad arrivare all’ultimo, epico scontro contro la minaccia proveniente da un mondo sommerso, corrotto e ormai andato in rovina.
Chissà se c’è un sottotesto meta-narrativo. Mentre guardavo il film immaginavo potesse essere un velato riferimento proprio al DCEU, che conquesta pellicola cala il sipario… ed effettivamente poteva essere un regno incredibile, che successivamente è stato in qualche modo corrotto da una gestione scellerata e ormai caduto in rovina, sommerso da ondate di mala gestione.
Aquaman non è solo un grande eroe, ma un Re dal cuore d’oro. Un sovrano che può davvero cambiare la storia di Atlantide e nel farlo – forse – anche migliorare quella del mondo di superficie.
Non vuole alzare muri tra le due cività, ma costruire ponti. Questo lo dice in modo esplicito e per tutto il film fa proprio questo: cercare di abbattere le difficoltà per unire: la sua famiglia, il suo popolo, il mondo intero. Ecco, forse quest’ultima cosa è la più difficile, ma ci proverà, potete scommetterci quello che volete.
Arriva un’ultima onda, quella più grande, quella che aspettavamo. Quella che spazzerà tutto e porterà via il DCEU, consegnandolo ai nostri ricordi e alle nostre discussioni nerd-cinefile. Parleremo di questo periodo, qualcuno con nostalgia, molti altri meno. Ricorderemo quando nel 2013 è iniziato tutto con il volo di un Uomo d’Acciaio ed è finito con un Re che sorge dalle acque.
Per costruire un ponte, magari verso un nuovo Universo, verso un futuro che chissà dove ci porterà. Ma che ci consentirà anche di guardare indietro, ogni tanto.
Per non scordarci di quel che è stato, degli errori e delle cose buone. Degli eroi e dei Re.
Ci sarà una nuova marea, ma questa, almeno noi, non la dimenticheremo.
Aquaman e il Regno Perduto
Jason Momoa: Arthur Curry / Aquaman
Patrick Wilson: Orm Marius / Ocean Master
Yahya Abdul-Mateen II: David Kane / Black Manta
Dolph Lundgren: re Nereus
Temuera Morrison: Tom Curry
Nicole Kidman: regina Atlanna
Jani Zhao: Stingray
Vincent Regan: Atlan
Amber Heard: Mera
Randall Park: dott. Stephen Shin
Pilou Asbæk:
Indya Moore: Karshon