Nuovo appuntamento con la serie antologica “Batman: Una Brutta Giornata“. Protagonista del nuovo capitolo è Catwoman: la Felina Fatale è impegnata nel recupero – leggete anche “furto” – di un oggetto legato al proprio passato. Con movimenti furtivi ed artigli sguainati, Selina rifletterà sulla propria condizione di ladra ed anti-eroina
Selina Kyle è senza dubbio uno dei villain – e contemporaneamente – anti-eroe più affascinante ed amato dei fumetti. La sua scaltrezza, la sua furbizia, la sua eleganza nel combattimento e il fascino che esercita su Bruce Wayne (e il suo alter ego su Batman) la rendono un personaggio a cui è impossibile non affezionarsi. Certo, ha causato non pochi grattacapi alla polizia di Gotham e allo stesso Cavaliere Oscuro e, nel nuovo capitolo della serie antologica “Una Brutta Giornata“, non si lascia pregare per portare a termine l’ennesimo furto.
Nell’albo one-shot, G. Willow Wilson (che ha condotto il secondo ciclo di storie di Ms. Marvel e scritto la serie regolare di Wonder Woman) dà a Selina il doppio ruolo di protagonista e narratrice, permettendole di rivolgersi direttamente ai lettori. Il piano della ladra è quello di recuperare una spilla appartenuta a sua madre e a sua nonna prima di lei e passo passo commenta le proprie azioni, espone le proprie riflessioni non soltanto sulla propria “missione” ma su tutte le circostanze e la storia che l’hanno riportata sulle tracce del gioiello.
Quando, anni prima, la madre di Selina si è ritrovata alle strette, ha dovuto vendere la spilla per pagare una sola mensilità dell’affitto: da quel momento, l’uccellino è scomparso dalla vista e dalla vita della giovane ragazza. Almeno fino a quando non viene messo all’asta: l’occasione è troppo ghiotta per non approfittarne e Catwoman si butta subito nella mischia. Il richiamo degli affetti è troppo potente, l’oggetto troppo prezioso e dal forte carattere simbolico per non recuperarlo.
Ma la storia che lega Selina e la spilla è impervia, triste e segnata dalle rinunce: anche il furto si tinge di lacrime quando un’espertissima donna anziana sembra conoscere alla perfezione il significato intriso nel pezzo d’asta e le sue parole, sull’importanza che hanno per noi gli oggetti a fronte del loro più oggettivo valore economico, affondano un coltello di emozioni nel cuore della giovane ladra.
Una volta recuperata la spilla, Selina decide di farla valutare nuovamente – soprattutto dopo l’ingente somma con cui stava per essere aggiudicata durante l’asta. Ancora una volta, però, quasi a chiudere un malinconico cerchio, la notizia non è delle migliori: il pezzo è di poco valore, niente che possa davvero arricchire il suo proprietario.
La trama imbastita da G. Willow Wilson è molto lineare e non perde mai davvero il focus. Catwoman diventa paladina delle insofferenze e delle ingiustizie subìte dai più deboli e – molto spesso di pari passo – i più poveri della società: soprattutto per il proprio coinvolgimento personale, più delle altre storie di questa serie antologica (trovate tutte le recensioni qui), Catwoman emerge come una “pura” anti-eroina. Il proposito per cui perpetra il furto è certamente egoistico eppure nostalgico e mestamente sentimentale. La spilla è troppo importante per Selina perché il gesto di sua madre ha messo fine ad un’infanzia disincantata per aprirle gli occhi sul mondo che la circonda.
Selina diventa esponente del sentimento sociale “Hate the Rich”, che sottolinea la disparità tra le classi economicamente abbienti e quelle meno economicamente dotate; la spregiudicatezza del capitalismo qui si manifesta nel valore farlocco ed influenzato dagli occhi di chi deve giudicarlo della spilla: duecento dollari o duecento-mila dollari? Selina ha tra le mani un prezioso o una paccottiglia? Qual è il valore dell’oggetto per il quale Catwoman si è messa in gioco, affrontando anche Batman? È un reale valore economico o, soprattutto, un’illusione affettiva?
Il team creativo ci regala una bella storia dal carattere heist, impregnata da un coinvolgimento personale che definisce la dimensione più autentica del racconto: la scelta di rendere Selina narratrice degli eventi la mette a nudo agli occhi del lettore, indorando un po’ la pillola sulle azioni che sta effettivamente compiendo. Eppure quando i sentimenti personali, i ricordi legati ai traumi e alle ingiustizie, tutti diventiamo forse un po’ più tolleranti. Soprattutto quando abbiamo di fronte un personaggio da sempre grigio e borderline come Catwoman. La Felina Fatale è un personaggio che si autodetermina nella propria dimensione privata e “in costume”, magnetica nei suoi movimenti e anche nei momenti di humor tagliente e grrrrraffiante.
Alle tavole, Jamie McKelvie ci regala molta dinamicità con un’impostazione volta a non rallentare l’incalzante ritmo dell’azione. Le matite dell’artista tratteggiano una Selina muscolare ed elegante che, pagina dopo pagina, acquisisce un più profondo spessore emotivo. Probabilmente, rispetto alle altre storie di villain, qui ci troviamo nella situazione di “perdonare” la protagonista che è spinta sì dallo spirito di vendetta, da una rabbia ferina verso un sistema che identifica come il vero nemico ma agisce soprattutto per rimettersi in pace con sé stessa, con sua madre e sua sorella.
La “Brutta Giornata” della piccola Selina è triste e compassionevole: perciò, di fronte alle sue gesta, questa “rapina” diventa più che altro un “recupero”. Chiudiamo un occhio, pensando che anche in questo modo, un po’ di giustizia nel mondo è stata portata.