Abbiamo letto in anteprima l’attesissimo Avengers: Twilight #1, di Chip Zdarsky e Daniel Acuna, uscito negli USA da pochi giorni. In attesa dell’edizione italiana, ecco la recensione di MegaNerd
In questo gennaio 2024, Marvel ha deciso di regalare ai suoi lettori novità a fumetti scritte da grandi autori (e finalmente, ci verrebbe da dire). Dopo l’ottimo esordio del 10 gennaio di Ultimate Spider-Man #1 di Jonathan Hickman e Marco Checchetto (qui la nostra recensione in anteprima), è uscito negli USA un altro attesissimo albo: Avengers: Twilight #1 di Chip Zdarsky e Daniel Acunà.
Per Zdarsky, dopo l’ottimo lavoro fatto in casa Marvel principalmente su due ‘urban heroes’ come Spider-Man e Daredevil, è la prima volta come scrittore di un progetto sugli Avengers. Acunà, invece, è un veterano dei Vendicatori avendo, per anni, disegnato Uncanny Avengers al fianco di Rick Remender, ma anche altre testate dedicate ad eroi vendicativi come Captain America e Black Panther.
Visti gli autori impiegati, c’era un alone di mistero (ma anche di curiosità), intorno a questo progetto della Casa delle Idee, annunciato per la prima volta l’anno scorso al New York Comic-Con dall‘Editor-in-Chief, C.B. Cebulski.
Sino a poco prima dell’uscita, di Avengers: Twilight#1 non si sapeva molto, se non che si trattava di una miniserie in sei numeri, ambientata in un futuro prossimo dell’Universo classico Marvel e con protagonista principale un anziano Steve Rogers.
Noi di MegaNerd abbiamo letto il primo numero (di sei) in contemporanea con gli Stati Uniti in modo da darvi il nostro parere sull’inizio di questa miniserie. Quindi è doveroso dirvi che, d’ora in poi, ci saranno diversi SPOILER VENDICATIVI in quanto Avengers: Twilight#1 NON è ancora uscito in Italia.
Il Futuro (im)perfetto di Capitan America
Steve Rogers per tutta la vita ha indossato i panni dell’eroe Capitan America. Un simbolo di propaganda, libertà e democrazia, ma soprattutto l’incarnazione dell’idea di giustizia e del sogno americano puro in cui Steve, però, ha sempre creduto.
Ma ora colui che fu Capitan America, è un uomo anziano, privo del potere del Super Soldato e stanco. Il futuro in cui vive non è esattamente come se lo aspettava. I ‘suoi’ Avengers non esistono più.
Ma il mondo va avanti ed, anzi, l’America in cui vive l’ex Cap è una società che sembra avere raggiunto un’utopica condizione di prosperità e libertà per cui tanto si è battuto in passato Steve. Almeno così pare (ma l’apparenza spesso inganna….).
Oltre a essere un uomo esausto, Rogers è eroe svuotato dei suoi ideali e della sua determinazione, rassegnato al mondo che lo circonda nonostante i suoi vecchi colleghi e amici Luke Cage e Matt Murdock facciano di tutto per ricordargli il simbolo che era e lo spronino a fare ancora la differenza, in maniera diversa ovviamente. Ma oramai è rimasto un involucro vuoto di quello che era l’eroe e simbolo dell’America… cosa ha ridotto così Cap?
Tutto riconduce al famoso H-Day (Hero Day) dove gran parte degli Avengers hanno perso la vita, compresi Iron Man e Wasp/Janet Van Dyne.
L’impero tecnologico di Stark è passato al figlio di Tony e Janet, James Stark C.E.O. delle Stark Technology, giovane talentuoso come il padre ma di ideologie differenti sulla gestione degli affari e sulla figura e l’utilità dei supereroi al mondo. È uno degli ideatori di questo nuovo ordine fatto di agenti che indossano armature simili a quella di Iron Man e che tengono pulite le strade dalla criminalità. Spesso, però, gli agenti adottano mezzi non convenzionali contro chiunque evada il rigido sistema, anche se non è assimilabile propriamente a un criminale. Capite che, se per mantenere l’ordine è necessaria quella che appare più una milizia paramilitare simile alle SS naziste, la cosa non può andare giù al vecchio Rogers, che però non può fare molto nelle condizioni in cui versa! Per fortuna qualcuno crede ancora in lui e gli darà l’opportunità di tornare a essere il Vendicatore a stelle e strisce di un tempo. Ah! Il giovane (e spavaldo) rampollo Stark nasconde qualcosa… e non pare nulla di buono.
