Sei capitoli ricchi di azione e di violenza costituiscono la miniserie heist di Tom King e David Marquez: un po’ “Rapina a mano armata”, un po’ “Pulp Fiction”, ecco com’è “Batman: Killing Time“
Tom King è senza dubbio uno degli sceneggiatori di fumetti di supereroi più talentuosi e prolifici dell’ultimo decennio. Dopo la lunga e travagliata run regolare di Batman del periodo Rinascita (qui le recensioni delle raccolte in volume), l’autore si è riaffacciato a Gotham City con “Batman/Catwoman” e lo speciale antologico “Batman: Una Brutta Giornata – L’Enigmista” (ne abbiamo parlato qui e qui). Insomma, il legame tra Tom King e il Cavaliere Oscuro è lungi dall’essere reciso.
Ecco, allora, l’ultima fatica in sei parti disegnata da un bravissimo David Marquez: “Batman: Killing Time“. La miniserie è ambientata nei primi anni di attività del Cavaliere Oscuro e riunisce un cast di villain piuttosto classici: l’Enigmista, Catwoman, Killer Croc, il Pinguino. Il parterre di cattivi ha ideato un piano perfetto per compiere la rapina perfetta: ogni mossa è calcolata al millesimo di secondo ed ognuno ha un ruolo particolare.
Killer Croc entra in una banca per rapinarla: ha bisogno di soldi. Per operarsi, togliersi le scaglie e riacquisire non solo un aspetto umano, ma anche l’amore di Vera Angleton. Batman interviene ed ingaggia un fragoroso scontro con il criminale. Ma è un diversivo per il vero colpo: quello perpetrato contemporaneamente dall’Enigmista alla Gotham United Bank: Nygma deve accedere ad un piano esclusivo della banca per recuperare il bottino quindi Catwoman tiene in ostaggio la moglie del direttore. Il Pinguino è, intanto, rimasto nell’ombra finanziando l’operato. Tutto va a buon fine, al millesimo di secondo.
Ma dobbiamo tenere a mente che parliamo di Gotham e dei suoi criminali, tra i più pericolosi e spietati dei fumetti: l’ambizione personale non sarà affatto messa da parte, sacrificata per la riuscita del piano. Il doppiogioco, il tradimento è dietro l’angolo e non tarda a concretizzarsi. L’Enigmista e Catwoman affrontano ben presto il Pinguino per portare avanti la compravendita del preziosissimo, quanto contenuto, bottino: come Vincent Vega e Jules Winnifield nel cult di Tarantino, i due criminali trasportano questa scrigno dall’altissimo valore pur non comprendendone, forse appieno, l’autentica importanza.
Perché anche Batman, una figura ancora indecifrabile agli occhi della polizia che dei criminali, sembra essere particolarmente interessato all’oggetto rubato? Per quale – reale – il piano orchestrato dai criminali di Gotham è così complesso?
Batman: Killing Time assume fin dalle prime battute un riconoscibile carattere “heist” o “caper“: al centro della narrazione c’è la rapina, il grande colpo da portare a termine tra peripezie ed adrenalina pulsante. Qui il significato è più ampio poiché la rapina vera e propria si compie già nel primo capitolo mentre la strada per portare a termine la trattativa dell’Enigmista ed un misterioso compratore si fa via via più pericolosa.
Siamo a Gotham – con qualche interessante spostamento negli Stati Uniti – e nessun criminale può lasciarsi sopraffare dall’altro. Il Pinguino, quindi, decide di reagire al tradimento; l’Enigmista prova a guadagnare i soldi che gli erano stati promessi. Tutto calcolato al millesimo di secondo. Il tempo è, infatti, una prerogativa imprescindibile di questa miniserie: Tom King ripropone la sua peculiare narrazione su più piani temporali, estremizzandola in una maniera compulsiva, quasi claustrofobica.
Le indicazioni di luoghi e tempi sono date in maniera estremamente precisa creando e riproponendo un certo grado di tensione che è il fil rouge di Killing Time: così come i protagonisti – tutti sullo stesso piano: l’Enigmista, Batman, Catwoman – devono guardarsi le spalle da uno o l’altro, così il lettore può ritrovarsi sorpreso o scioccato dal giropagina successivo. Scontri fisici violentissimi, mordaci scambi di battute, caratterizzate dalla verbosità lirica di Tom King, personificata dal personaggio ex novo de L’Aiuto, rendono Killing Time una godibilissima storia action, dalle fortissime tinte gangster/thriller.
Sono, poi, proprio i villain quelli ad avere la miglior caratterizzazione – così da inquadrare, se possibile, la miniserie nel genere heist: ognuno di loro ha modo di mettersi in mostra, svolgendo il proprio ruolo all’interno del piano e/o prendendo in mano le redini della situazione anche al costo di tradire il proprio alleato. Così la scaltrezza di Catwoman si scontro con la deduzione gelida dell’Enigmista; la forza di un giovane Batman trova pan per i propri pugni con lo stile raffinato ed elegante de L’Aiuto.
Tom King sceglie di ambientare Killing Time all’inizio della carriera di Batman come vigliante di Gotham: l’ambientazione permette all’autore di inserire nella trama elementi e personaggi nuovi per mandare avanti la macchina narrativa senza intoppi. Non parliamo di retcon e rimaneggiamenti della continuity ma, piuttosto, di un’opportunità creativa che permetta di inserire elementi funzionali alla trama. Ecco che, allora, il violento personaggio de l’Aiuto riesce in questo intento, così come trovano giustificazione i modi non del tutto efficienti di un ancora acerbo Batman.
Alle tavole, David Marquez dona tanta dinamicità grafica, esaltando l’azione e la tragedia che impregnano tutta la miniserie: esplosive e muscolari, le tavole hanno un’impostazione cinematografica, sempre pensate per regalare un effetto di spettacolarità agli occhi del lettore.
Il piano orchestrato dalla vera mente dietro Killing Time fa sì che Batman e Bruce Wayne si trovino a fare i conti con vicende legate al passato come uomo e come proto-Crociato. L’origine e la storia del misterioso artefatto, intrisa della tragedia greca “Le Baccanti” di Euripide, si legano a doppia mandata alla formazione del Cavaliere Oscuro. Una storia che, in Killing Time, deve ancora essere scritta ed avrà tutto il tempo per essere realizzata.