Ritorno del Cap Oscuro o storia Marvel in salsa Orwelliana?
C’è già chi paragona Avengers: Twilight alla versione Marvel de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, con protagonista Capitan America. Nonostante qualche spunto che Chip Zdarsky può avere preso da una delle opere più importanti di Batman, Twilight è un fumetto che parla di un futuro all’apparenza perfetto dove tutto sembra funzionare, ma è solo scavando a fondo che viene svelato il marcio e il regime totalitario che nasconde il mondo in cui vive Steve Rogers. Il vecchio Cap, si muove in una società Orwelliana dove le milizie con le armature di Iron Man ricordano la Psicopolizia del romanzo di George Orwell 1984, uno dei capolavori della letteratura del ‘900.
Di Zdarsky possiamo dire che è un grande scrittore, ma l’originalità non è sempre il suo forte; come ha già fatto (e sta facendo tutt’ora), quando scrive i supereroi, lo scrittore attinge spesso da opere del passato, prediligendo quasi l’usato sicuro alla creatività. E se alcuni elementi di Avengers: Twilight sono stati presi dalla letteratura, altri sono stati presi direttamente da storie del passato della Casa delle Idee. Il famoso H-Day che viene citato e ricordato da Steve attraverso flashback, ha riportato alla mente l’incidente di Nitro che ha causato la Civil War di Mark Millar e Steve McNiven. Così come anche il dibattito tra il vecchio Steve e il giovane Stark che si vede a un certo punto dell’albo, ricorda lo scontro di opinioni (e non solo) tra Cap e Iron Man visto sempre all’interno della prima guerra civile supereroistica.
Detto ciò, Zdarsky è un eccellente sceneggiatore e riesce a tessere un’ottima trama supereroistica, dalle tinte fanta-politiche, rimanendo nell’ambiente che più lo esalta come quello urbano, e mettendo al centro della vicenda una versione di Cap inedita e sicuramente affascinante da esplorare. Perché uno dei punti di forza delle storie, anche se a volte peccano di originalità, di Zdarsky è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi: il Cap di Twilight, il cui aspetto ricorda il Robert Redford di Captain America: The Winter Soldier, è un personaggio tutto da esplorare e che si scontra, inizialmente, con la figura che il lettore conosce del tradizionale supereroe a stelle e strisce, che solo a poco a poco riemerge. Ottimo anche il lavoro sui personaggi inediti che hanno quell’appeal giusto da risultare intriganti (su tutti James Stark: sarà villain o alleato?).
Affascinante il concetto dei supereroi che con l’invecchiamento, subiscono una perdita o mutazione dei loro poteri e che speriamo venga approfondita nei prossimi capitoli di Twilight, magari introducendo qualche altro vecchio alleato di Cap.
Ultimo passaggio sulle matite di Acunà, semplicemente maestose e completamente immersive. Il suo stile abbraccia completamente le idee di Zdarsky e ci regala grandi pagine di fumetto supereroistico dove i colori sono dosati in maniera impeccabile a seconda della scena e del contesto che vuole essere rappresentato. Una grandissima prova di maturità per il disegnatore spagnolo.
Conclusioni
Avengers: Twilight è una serie che ci vuole ricordare una cosa: una volta Avenger, per sempre Avenger! La storia è coinvolgente e affascinante, ha un protagonista carismatico presentato sotto una luce nuova e diversa e si prospetta senza ombra di dubbio una delle serie di punta della Casa delle Idee del 2024.
Vedi, cara Marvel? Quando scegli autori di livello, difficilmente sbagli e Avengers: Twilight ne è l’ennesimo buon esempio.